La serie dei vescovi nocerini si apre con S. Prisco (etimologicamente la parola “prisco” significa antico). Alcuni autori lo vogliono cittadino nocerino. Patrono di Nocera, che, ab immemorabili, lo ha venerato fino ai giorni nostri, Prisco siede sulla cattedra nocerina quale primo vescovo intorno al III-IV secolo d.C. Il primo vescovo di Nocera morì, forse, qualche secolo prima che S. Paolino fosse vescovo di Nola (anno 409). Quest’ultimo, quale pastore di quella diocesi, scrive di S. Prisco e del culto che gli si tributa anche nella diocesi di Nola, quamvis ille alia nucerinus episcopus urbe sederit. La leggenda lo vuole vescovo, primo della lunga serie sulla cattedra nocerina, al tempo dell’imperatore Nerone, affermando che con lui sarebbero caduti due martiri nocerini: Felice e Costanza. La leggenda narra, inoltre, che il Papa abbia fatto dono a Prisco di una grande vasca di marmo, che il santo avrebbe fatto trasportare a Nocera per mezzo di due “vaccarelle”. Tutto ciò in premio della sua dimostrata innocenza manifestata al Pontefice dalla presenza di angeli, quando quest’ultimo aveva chiamato Prisco a Roma, a seguito dell’accusa di eresia. Il corpo del santo vescovo di Nocera, dopo aver reso la sua anima a Dio, fu posto, in un umile sepolcro di pietra tufacea nella necropoli nocerina, situata nella zona fuori le mura della città. L’aumento della venerazione verso Prisco, costrinse a deporre il corpo del santo in un maestoso sarcofago, presso il quale si cominciò a recitare orazioni e a celebrare Sante Messe. E’ bene notare che i santi con il nome Prisco sono ben dieci nel mondo, alcuni dei quali sono vescovi e martiri. C’è un Prisco a Capua, martire; uno martire di Cesarea di Cappadocia del VI secolo; S. Prisco vescovo di Lione; S. Prisco martire di Sebaste; Prisco e compagni martiri in Gallia; Prisco martire in Cesarea di Palestina; S. Prisco martire con Martino e Nicola; Prisco martire di Roma e il nostro S. Prisco vescovo di Nocera. L’ultima ricognizione delle ossa di San Prisco fu effettuata il 23 aprile 1964. Con il permesso dell’allora vescovo S. E. Mons. Fortunato Zoppas, il celebre prof. Gastone Lambertini, direttore dell’Istituto di anatomia umana normale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Roma, aprì il sarcofago. Egli dichiarò che quei resti erano appartenuti ad un soggetto anziano di costituzione robusta, vissuto prima del trecento dell’Era Volgare. Il Martyrologium Romanum pone la data di culto al 16 settembre, mentre Nocera venera il santo come suo patrono principale con particolari festeggiamenti alla data del 9 maggio.
Autore: Raffaele Ferrentino
|