Saragozza, 1441/2 – Saragozza, 17 settembre 1485
Martirologio Romano: A Saragozza nell’Aragona in Spagna, san Pietro de Arbués, sacerdote e martire: canonico regolare dell’Ordine di Sant’Agostino, lottò nel regno di Aragona contro le superstizioni e le eresie e morì percosso da alcuni inquisiti davanti all’altare della cattedrale.
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Nacque in una data imprecisata tra il 1441 ed il 1442. Suo padre, di nobile stirpe, si chiamava Antonio Arbues e sua madre Sancia Ruiz. Studiò filosofia probabilmente a Huesca. Completò, quindi, i suoi studi presso il collegio spagnolo di S. Clemente all’Università di Bologna. Qui, dunque, si laureò in teologia ed in diritto. Ritornato in Spagna, entrò tra i canonici regolari di S. Agostino in Saragozza, emettendo la sua professione religiosa nel 1474. In quel periodo, i sovrani cattolicissimi Ferdinando II d’Aragona ed Isabella di Castiglia avevano ottenuto da papa Sisto IV, il 1° novembre 1478, una bolla diretta ad istituire l'Inquisizione in Castiglia e ad autorizzare i Re Cattolici a nominare nei loro Stati alcuni inquisitori di fiducia con giurisdizione esclusivamente sui cristiani battezzati. I compiti del tribunale, quindi, erano diretti a ricercare gli eretici ed in particolare gli ebrei che, dopo aver ricevuto il battesimo, erano ritornati pubblicamente o segretamente alla loro fede giudaica (i c.d. marranos). Nessun ebreo, in quanto tale, quindi, poteva essere condannato o sottoposto a giudizio da parte dell’Inquisizione. Il famoso domenicano Tommaso de Torquemada, nel 1483, fu nominato Inquisitore Generale della Castiglia. Sulla persona di questo frate una certa storiografia ostile alla Chiesa ha costruito un’autentica leggenda nera, diffondendo numerose menzogne. Egli era confessore della Regina Isabella e fu uomo di costumi integerrimi, mite e liberale, nonché uno dei maggiori mecenati e protettori di artisti della sua epoca. Si impegnò anche, come Inquisitore, per ottenere ampie amnistie, come quella del 1484. Torquemada, informato della dottrina e delle virtù di Pietro, lo chiamò accanto a sé elevandolo al rango di inquisitore provinciale del Regno di Aragona. Era il 1484. Pietro svolse il compito affidatogli con zelo e con giustizia. Anche se i nemici dell’Inquisizione ed i detrattori della Chiesa lo accusarono di crudeltà, tuttavia è certo storicamente che egli non pronunciò mai alcuna sentenza di morte, facendo prevalere la misericordia e la pietà. I marranos, però, che egli aveva punito e stigmatizzato, lo odiavano e decisero, quindi, di eliminarlo. Una notte, mentre il buon Pietro era inginocchiato in preghiera dinanzi all’altare della Vergine Maria nella Chiesa metropolitana di Saragozza, dove era solito recitare l’ufficio divino con i suoi confratelli, fu aggredito da alcuni sicari e ferito mortalmente. La sua agonia durò due giorni. Finalmente, quindi, poté rendere l’anima a Dio, raggiungendo il premio dei giusti. Era il 17 settembre 1485. All’omicidio fece seguito un clamoroso processo che si concluse con l’emanazione di pene assai severe. Non fu possibile subito proclamare la santità di Pietro a causa della forte influenza dei marranos nella corte spagnola. Basti pensare che il cancelliere dell’intendenza del re Ferdinando, Luis de Santangel, era nipote di una persona coinvolta nell’omicidio. Il 17 aprile 1668, il Papa Alessandro VII permise la venerazione e la festa liturgica di Pietro in Saragozza e nei luoghi dove operava l’Inquisizione generale e quella provinciale aragonese. Fu canonizzato soltanto da Pio IX il 29 giugno 1867.
Autore: Francesco Patruno
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