Savigliano, Cuneo, 1398 - 5 agosto 1495
Nel giorno della solennità dell'Assunzione della beata Vergine Maria, la Chiesa ricorda, tra gli altri, anche il beato Aimone Taparelli. Taparelli, dei conti di Lagnasco, nacque a Savigliano, in Piemonte, nel 1398. Entrò nell'ordine dei Predicatori all'età di 50 anni, dopo la morte della moglie e dei figli. Fu docente all'Università di Torino, confessore di Amedeo IX duca di Savoia, inquisitore per la Lombardia superiore e la Liguria, priore del convento di Savigliano e vicario provinciale dell'ordine. Morì nel 1495 nel giorno dell'Assunta, come lui stesso aveva predetto. Dai primi dell'Ottocento i suoi resti riposano nella chiesa di San Domenico a Torino. Pio IX ne ha approvato il culto nel 1856. (Avvenire)
Etimologia: Aimone = difende la casa con la spada, dal sassone
Martirologio Romano: A Savigliano in Piemonte, beato Aimone Taparelli, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, instancabile difensore della verità .
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I Tapparelli, una delle famiglie più antiche di Savigliano, vantarono nei secoli ecclesiastici illustri. Nel secolo XVI il vescovo Gianmaria, nel secolo XVII un gesuita, Cesare Michele, che visse e morì santamente in America. Fra tutti spicca Aimone che nacque nel 1398, nel ramo dei Conti di Lagnasco. La sua lunga vita si sarebbe divisa esattamente a metà: a cinquant’anni la morte seminò il lutto nella sua casa e, vedovo, pianse anche la morte dei figli. Una fede profonda gli fu di conforto tanto che decise di abbracciare la vita religiosa entrando nell’Ordine dei Predicatori. Aveva già una formazione umanistica, si licenziò quindi in Teologia e in Sacra Scrittura. Fin dai primi anni s’impegnò in un intenso apostolato: fu degno figlio di san Domenico, per l’efficacia del sermoneggiare e per l’austerità della vita. Quando la chiara fama delle sue virtù arrivò alla corte sabauda, il Duca B. Amedeo IX lo volle suo predicatore e per un certo periodo confessore. Fu quindi nominato professore all’Università di Torino (lettore in Teologia). Tornò a Savigliano quando fu trucidato dagli eretici il B. Bartolomeo Cerveri (1466), succedendogli l’anno seguente nell’ufficio di inquisitore con patente del padre Antonio Ferreri inquisitore generale. Padre Aimone svolse il suo delicato ministero sul Marchesato di Saluzzo, le diocesi di Alba e Mondovì, Cherasco, Savigliano, la Liguria superiore e parte della Lombardia. Fu infaticabile nel preservare la fede cattolica, fortificato dall’esempio dei confratelli che per svolgere tale missione subirono il martirio. Nel caso del B. Antonio Pavoni dovette personalmente provvedere alla sua onorevole sepoltura.
Come difese i valori del cattolicesimo, pari fu il suo zelo nel ricondurre e confermare la disciplina in seno all’Ordine, tanto da essere ricordato tra i più ardenti riformatori del XV secolo. Amava però anche la solitudine e quando poteva si ritirava in un piccolo eremo a Verzuolo, dov’era una cappella dedicata a santa Cristina (a 860 metri di altitudine, a 5 chilometri da Saluzzo). Aimone compose vari scritti a carattere religioso e promosse il culto alla Madonna, verso cui nutrì sempre profonda devozione. Fu più volte Priore del Convento di Savigliano e Vicario Provinciale. Nel 1475 accolse nell’Ordine Peronino Sereno (m. 1524), futuro celebre cronista saluzzese e domenicano.
Quasi centenario, nel 1495, Aimone predisse la sua morte. Una pia leggenda narra che gli angeli lo avvisarono che sarebbe avvenuta per la solennità della gloriosa Assunzione della Vergine. A letto, recitando l’Ufficio, strinse al cuore il Crocifisso e, ricevuti i sacramenti, spirò pronunciando “Servire Deo regnare est”. I frati in coro leggevano l’introito della messa solenne. Con stento gli tolsero dalle mani il crocifisso mentre già una folla si era radunata presso il convento. Fu sepolto nel coro, in un sepolcro nuovo, dove i fedeli, che presto vollero sue reliquie, potevano recarsi a pregare. Alcuni portarono tavolette di cera quali ex voto. Di due miracoli straordinari è rimasta memoria: la guarigione da cancro alla mamella di una donna e il concepimento di un bambino, in tarda età, di una coppia creduta sterile. Erano della Casata dei Genola e il neonato, cui fu dato il nome Aimone, diverrà un illustre studioso. Fin dalle prime raffigurazioni Aimone Taparelli venne effigiato con i raggi da beato. Al principio del XIX° secolo i suoi resti furono portati a San Domenico di Torino. Il beato Pio IX, il 29 maggio 1856, ne approvò il culto fissandone la memoria al 17 agosto.
Autore: Daniele Bolognini
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