I preziosi dittici eburnei in cui sono riportati gli elenchi dei vescovi novaresi dei primi secoli, indicano al terzo posto il nome di Lorenzo, con la particolarità di quello della Cattedrale che, a differenza di quello della basilica di San Gaudenzio, non attribuisce tuttavia alla sua persona la qualifica di vescovo. Una simile precisazione è probabilmente da collegarsi con la tradizione che, a partire dal tempo di Pietro III vescovo dal 993 al 1032, fece di Lorenzo un sacerdote martirizzato, insieme ai fanciulli che stava catechizzando, al tempo di Giuliano l'Apostata, ad opera di alcuni sacerdoti pagani. Tale idea venne definitivamente codificata nella stesura della «Passio Sancti Laurentii», finendo, però, per far completamente dimenticare la fisionomia di Lorenzo come terzo vescovo novarese. Il Martirologio Romano commemora San Lorenzo il 30 aprile come sacerdote e martire, mentre la Diocesi di Novara lo annovera nel proprio calendario liturgico il 4 maggio quale vescovo non martire.
Martirologio Romano: A Novara, san Lorenzo, sacerdote e martire, che aveva costruito un sacro fonte nel quale battezzava i piccoli di cui aveva curato l’istruzione; un giorno, dopo aver portato una grande folla di bambini a Dio mediante il battesimo, per mano di alcuni malvagi trovò il martirio insieme ai fanciulli da lui appena battezzati.
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Dalle fonti documentarie oggi conosciute, la figura di Lorenzo di Novara emerge sotto un duplice aspetto: evangelizzatore e martire precedente il primo vescovo Gaudenzio, oppure terzo vescovo della città dopo Agabio. I preziosi dittici eburnei in cui sono riportati gli elenchi dei vescovi novaresi dei primi secoli, indicano al terzo posto il nome di Lorenzo, con la particolarità di quello della Cattedrale che, a differenza di quello della basilica di San Gaudenzio, non attribuisce tuttavia alla sua persona la qualifica di vescovo. Una simile precisazione è probabilmente da collegarsi con la tradizione che, a partire dal tempo di Pietro III vescovo dal 993 al 1032, fece di Lorenzo un sacerdote martirizzato, insieme ai fanciulli che stava catechizzando, al tempo di Giuliano l’Apostata, ad opera di alcuni sacerdoti pagani. Tale idea venne definitivamente codificata nella stesura della Passio S. Laurentii e nel racconto della Vita S. Gaudentii, entrando da allora a far parte della tradizione agiografica locale, finendo per far completamente dimenticare la fisionomia di Lorenzo come terzo vescovo novarese. Centro del culto tributato a questo santo evangelizzatore fu, fino al momento della sua demolizione nel 1552, la basilica sorta sul luogo della sua sepoltura, oltre le mura della città nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria. Nell’edificio, cui era annesso un convento benedettino era conservato il suo sepolcro, indicato col termine puteus che, a partire dal XVI secolo, erroneamente identificato con un pozzo, venne ritenuto il luogo in cui fu gettato il cadavere del presunto martire, da quel momento chiamato Lorenzo al pozzo, finendo per diventare un elemento immancabile nella sua iconografia. Con la demolizione della basilica si è perso purtroppo molto materiale archeologico e documentario che avrebbe potuto aiutare a chiarire ulteriormente le vicende cultuali di Lorenzo, specialmente in rapporto alla metamorfosi della sua figura e all’origine della passio, composta probabilmente nella seconda metà del XI secolo. Tale datazione indurrebbe ad escludere l’identificazione di Lorenzo con un martire del IV secolo, la cui memoria sarebbe certo emersa già in epoca precedente, considerando la grande venerazione di cui godettero i martiri locali in chiese limitrofe come Torino e Milano. A Lorenzo vescovo sono attribuite tre omelie che costituiscono la più genuina testimonianza della sua opera evangelizzatrice e della sua sollecitudine di pastore: De Poenitentia, De Elemosyna, De Muliere Chananaea, opere che gli valsero nel medioevo l’appellativo di Mellifluo e di Dottore della Chiesa Novarese. Il culto a questo santo, nella sua fisionomia di prete e martire, si diffuse in diocesi a partire dal XVI secolo, specialmente dopo la conferma del culto ottenuta dal vescovo Bascapè, in seguito alla riforma di Pio V. Nelle chiese, cappelle ed altari lui dedicati il santo è sempre presentato con l’abito talare o con i paramenti sacerdotali, accompagnato dai fanciulli che si credeva con lui uccisi, accanto ad un pozzo, come nella chiesa di Crevola Sesia, Sassiglioni di Vocca, Ordrovago di Cravagliana e Cosasca. Anche nella città di Novara si è rispettata l’iconografia tradizionale, come si può vedere nello scurolo di San Gaudenzio, nel mosaico della cappella del Seminario e nell’altare della Cattedrale dove riposano oggi le sue reliquie. Attualmente la memoria liturgica di San Lorenzo terzo vescovo, che gli antichi calendari e il Martyrologium Romanum fissano al 30 aprile, è celebrata in diocesi il 4 maggio.
Autore: Damiano Pomi
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