A undici anni perde il padre, l’artigiano Cristoforo Grande. Più tardi ne segue le orme, andando a imparare il mestiere di tessitore nella vicina Siviglia. Sui 17 anni ritorna a Carmona, avvia un commercio di tessuti, ma due anni dopo è già diventato un altro. Non veste più il buon panno di cui è intenditore: lo vedono girare col saio di penitente. E non si presenta più come Giovanni Grande Román (con i cognomi del padre e della madre, secondo l’uso spagnolo). Vuole essere chiamato “Giovanni Peccatore”. Accoglie in casa due vecchi coniugi abbandonati. Chiede anche l’elemosina, per mantenerli, dà tutto sé stesso. E questi due infelici col loro soffrire gli danno un’idea. L’idea della sua vita. L’idea lo spinge, verso i vent’anni, da Carmona a Jerez de la Frontera (così chiamata perché era un centro fortificato dei sovrani di Castiglia sul confine del regno arabo di Granada). Anche qui va in giro per le strade a chiedere. Ma soprattutto a spiegare: di strada in strada e di anno in anno, sensibilizza la gente su due situazioni inique di sofferenza: quella dei convalescenti di cui gli ospedali si liberano alla svelta, dichiarandoli guariti; e quella dei cosiddetti incurabili, abbandonati dalle “strutture” del tempo. In queste sue campagne di informazionee di denuncia gli danno aiuto i Francescani di Jerez. “Giovanni Peccatore” scuote molte coscienze e ottiene aiuti per una prima infermeria, destinata a tutti quelli che gli ospedali respingono. Non ha ancora trent’anni e ormai in Jerez è un’autorità, che aiuta e orienta i governanti locali. Nelle emergenze sanitarie si ricorre a lui, e quando chiede sostegno per la sua attività la risposta è positiva. Anche perché tutti vedono, per esempio, come funziona la sua infermeria per i “malvisti”: e sono pronti ad aiutarlo quando decide di trasformarla in un vero e completo ospedale, da lui dedicato alla Madonna, col titolo di Nostra Signora della Candelora.
Si arriva al 1574. Giovanni Grande ha 30 anni. Un singolo e semplice laico, che qualcosa ha costruito anche per la fiducia personale che ispira; è lui che ascoltano e che aiutano. Ma ora pensa al dopo. Alla stabilità di quello che ha già potuto creare. E a questo punto scopre che un altro semplice laico ha lavorato come lui per i malati e ha messo insieme un gruppo di altri laici, che dopo la sua morte si sono costituiti in congregazione religiosa. Quest’altro laico, di origine portoghese, è conosciutissimo in Spagna col nome di Giovanni di Dio (1495-1550). E altrettanto conosciuti sono i membri della sua congregazione, col nome popolare di “Fatebenefratelli”.
Giovanni Grande li incontra a Granada, nello stesso anno 1574. E decide di unirsi a loro, introducendo nel suo ospedale i precetti e le norme che essi seguono. E così avviene per gli ospedali da lui fondati nelle città dell’Andalusia, tutti pilotati dal comandamento dell’accoglienza per i rifiutati di ogni condizione: incurabili, detenuti, prostitute, e anche gli espulsi dall’esercito reale di Filippo II. Nel 1600 scoppia a Jerez una violenta epidemia di peste.
Giovanni organizza l’assistenza, e va a farla di persona nelle strade e nelle case, finché la peste colpisce anche lui, che ne muore con tanti altri, a 56 anni. Nel 1986 papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato santo. Custodisce i suoi resti il santuario a lui dedicato, nell’ospedale dei Fatebenefratelli di Jerez.
Autore: Domenico Agasso
Giovanni Grande Román nasce a Carmona presso Siviglia in Spagna il 6 marzo 1546 da Cristoforo Grande e Isabella Román, una famiglia profondamente cristiana, e viene battezzato dal parroco Andrés Muñoz. Suo padre, che di professione fa l'artigiano, muore, quando Giovanni ha 11 anni.
Riceve un'accurata istruzione cristiana, prima in seno alla famiglia, poi, dall'età di sette fino a dodici anni, come " fanciullo del coro " nella sua parrocchia.
Perfeziona la sua formazione umana e professionale apprendendo l'arte della tessitura a Siviglia. A 17 anni torna a Carmona e si dedica al commercio di tessuti. Ma ben presto la sua professione gli provoca una profonda crisi spirituale.
Opzione per Dio
Lascia la sua famiglia e si ritira nell'eremo di Santa Olalla a Marchena, un paese vicino a Carmona, dove per un anno conduce una vita eremitica di preghiera per conoscere la sua vera vocazione. Si sveste degli abiti secolari, indossa un ruvido saio e decide di dedicarsi totalmente a Dio. Rinuncia al matrimonio e adotta l'appellativo " Giovanni Peccatore " come soprannome.
Nello stesso tempo si prende cura di un'anziana coppia di coniugi completamente abbandonati a se stessi: li conduce nella sua abitazione e provvede alle loro necessità chiedendo l'elemosina. In questo modo intuisce che la sua nuova vocazione è il servizio ai poveri e ai bisognosi.
Opzione definitiva per i poveri
A soli 19 anni, Giovanni Peccatore si trasferisce nella città di Jerez de la Frontera, presso Cadice, dove inizia una nuova vita prendendosi cura dei detenuti del Carcere Reale e di malati convalescenti e incurabili abbandonati a se stessi. Per aiutarli chiede l'elemosina sulle strade della città.
Contemporaneamente frequenta la chiesa dei Padri Francescani, dove si raccoglie in preghiera e si consiglia con uno dei Padri.
Fondazione dell'Ospedale della Candelora
Giovanni Peccatore si guadagna presto l'ammirazione dei cittadini di Jerez per la sua generosa vita dedita alla carità.
Nel 1574 scoppia una grave epidemia a Jerez. Scosso dall'inerzia generale, Giovanni indirizza un memoriale alle autorità municipali sollecitando urgenti misure di assistenza per il crescente numero di malati abbandonati a se stessi sulle strade, mentre si prodiga per soccorrerli. Forte di questa esperienza, decide alla fine di fondare un proprio ospedale che poco a poco va realizzandosi ed ampliandosi. Lo dedica alla Santissima Vergine chiamandolo Ospedale di Nostra Signora della Candelora.
Aggregazione a San Giovanni di Dio
L'essere e l'agire di Giovanni Peccatore hanno come unica ragione Dio: rendere visibile Dio attraverso il servizio ai poveri. In questo sforzo si poggia su un'intensa vita di fede e di preghiera.
Appreso che a Granada esiste un'istituzione con scopi molto simili ai suoi, fondata da Giovanni di Dio, vi si reca nel 1574 e decide di unirsi ad essa, seguendone le regole ed adottando nel suo ospedale la stessa forma di vita professata.
Il suo progetto, la sua testimonianza e il suo impegno esemplare attraggono altri uomini che diventeranno suoi compagni a cui dà una formazione secondo " gli statuti di Giovanni di Dio ".
Ciò gli rende possibile ampliare la sua azione attraverso la creazione di altre fondazioni a Medina Sidonia, Arcos de la Frontera, Puerto Santa Maria, San Lúcar de Barrameda e Villamartín.
La riduzione degli ospedali di Jerez
L'assistenza ai malati più poveri di Jerez lasciava molto a desiderare. D'altro canto, nella città andavano aumentando a dismisura i piccoli centri assistenziali. Di fronte a questa situazione le autorità decidono la riduzione dei molteplici piccoli ospedali per favorire una maggiore efficacia del servizio sanitario. Ma la misura urta gli interessi di non pochi, affezionati ai piccoli centri non tanto per amore ai malati, quanto per i benefici personali che ne traevano. Perciò il piano incontra forti critiche, resistenze e opposizioni.
La misura tocca anche l'ospedale di Giovanni Peccatore che, al pari degli altri interessati, presenta alle autorità un suo memoriale in cui spiega come vengono assistiti i malati nel suo ospedale.
Chiamato a decidere a chi affidare una missione tanto delicata, l'arcivescovo di Siviglia, Cardinale Rodrigo de Castro, sceglie Giovanni Peccatore, in cui scorge la persona più adatta e capace a tale scopo per il suo spirito, la sua vocazione e la sua esperienza ospedaliera. Giovanni Grande affronta la riduzione con coraggio e amore dimostrando di fronte ai non pochi dissapori che ne nascono, grande sensibilità, capacità, carattere e virtù.
Del suo ospedale si legge in una nota informativa redatta all'epoca che l'assistenza viene realizzata " con diligenza, cura e molta carità, facendosi un'opera molto utile e un buon servizio a Dio nostro Signore, perché egli e i suoi fratelli d'abito sono uomini virtuosi e professano la carità di curare i poveri infermi".
Attualità di Giovanni Grande
Forte di un'intensa vita interiore, Giovanni Peccatore si è dedicato anima e corpo ad assistere, curare e servire i poveri e gli infermi dedicando una speciale attenzione ai casi più gravi ed urgenti quali: detenuti, malati convalescenti e incurabili, prostitute, soldati malati cacciati dall'esercito, bambini abbandonati, ecc. A ben guardare, praticò tutte le opere di misericordia.
In Giovanni Grande incontriamo un uomo che seppe " far bene il bene " a partire dalla bontà del suo essere. Uomo di poche parole, votato all'efficienza pratica, servo misericordioso del " Vangelo della Vita ", Buon Samaritano, organizzatore esperto di ospedali e del servizio sanitario, coscienza critica di fronte alle ingiustizie, agli abusi e alle carenze, Giovanni Grande era in definitiva un vero profeta ed apostolo dell'assistenza sanitaria.
Epidemia di peste e morte
All'età di 54 anni, Giovanni Grande, pienamente occupato a gestire il suo ospedale e a guidare la sua comunità, si trova a fronteggiare una terribile epidemia di peste che in quell'epoca colpì Jerez. Si prodiga con tutte le sue forze per i contagiati, rimanendo alla fine egli stesso contagiato, e muore per le conseguenze della malattia il 3 giugno 1600.
Glorificazione
Viene beatificato da Pio IX il 13 novembre 1853 e canonizzato da Giovanni Paolo II il 2 giugno 1996. Proclamato patrono della diocesi di Jerez de la Frontera nel 1986, i suoi resti sono conservati nel Santuario Diocesano di San Giovanni Grande nell'omonimo ospedale dei Fatebenefratelli di Jerez.
Fonte: Santa Sede
I santi, nel volto dei più deboli vedono quello di Gesù. Le parole del Figlio di Dio risuonano nel loro cuore: «Tutto quello che farete al più piccolo tra i miei fratelli, l’avrete fatto a me» (dal Vangelo secondo Matteo 25,40). Giovanni Grande si avvicina ai poveri con dolcezza e rispetto. I loro dolori e le loro miserie diventano i suoi dolori, le sue miserie. Ha compassione dei più sfortunati e li aiuta per renderli felici.
Nasce in Spagna, a Carmona, nel 1544 circa. Il padre è artigiano e si occupa di tessuti. Il denaro non manca e Giovanni riceve una buona istruzione, anche cristiana presso la sua parrocchia. Ragazzino intelligente, quando perde il padre, impara il mestiere di tessitore che frutta buoni guadagni. Ma la sua vita gli appare senza significato. Indossa un ruvido saio e si rifugia in convento. Illuminato, capisce che deve mettersi al servizio degli ultimi, di quelli emarginati da tutti. Inizia subito a mettere in pratica la sua vocazione accogliendo nella sua casa una coppia di coniugi abbandonati. Per mantenerli chiede l’elemosina.
Una voce interiore gli suggerisce di trasferirsi a Jerez de la Frontera (Andalusia) per dedicarsi a carcerati, donne di strada, orfani, ammalati incurabili rifiutati dagli ospedali. Apre una piccola infermeria dove sistema alcuni letti e così inizia la sua opera di assistenza. Diventa famoso, stimato e apprezzato dai cittadini che hanno fiducia in lui. Tutti lo aiutano e così Giovanni, che si fa chiamare non più Grande ma “Peccatore”, fonda un ospedale vero e proprio dedicandolo alla Madonna. In seguito si aggrega all’Ordine Ospedaliero “Fatebenefratelli” fondato da San Giovanni di Dio a Granada e apre ospedali nelle altre città dell’Andalusia. Giovanni “Peccatore” non si risparmia. Trova il tempo anche per insegnare il catechismo ai ragazzi poveri e toglie dalla strada le donne traviate. Trova loro un marito onesto, oppure le fa accogliere in buone famiglie.
Quando a Jerez scoppia un’epidemia, Giovanni è il primo a soccorrere gli ammalati abbandonati per la strada e a curarli nelle loro misere abitazioni. In un’occasione non si esime dallo scrivere una dura lettera alle autorità locali, per l’inerzia dimostrata di fronte all’emergenza sanitaria. Il monaco viene ascoltato e, grazie alla sua determinazione, il servizio sanitario migliora. Muore nel 1600 a Jerez, e in questa città viene sepolto, nel santuario a lui dedicato.
Autore: Mariella Lentini
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