Voltaggio, Alessandria, 31 ottobre 1809 – Genova, 5 gennaio 1890
Trascorsa in famiglia la sua giovinezza, a ventidue anni entrò nel Conservatorio delle Suore di N.S. del Rifugio in Monte Calvario, che a Genova, fin dal secolo XVII, prestano il loro servizio negli ospedali e anche altrove in molteplici opere di assistenza. Con semplicità e ilarità di animo, ebbe un'effusa propensione verso i poveri e i tribolati, che da ogni parte aflluivano non invano al Conservatorio per ricevere conforto da lei, che fungeva da portinaia della casa. Professava tenera e fiduciosa devozione a san Giuseppe. Chiamata dal popolo, mentre era ancora in vita, la "monaca santa" anche per i doni preternaturali dei quali Dio l'aveva arricchita, morì nel 1890 e il 4 ottobre 1981 fu beatificata dal papa Giovanni Paolo II.
Martirologio Romano: A Genova, beata Maria Repetto, vergine, delle Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario: vivendo lontana dal mondo, si distinse nel confortare gli afflitti e nel risollevare i dubbiosi alla speranza della salvezza.
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Maria Repetto nacque a Voltaggio, provincia di Alessandria ma diocesi di Genova, il 31 ottobre 1809. Fu la primogenita del notaio Giovanni Battista Repetto e di Teresa Gazzale che ebbero poi altri dieci figli. Venne battezzata nello stesso giorno col nome della Vergine Santissima. Essendo la maggiore d’età, ben presto dovette dare una mano alla mamma nell’allevare i numerosi fratelli e nelle faccende domestiche. Era una famiglia profondamente religiosa tanto che ben quattro sorelle e un fratello presero i voti consacrandosi al Signore. Il giorno della Prima Comunione, che fece all’età di dieci anni, le rimase impresso il desiderio di vivere il resto della vita in unione con Gesù. Frequentò per qualche anno la scuola conservando vivo l’interesse per la lettura, soprattutto dei libri di agiografia. E’ probabile che molto abbia imparato dal padre che aveva una certa cultura, mentre la madre le insegnò a ricamare. La serenità familiare venne turbata, quando Maria aveva tredici anni, dalla morte prematura di due fratelli.
La condizione sociale dei Repetto era indubbiamente migliore rispetto alla maggior parte degli abitanti di Voltaggio, un paese prettamente agricolo. Dirette dalla madre, Maria e la sorella Giuseppina “visitavano” le famiglie più bisognose del paese, facendo piccole elemosine o lavori domestici. Alle volte portavano a casa indumenti da lavare o rammendare (un impegno certo non leggero per due ragazzine). Davvero la fede illuminava ogni suo passo e nel cuore maturò lentamente il desiderio della consacrazione religiosa. Lo manifestò ai genitori all’età di ventidue anni, quando in casa potevano fare a meno della sua collaborazione.
Il 7 maggio 1829 entrò nel Conservatorio di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario di Genova. Questo Istituto era stato fondato proprio a Genova, due secoli prima, da Santa Virginia Centurione Bracelli. Queste suore sono chiamate “le Brignoline” dal nome del nobile Emanuele Brigole che donò loro il sito della prima Casa Madre (oggi al suo posto sorge una delle stazioni ferroviarie del capoluogo ligure). La dote che il padre le diede era sufficiente a mantenerla per tutta la vita e in più ebbe una somma che lei, col permesso della superiora, poteva destinare ad opere di beneficenza. Viste le sue doti e la sua istruzione fu ammessa come suora corista e non come ausiliare inserviente. Ottenne di vivere la vocazione nel totale nascondimento. Il giorno dell’Assunta dell’anno 1831 emise i voti privati di povertà, castità ed obbedienza. Semplice e ilare d’animo, la sua calma era edificante. Nel laboratorio di ricamo trascorreva le giornate lavorando e pregando.. Il laboratorio garantiva importanti introiti alla casa e per suor Maria voleva dire imitare il suo patrono e maestro di vita S. Giuseppe che, con il lavoro di falegname, provvide alla sussistenza della Sacra Famiglia. Verso di lui aveva una fiducia illimitata.
Nel 1835 a Genova scoppiò un’epidemia di colera: il desiderio di Maria di servire Cristo nei malati sofferenti le fece vincere la propria riservatezza. Con altre consorelle vi si dedicò con abnegazione e amore. Il suo impegno colpì a tal punto che si cominciò a chiamarla la “monaca santa”. E dire che per la sua corporatura minuta e per la sua umiltà era assai difficile notarla. Cessata l’emergenza tornò al laboratorio.
Vent’anni dopo un’altra epidemia di colera colpì la città (era l’estate del 1854) e Maria nuovamente spese tutta se stessa come volontaria. La gente ormai la considerava una creatura eletta. Successivamente, in seguito all’affievolimento della vista, le fu dato l’incarico di portinaia. Una mansione all’apparenza semplice, ma fondamentale per una comunità in quanto rappresenta il principale contatto con l’esterno. In molti bussavano alla porta del convento per chiedere l’elemosina o per ricevere una parola di conforto e suor Maria era attenta e premurosa alle necessità di tutti; per ognuno aveva una parola. Fu con questo incarico che divenne proverbiale la sua devozione verso San Giuseppe. A lui raccomandava tutti gli infermi. Nel corridoio a fianco della portineria vi era una statua del santo e lei, quando le chiedevano grazie particolari, si assentava per andare a interrogarlo e a implorarlo. Alcuni episodi sono autentici “fioretti”: una donna un giorno le chiese di pregare per il marito che aveva perso la vista. Suor Maria andò davanti a un quadro del santo e rivolgendo l’immagine verso la parete disse ad alta voce che se non avesse ascoltato la sua richiesta avrebbe compreso come si stava al buio. La grazia puntuale arrivò. Può sembrare una devozione ingenua ma certamente denota una liberalità filiale. Distribuiva medagliette e immagini raffiguranti il santo, chiamate Giuseppini, e gli infermi le applicavano direttamente sulle parti malate. Era molto intenso il suo grado di preghiera, amava meditare tutti i giorni la Via Crucis.
La sua serenità e il suo sorriso incantavano; aveva inoltre una grande sensibilità per le vocazioni. Un giorno una consorella, Suor Emanuela, le chiese quando la loro venerata fondatrice, Virginia Centurione Bracelli, sarebbe stata elevata all’onore degli altari. Suor Maria candidamente rispose che la cosa si sarebbe verificata, preceduta però da una sua “figlia”. Non sapeva che alludeva proprio a se stessa: Santa Virginia sarà beatificata quattro anni dopo suor Maria (in seguito è stata anche canonizzata).
Nel 1868 la comunità dovette lasciare il convento per permettere la costruzione della nuova stazione ferroviaria di Brignole. La nuova Casa sorse in località Marassi e anche qui la beata Maria ebbe l’incarico di portinaia. In quegli anni a Genova un altro uomo di Dio aiutava quanti erano nel bisogno: il cappuccino San Francesco Maria da Camporosso (1804-1866). I due non si incontrarono mai ma erano in contatto “misteriosamente”, attraverso i loro assistiti. Maria visse tutta la vita in una povertà tale che preferì alle vesti nuove quelle usate delle consorelle, che accomodava alla sua esile misura. Eppure molto denaro passò tra le sue mani: dai ricchi riceveva e con gioia ai poveri donava.
Ormai ottantenne, si ritirò in infermeria. Spirò serena il 5 gennaio 1890 con sulle labbra le parole “Regina Coeli, laetare alleluja”. Grandissima la fama di santità, le consorelle mantennero vivo il ricordo continuando in suo nome una intensissima attività caritatevole. Maria Repetto è stata beatificata da papa Giovanni Paolo II il 4 ottobre 1981. Le sue reliquie sono venerate nella chiesa della Casa Madre di Genova.
Autore: Daniele Bolognini
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