Quando mi sono accinto a mettere insieme queste notizie biografiche sull’Opera e sulla spiritualità di madre Caterina Troiani, non ho potuto fare a meno di pensare che questo nome è stato portato da tante sante e beate, gloria e vanto di tante città (ne ho contato una trentina, più dodici con processi per la beatificazione in corso).
Costanza Troiani, questo il suo nome di battesimo, nacque il 19 gennaio 1813 a Giuliano di Roma, che curiosamente, nonostante il suo nome romano, è invece in provincia di Frosinone.
Terza dei quattro figli di Tommaso Troiani e di Teresa Panici Cantoni, genitori benestanti; nacque e visse la sua infanzia nel periodo napoleonico, nel quale un anno dopo la sua nascita (nel 1814) veniva liberato il papa Pio VII, prigioniero di Napoleone a Fontainebleau.
La sofferenza si affacciò ben presto nella sua vita, quando aveva appena sei anni, rimase orfana della madre e quindi il 18 luglio 1816 per l’interessamento del vescovo di Ferentino, Patrignani, venne accolta nel Conservatorio delle Monache della Carità, sotto la Regola di S. Chiara, esistente a Ferentino come Scuola Pia dal 1803.
Qui Costanza Troiani crebbe in questo ambiente detto delle ‘Monachelle’, in cui si osservava una clausura vescovile, si viveva la spiritualità francescana e in cui le suore si dedicavano all’educazione e promozione delle ragazze, sia interne che esterne al Conservatorio.
Si edificava con la lettura delle Vite dei Santi, con una assidua preghiera e con il leggere pubblicazioni sulle attività missionarie che gradiva particolarmente. A sedici anni, l’8 dicembre 1829 vestì l’abito religioso delle Monache dello stesso Istituto, cambiando il nome in Maria Caterina di S. Rosa da Viterbo ed emettendo i voti un anno dopo il 16 dicembre 1830, già dopo la vestizione, il vescovo l’abilitò all’insegnamento e dopo la professione divenne segretaria.
Carica che le venne confermata dalla neo eletta badessa madre Maria Aloisia Castelli, per suo incarico, impiantò un archivio e scrisse la Cronaca degli avvenimenti principali del Monastero, a partire dall’anno della fondazione 1803 e fino al 1857.
È in prima linea a fianco della badessa nel difendere la fisionomia francescana e di clausura del monastero, sempre in bilico con il susseguirsi dei vescovi; e nell’opera di ottenere per l’Istituto l’approvazione pontificia; lei e madre Castelli la superiora, si recarono anche a Roma in due periodi di vari mesi.
Finalmente la sospirata e sofferta approvazione pontificia delle Costituzioni, arrivò il 17 giugno 1842; rieletta badessa nel 1843 madre Aloisia Castelli, Maria Caterina Troiani ne divenne la camerlenga, in pratica l’amministratrice.
Trascorrono nella pace e nel fervore dell’Istituzione delle Suore della Carità di S. Chiara, altri undici anni, in cui suor Caterina Troiani, affina la sua spiritualità, coltivando nel suo cuore una nuova chiamata, quella di rendersi disponibile per l’annuncio del Vangelo, a popoli al di là del mare italiano, allora si diceva: “al popolo d’oltremare” volendo indicare i popoli dell’Africa Settentrionale; tutto questo mentre si batteva per consolidare la struttura claustrale dell’Istituzione.
Nel 1852 arriva una richiesta personale del Vicario apostolico d’Egitto mons. Guasco, tramite il confessore delle monache padre Giuseppe Modena, reduce da una predicazione in quello Stato, di aprire al Cairo un monastero della Congregazione, sotto la dipendenza della Custodia di Terra Santa, con inizialmente due, tre suore di Ferentino, con lo scopo di dare un’educazione ed istruzione a fanciulle specie se povere, di qualsiasi colore, nazione e religione e per aprire anche una chiesa cattolica al rione dell’Esbekie.
Ma solo il 19 marzo 1858, dopo aver superate tantissime difficoltà, provenienti da ogni parte e con il consenso di tutte le autorità ecclesiastiche, si riesce a comprare la Casa Keldani al Cairo; madre Troiani è sempre in prima linea, battagliera, convinta dell’impresa, che veniva incontro alle sue segrete aspirazioni.
E così la superiora Castelli, madre Caterina Troiani ed altre tre suore di Ferentino, lasciano il monastero il 25 agosto 1859; il 4 settembre con la benedizione di papa Pio IX s’imbarcano a Civitavecchia, accompagnate da padre Giuseppe Modena.
Arrivate a Malta trovano la notizia che mons. Guasco, il delegato apostolico d’Egitto, che le aveva richieste e attendeva, era morto improvvisamente, suor Caterina rincuora le suore avvilite e le esorta a proseguire e quindi il 14 settembre 1859 le sei suore arrivano al Cairo, accolte da alcune persone precedentemente incaricate dal defunto vescovo; vengono condotte nella loro nuova casa di Clot Bey nel Cairo Nuovo, la loro prima tappa però sarà la chiesa cattolica del Muski, la loro parrocchia, gestita dai francescani che le accolgono con il canto del “Te Deum”.
Quasi subito la madre superiora Castelli, che guidava il gruppo, viene colpita da una malattia, che le appanna le facoltà intellettuali e suor Maria Caterina si ritrova a portare il peso delle opere missionarie, che si erano fruttuosamente avviate, come quella delle ‘morette’ e dei ‘trovatelli’ e la scuola con educandato che aveva visto aumentare le iscrizioni.
Le attività proseguirono mentre arrivò il nuovo delegato apostolico mons. Vujcic, il quale sostituì l’ammalata superiora con madre Caterina Troiani e nel contempo non ritenendo adatte le Costituzioni portate da Ferentino, scrive lui stesso un regolamento per la Comunità.
Il vescovo di Ferentino e le claustrali non accettarono la situazione e pertanto richiamarono le suore in Italia, adducendo vari motivi; a questo punto suor Caterina e le altre, già impegnate anima e corpo nell’attività missionaria, decidono di aderire alle disposizioni di mons. Vujcic e nel 1863 Caterina viene eletta superiora della Comunità ormai cresciuta in numero di suore e nonostante i suoi tentativi di riappacificazione, toccò proprio a lei sancire la separazione dal monastero d’origine.
Nel 1868 dopo vari accordi fra le autorità preposte, l’Ordine dei Frati Minori e la Congregazione di Propaganda Fide, la nuova Istituzione viene costituita canonicamente con il nome di Terziarie Francescane del Cairo; in seguito si chiameranno Suore Francescane Missionarie d’Egitto e poi dal 1950 prenderanno il nome di Suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria.
Madre Caterina Troiani sarà Madre Superiora Generale fino alla morte nel 1887. In tutti gli anni che guidò la nuova Fondazione allargò la sua Opera con nuove Case per l’assistenza e l’educazione delle infelici morette, concretatosi nella “Vigna di S. Giuseppe” per l’infanzia abbandonata; non si arrese davanti alle difficoltà continue, nemmeno quando i delegati apostolici avevano in animo di sostituire le francescane con suore di altri Ordini, superò le necessità per la conduzione e l’ingrandimento della Casa di Clot-Bey e per la costruzione di nuove, ricorrendo alla questua francescana presso i potenti della zona, sebbene di religione musulmana come il pascià vice-re del Cairo, il sultano di Costantinopoli e presso l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria.
Nel 1879 l’istituzione contava già sette Case sparse in Egitto, di cui due al Cairo e in cui alle numerose allieve delle Scuole e alle orfanelle ‘morette’ si insegnava l’arabo, l’italiano e il francese; inoltre i lavori tipicamente femminili, geografia, storia, aritmetica, pianoforte e canto; usando nell’insegnamento una prudenza encomiabile essendo fanciulle di diverse religioni; ancora vivente madre Caterina si aprirono altre Case a Gerusalemme, Malta, Roma, Montefiascone, Bormio, Milano.
Nei nostri tempi l’Opera si è diffusa in tutto il mondo, dagli USA al Brasile, dalla Cina all’Africa. Il suo zelo apostolico e la sua carità si esplicò soprattutto nelle due opere missionarie e sociali del Riscatto delle Morette, iniziata il 30 novembre 1860, in collaborazione con i due sacerdoti antischiavisti, don Olivieri e don Versi e quella dei trovatelli, iniziata il 1° gennaio 1872; di queste povere neonate ‘morette’ o fanciulle piccole abbandonate alla nascita o destinate negli ‘harem’ turchi, madre Caterina Troiani le accoglierà, dopo averle ricercate in tutti i modi, le alleverà pagando le balie, sistemerà quelle sopravvissute ai disagi; alla sua morte ne avrà salvate 1574.
La sua spiritualità, modellatasi in ambiente semiclaustrale, con spiccate note devozionali al S. Cuore, alle feste mariane, al patrocinio di s. Giuseppe, agli Angeli Custodi, a s. Francesco d’Assisi stigmatizzato, fu intonata a severe osservanze regolari, si allargò a più larghe visuali della carità evangelica apostolica, esercitata con felici riflessi sociali.
Nonostante il suo costante impegno di celare i doni naturali e soprannaturali di cui era stata arricchita dal Signore, si distinse dalle altre religiose nella pratica di tutte le virtù, tanto da imporsi loro come modello.
Concluse la sua laboriosa vita terrena il 6 maggio 1887 a 74 anni, venendo sepolta nel cimitero latino del Cairo, tra il compianto unanime di cristiani e di musulmani, da loro e dalle ‘morette’ chiamata la “Mamma bianca”, una grande folla partecipò ai solenni funerali.
La sua salma fu poi trasferita nella cappella di Clot-Bey e dal 3 novembre 1967 è nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria, annessa alla Casa generalizia di Roma. La sua fama di santità, aggiunta alla grande stima dimostratale dalle autorità civili egiziane, dai diplomatici e governanti europei, dalle benevolenze per lei e per le sue suore dei pontefici Pio IX e Leone XIII, furono determinanti per l’introduzione della causa per la sua canonizzazione, a partire dal 1937.
È stata beatificata il 14 aprile 1985 da papa Giovanni Paolo II, la sua celebrazione liturgica è al 6 maggio.
Autore: Antonio Borrelli
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