Nella Spagna dell’Ottocento una ragazzina, nata a Valéncia nel 1862 e che si chiama Giovanna Maria Condesa Lluch, è molto ricca: indossa i vestiti più costosi ed ha molta servitù alle sue dipendenze. Riceve, però, un’educazione cristiana che la induce sempre di più a pregare Gesù, la Madonna, San Giuseppe e Santa Teresa d’Avila e ad acquisire una particolare sensibilità verso i poveri.
Giovanna Maria diventa una ragazza allegra ma umile, buona e laboriosa.
Un giorno, mentre la giovane viaggia in carrozza per recarsi nella sua casa di vacanza al mare, dal finestrino vede che la vita, fuori dal suo lussuoso palazzo, è tutt’altra cosa. Si accorge che tante ragazze soffrono il freddo perché non sono adeguatamente coperte e devono lavorare duramente per sopravvivere. Giovanna Maria viene colpita, soprattutto, da alcune giovani donne che, distrutte dalla fatica, escono da una piccola fabbrica. Sono le prime donne operaie sfruttate dai loro padroni, alle quali non vengono riconosciuti diritti, ma solo doveri: paga bassissima, tante ore di lavoro estenuante senza interruzioni o pause, niente giorno libero, niente ferie pagate, nessuna tutela per la salute.
Giovanna Maria sente che Dio la “chiama” a darsi da fare per aiutare queste donne, in un momento storico in cui è in atto la rivoluzione industriale che porterà tante misere braccianti ad abbandonare la terra per entrare in fabbrica, con il sogno di poter condurre una vita migliore o almeno di avere di che sfamarsi.
Giovanna Maria ha deciso ed ha solo diciotto anni. Fa voto di castità, obbedienza e povertà, diventa suora e facendo suo il motto «io e tutto il mio per le operaie» fonda la Congregazione delle “Ancelle dell’Immacolata Concezione Protettrici delle Operaie” con una sede dove ospitare le donne lavoratrici. La suora intende creare una casa dove le operaie povere possano trovare accoglienza e assistenza materiale e spirituale, e le loro figlie una scuola dove imparare a leggere e a scrivere. Ma la beata si occupa anche degli altri poveri e, soprattutto, dei bambini abbandonati a se stessi e bisognosi di tutto. Altre case per le operaie si estendono nelle zone industriali della Spagna.
Giovanna Maria Condesa Lluch muore a Valéncia nel 1916 e nel 2003 San Giovanni Paolo II, papa Karol Wojtyla, la proclama beata.
Autore: Mariella Lentini
Giovanna Maria Condesa Lluch nacque a Valencia (Spagna) il 30 marzo 1862, in una famiglia cristiana di buona posizione socio-economica. Fu battezzata il 31 marzo 1862 nella chiesa di Santo Stefano, nella quale furono battezzati anche San Vincenzo Ferrer e San Luigi Bertrán. Ricevette una accurata formazione umana e cristiana, che contrastava con la mentalità razionalista che si apriva lentamente nella società valenciana del momento e che dette luogo ad una ondata di scristianizzazione. Nel periodo dell'adolescenza e della gioventù, rafforzò la sua vita come cristiana, nutrendosi delle devozioni religiose proprie del momento storico in cui visse, specialmente della devozione a Gesù Sacramentato, all'Immacolata Concezione, a San Giuseppe e a Santa Teresa che la portarono, a loro volta, ad acquisire progressivamente una maggiore sensibilità ed impegno verso i più bisognosi.
Molto presto scoprì il dono dell'amore di Dio che stava sfociando abbondantemente nel suo cuore (cfr. Rm 5, 5) e fece propria la missione di accogliere questo dono nella sua vita allo scopo di essere «Santuario di Dio, dimora dello Spirito» (cfr. 1 Cor 3, 16). La sua intensa vita di preghiera, la sua costante relazione con Dio, furono la forza che resero possibile che in ella maturassero i frutti propri di colui che vive secondo lo Spirito: la gioia, l'umiltà, la costanza, il dominio di se stesso, la pace, la bontà, la dedizione, la laboriosità, la solidarietà ... la fede, la speranza e l'amore. Per tutto questo, coloro che la conobbero ce la presentano come una donna che «Riuscì a vivere l'ordinario in modo straordinario».
Aveva appena 18 anni, quando scoprì che la volontà di Dio sulla sua vita era quella di darsi tutta ed abbandonarsi del tutto alla causa del Regno, per mezzo dell'evangelizzazione e del servizio alla donna operaia, interessandosi alle condizioni di vita e lavorative di queste giovani: una realtà di sofferenza che osservava dalla carrozza che la conduceva da Valencia alla spiaggia di Nazaret, dove la famiglia aveva una casa per riposo e sollievo.
Nel 1884, dopo vari anni di difficoltà ed ostacoli posti, specialmente, dall'allora Arcivescovo di Valencia, il Cardinale Antolín Monescillo, che la reputava troppo giovane per portare a compimento la proposta che gli fece di fondare una Congregazione Religiosa, ottenne da questo il permesso necessario per aprire una casa che accogliesse, formasse e ridesse dignità alle operaie che, dato il crescente processo di industrializzazione del secolo XIX, si spostavano dai paesi alla città per lavorare nelle fabbriche, dove erano considerate meri strumenti di lavoro; «Grande è la tua fede e la tua costanza. Vai ed apri un asilo per queste operaie per le quali con tanta sollecitudine ti interessi e per le quali il tuo cuore sente tanto affetto». Alcuni mesi dopo, in questa stessa casa si inaugurò una scuola per le figlie delle operaie; altre giovani si unirono al suo progetto condividendo gli stessi ideali. Da questo momento cominciò a prendere forma nella sua vita quello che sperimentò come volontà di Dio: «Io e tutto il mio per le operaie». Non si trattava di una frase fatta, era lo spazio che rendeva possibile la chiamata di Dio e la risposta di una persona, Giovanna Maria Condesa Lluch.
Convinta che la sua opera fosse frutto dello Spirito e desiderosa che divenisse una realtà ecclesiale, continuò ad insistere per ottenere il permesso di potersi organizzare come Congregazione Religiosa e così seguire Cristo, dando la vita per Lui nel servizio alle operaie, un impegno che le richiese l'esclusività e, da qui, la sua scelta di vivere in castità, in obbedienza ed in povertà in modo radicale. Purificata nella prova e mantenendo uno spirito sereno, fermo e fiducioso: «Signore, mantienimi ferma accanto alla tua Croce», facendo della fede la sua luce, della speranza la sua forza e dell'amore la sua anima, ottenne l'approvazione diocesana dell'Istituto nel 1892, che crebbe in membri e si estese in diverse zone industriali; nel 1895 emise la Professione temporanea insieme alle prime suore e nel 1911 la Professione perpetua.
Durante tutti questi anni la sua vita, vissuta sull'esempio della Vergine Immacolata, fu una donazione incondizionata alla volontà di Dio, facendo sue le parole di Maria all'annuncio dell'Angelo: «Eccomi sono l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola» (Lc 1, 38), parole che si trasformarono in chiave di spiritualità e in stile di vita, fino al punto di definirsi come «ancella della Ancella del Signore» e di dare nome e significato alla Congregazione da lei fondata.
Il 16 gennaio 1916, Madre Giovanna Maria Condesa Lluch passò a contemplare il volto di Dio per tutta l'eternità, raggiungendo quell'anelito di santità manifestato tante volte alle suore con queste parole: «Essere santa nel cielo, senza alzare polvere sulla terra». Espressione che denota come la sua vita sia trascorsa secondo lo Spirito di Cristo Gesù, coniugando la più sublime delle esperienze, l'intimità con Dio, con l'impegno che le giovani operaie raggiungessero anche questa sublime vocazione, essere immagine e somiglianza del Creatore, e che pose come manifesto il suo essere «Donna biblica, piena di coraggio nelle scelte ed evangelica nelle opere», così come fu definita da uno dei Consultori Teologi che ne studiò le virtù.
L'Istituto, nutrito dalla ferma volontà della sua Fondatrice, il 14 aprile 1937 ottenne l'approvazione temporanea pontificia da parte di Sua Santità Pio XI ed il 27 gennaio 1947 l'approvazione definitiva da parte di Sua Santità Pio XII. L'apertura diocesana del Processo di Canonizzazione di Madre Giovanna Maria avvenne a Valencia nel 1953. Furono approvate le sue virtù eroiche nel 1997 ed il 5 luglio 2002, alla presenza di Sua Santità Giovanni Paolo II, fu promulgato il Decreto di approvazione di un miracolo attribuito alla sua intercessione.
Papa Giovanni Paolo II l'ha proclamata beata il 23 marzo 2003.
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