Bari, 6 febbraio 1968 - 15 marzo 1991
Santa Scorese, nativa di Bari, passò attraverso varie spiritualità ed esperienze ecclesiali, intenta a capire come aiutare chi soffre e mettendo Dio come unico punto fermo della propria esistenza. Al Genfest del 1985 avviene l’incontro con il Movimento dei focolari e da subito Santa vi aderisce, cominciando ad attuare la “rivoluzione d’amore” che il Movimento gen vuole portare nel mondo, cominciando da Bari. Inizialmente intenzionata a sposarsi, si orientò verso la consacrazione secolare nelle Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe. Il suo desiderio venne però interrotto da un giovane, che già da tempo la perseguitava e arrivò a ucciderla la sera del 15 marzo 1991, mentre stava rincasando dalla riunione con il gruppo giovanile di Azione Cattolica. La fama di martirio in difesa della virtù cristiana della castità da parte di Santa ha dato luogo all’apertura del suo processo di beatificazione negli anni 1998-1999 presso la Curia vescovile di Bari; la fase diocesana è stata convalidata il 14 aprile 2000.
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Santa di nome e di fatto, o almeno tale la ritiene la diocesi di Bari, che nel 1998, quindi ad appena sette anni dalla morte, ha dato avvio alla causa di beatificazione di Santa Scorese, morta ammazzata ad appena 23 anni.
È figlia di un poliziotto e di una casalinga, ma soprattutto è figlia del ’68 nel senso più vero del termine. Nasce infatti il 6 febbraio 1968 e la sua vita è uno straordinario mix di spiritualità, tante quante sono le “esperienze forti” che attraversa nella sua breve vita.
Prima di tutto, in ordine cronologico, viene la spiritualità salesiana, che respira nella sua parrocchia di origine e che le trasmette una grande devozione mariana. Negli anni dell’adolescenza è plasmata poi dalla spiritualità focolarina e dalla forte personalità di Chiara Lubich, mentre nei suoi ultimi anni è affascinata da san Massimiliano Kolbe e s’avvicina alle Missionarie dell’Immacolata, ispirate alla spiritualità di quel francescano martire ad Auschwitz, senza dimenticare l’influenza ricevuta anche dall’Azione Cattolica.
Tra un’esperienza e l’altra c’è la fatica di una ragazza con “la testa a posto”, che studia e riesce bene a scuola perché è consapevole dei sacrifici suoi genitori per farla studiare, ma che ha imparato anche a regalare il suo tempo agli altri. Per questo la si trova tra i Pionieri della Croce Rossa, al fianco di una giovane famiglia con problemi, nel coro Gen, tra i catechisti della parrocchia, sempre disponibile ad ascoltare, consigliare, confortare chiunque.
Con tali e tanti impegni, resta davvero un mistero dove riesca a trovare ancora il tempo per studiare, eppure il libretto universitario parla chiaro. È solo passata da Medicina a Pedagogia, perché ha fretta di tuffarsi in una professione con la quale “esser d’aiuto a chi soffre”.
Ancora più brillante del suo curriculum scolastico è però il suo itinerario spirituale: abituata fin da ragazzina ad avere un confessore stabile e un consigliere spirituale, si lascia docilmente guidare negli anni verso una fede matura e coraggiosa; anche i movimenti nei quali milita servono a darle una solida formazione.
All’insaputa di tutti comincia a scrivere il suo diario spirituale, trovato con sorpresa solo dopo la sua morte, dalle cui pagine si riesce a capire che per Santa “solo Dio è ciò che conta”, perché Lui soltanto “è veramente l’unico incrollabile punto fermo della vita di ognuno di noi”.
Passa in mezzo agli amici e alle amiche dei suoi gruppi come “una ragazza dinamica, viva, allegra, piena di iniziative e di idee”, raccontano oggi le testimonianze, che ci tengono a sottolineare anche come sia facile “socializzare e condividere esperienze con lei”. Tutti la apprezzano “per la sua semplicità e schiettezza, ma anche per la sua caparbietà e la sua ostinatezza nell’affermare i suoi principi e i suoi valori”.
Nelle pagine del suo diario passa gradatamente dal sogno di “un uomo da amare, con il quale condividere tutta la vita”, ad un amore più alto e più grande per il suo Dio, al quale un giorno sussurra: “Io sono contenta di stare innamorandomi di Te”. Per qualche mese accarezza l’idea di aggregarsi alle Missionarie dell’Immacolata, poi rimanda la decisione a dopo la tesi, in attesa che “questo Dio, che si è innamorato di me senza sapere che si è andato a cercare un guaio”, faccia più luce sulla sua vocazione.
Nel 1989 un giovane psicopatico, che casualmente l’ha sentita proclamare la Parola di Dio durante una celebrazione nella cattedrale di Bari, si invaghisce morbosamente di lei, seguendola ad ogni passo: la perseguita, la provoca, l’aggredisce persino.
Il giovane riesce ad intercettare ogni suo spostamento e la minaccia: “Tu sarai mia o di nessuno”. Con lettere, telefonate, parole oscene, messaggi registrati giura di “farla secca” se non smette di frequentare le chiese e non inizia una relazione con lui: un caso di stalking in piena regola, all’epoca non perseguibile e che nessuno riesce ad arginare, né la scorta della polizia, né le varie diffide che gli vengono fatte.
Per Santa è in gioco, oltre la sua dignità di donna, anche la sua fede, cui non è disposta a rinunciare per niente al mondo. “Se dovesse capitarmi qualcosa, ricordati che io ho scelto Dio”, dice al suo padre spirituale; alcune sere dopo, il 15 marzo 1991, rincasando dalla riunione con il gruppo giovanile di Azione Cattolica, è aggredita alle spalle sulla porta di casa dal suo giovane persecutore con quattordici coltellate. Muore alcune ore dopo, in ospedale, e un medico testimonia che le sue ultime parole sono di perdono per il suo assassino.
Ora Santa Scorese è “sotto inchiesta” per accertare se quella morte fu vero martirio, ma fin da ora “è la dimostrazione vivente che è possibile realizzare i grandi progetti di Dio senza rinunciare alle gioie della vita e vivendo con pienezza fino al sacrificio estremo i più importanti valori dell’esistenza”. E lei, che aveva chiesto a Dio “la capacità di amare, di avere un cuore aperto a 360 gradi”, può fin da ora anche essere considerata la “santa delle perseguitate”.
Autore: Gianpiero Pettiti
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