Il profilo biografico del Santo si ritrova in una breve, folgorante "Vita di Pietro dell'Athos" che ha costituito e costituisce ancora la lettura dei monaci dell'Athos e che meglio illustra la vita eremitica sulla Santa Montagna. L'autore dell'opera è un monaco di nome Nicola, vissuto nella seconda metà del secolo X, che si presenta come testimone oculare del ritrovamento delle reliquie del Santo. La vita santo può essere così descritta nelle sue grandi linee: Pietro era un soldato dell'esercito bizantino che, partecipando a una campagna contro gli Arabi musulmani, fu fatto prigioniero (forse nel 667) ed incarcerato a Samarra, città presentata da alcune Passioni come "megalopoli degli Arabi" e che sarà capitale del califfato abbaside dal 836 al 892. Dal carcere duro dove dovette stare egli supplica san Nicola di liberarlo e fa il voto di indossare l'abito monastico se viene accolta la sua supplica. Dopo reiterate richieste, Nicola gli appare, assieme a Simeone il giusto, e lo libera. Pietro va quindi a Roma per venerare la tomba di Pietro, e viene accolto dal Papa che lo tonsura come monaco (forse nel 681). Di lì a poco, e con la benedizione del Papa, Pietro s'imbarca su una nave in partenza per Costantinopoli. In seguito a non poche traversie egli riesce ad approdare miracolosamente sul Monte Athos. Dopo oltre mezzo secolo di ascesi e di dura lotta contro il diavolo, è scoperto per caso da un cacciatore, che, intendendo stabilirsi con lui, ritorna l'anno seguente sul monte. Ma Pietro è nel frattempo morto (forse nel 734) e il cacciatore, con il fratello e due monaci che lo accompagnavano, carica la reliquia su una nave. Grazie all'intervento divino, l'imbarcazione si arresta dinanzi al monastero di Clemente. Il corpo del Santo è dapprima trasportato in quel convento, poi nella chiesa di Karyès. I due monaci lo trafugano da lì e raggiungono il villaggio di Phokomis in Tracia. I prodigi operati dalle reliquie richiamano un numero sempre crescente di fedeli.
Fonte:
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(da: Madre di Dio, Febbraio 2002)
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