Gramat, Cahors, 4 luglio 1803 - Gramat, 9 settembre 1861
Francese della diocesi di Cahors, nato nel 1803, è il fondatore dell'Istituto di Nostra Signora del Calvario, nato per l'educazione dei bambini e l'assistenza ai poveri, agli anziani e ai portatori di handicap. Curato a Gramat, vi aprì una scuola per ragazzi e educò i giovani al servizio verso i più poveri. E' ricordato anche come predicatore instancabile nelle parrocchie. Morì nel 1861.
Martirologio Romano: Nella città di Gramat nel territorio di Cahors in Francia, beato Pietro Bonhomme, sacerdote, che si adoperò mirabilmente per le missioni al popolo e l’evangelizzazione delle campagne e fondò la Congregazione delle Suore di Nostra Signora del Monte Calvario, a cui affidò la cura delle necessità dei giovani, dei malati e dei poveri.
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Dubbi sulla propria vocazione? Incertezze sul proprio futuro? Profonde titubanze sulla propria chiamata al sacerdozio? Chiedetelo a Pierre Bonhomme, beatificato da Giovanni Paolo II il 23 marzo 2003, lui che di incertezze ne ha avute più di una, combattuto com’era tra l’indiscutibile chiamata al sacerdozio e l’inclinazione notevole al gioco, allo svago ed al divertimento. Nasce nel 1803 in Francia, a Gramat, nella diocesi di Cahors dalla quale in pratica non si sposterà mai. In lui le migliori qualità: tendenza allo studio, facilità di apprendimento, profondo sentimento religioso, inclinazione alla povertà ed alla semplicità di vita. Ma anche propensione per il gioco e per lo svago, che fino all’ultimo tengono in bilico la sua decisione di farsi sacerdote. Limpido ed onesto, anche: rinuncia ad una borsa di studio che la scuola gli metterebbe a disposizione per diventare sacerdote, perché non è sicuro della chiamata e per non togliere questo beneficio ad un’altra vocazione più sicura della sua. Esce dal seminario minore, frequenta una scuola pubblica ed ottiene il baccellierato a pieni voti, favorito com’ è dalla sua fervida intelligenza. Solo a 21 anni, quando sente maggiore luce sul suo futuro, ritorna in seminario. Una vocazione “adulta”, la sua, o perlomeno sofferta e messa alla prova da tentazioni innocenti ma comunque non confacenti alla vocazione sacerdotale, visto anche l’alto concetto che egli ha del sacerdozio. Sciolte le incertezze e compiuto il grande passo, comunque, tutto fila liscio come l’olio. Anzi, intraprendente e fervoroso come ha sempre dimostrato di essere, apre una scuola prima ancora di essere ordinato prete e un’altra ancora appena tre anni dopo l’ordinazione, per preparare gli allievi al seminario maggiore: evidentemente ha sperimentato sulla propria pelle le difficoltà che si prospettano per chi vuole far maturare la propria vocazione. Ma il cuore di Pierre, come quello di tutti i cristiani autentici, sa battere anche altrove e sa imboccare ogni strada che sappia di carità. Dopo essersi dedicato all’educazione dei giovani ed all’istruzione dei “ragazzi di strada” senza futuro, ecco che la sua attenzione si concentra sulle persone sofferenti, sull’educazione dei bambini e sull’assistenza dei poveri, sugli anziani soli e i malati di mente, come anche sui sordomuti e gli handicappati in genere: un prete all’avanguardia, a quell’epoca, che sa organizzare i suoi sforzi e le sue intuizioni. Per far funzionare la sua prima istituzione gli basterebbero tre suore, che va a mendicare presso le congregazioni all’epoca esistenti. Dato che non gliene danno neppure una, decide così di “mettersi in proprio”, fondando nel 1831 la Congregazione delle Figlie di Maria che un anno dopo si trasforma nell’Istituto di Nostra Signora del Calvario: un’intuizione, la sua, che il tempo collauda e valorizza. Sentendosi nascere dentro la vocazione per il convento, dà le dimissioni dal suo incarico di parroco e si prepara ad entrare tra i Carmelitani Scalzi. Il suo vescovo lo ferma appena in tempo e Pierre, ubbidiente, rimane al servizio della diocesi: non più come parroco, però, ma come predicatore itinerante. Di suo egli mette la devozione, la vasta cultura, la soda preparazione e la voce, da sempre flebile, ma sempre in grado di operare prodigi di conversione. Il resto lo fa il Signore, che gli permette con la predicazione di scuotere le coscienze e infiammare i fedeli. Tutto questo fino al 1848, quando la voce se ne va definitivamente e Pierre, nel silenzio, continua a pregare e ad essere di esempio per la sua devozione, la sua pietà, il suo calore umano, la sua delicatezza. Ha così più tempo da dedicare alle sue suore, che intanto sono cresciute di numero ed hanno bisogno di una guida saggia e paziente. A dicembre 1860 un primo ictus lo blocca; dopo una ripresa, un secondo, a settembre dell’anno successivo, lo stronca definitivamente. Spira dolcemente il 9 settembre 1861, ma la sua Congregazione, con alcune centinaia di religiose, è oggi presente con una cinquantina di case in Francia, Costa d’Avorio, Guinea, Filippine, Argentina, Paraguay e Brasile.
Autore: Gianpiero Pettiti
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