689 - 16 novembre 759
Martirologio Romano: Nel territorio dell’odierna Svizzera, sant’Otmaro, abate, che nel luogo della cella costruita da san Gallo fondò un piccolo lebbrosario e un monastero sotto l’osservanza della regola di san Benedetto e, per averne difeso i diritti, fu poi deportato dai potenti vicini nell’isola di Werden sul Reno, dove morì esule.
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Su questo secondo fondatore dell'abbazia di San Gallo si conservano numerose fonti storiche antiche che illustrano sufficientemente la sua opera: documenti contemporanei esistenti nell'archivio dell'antica abbazia e inoltre, In Vita s. Otmari, scritti da Gozberto verso l'830 e rielaborata da Valafrido Stribone tra l'834 e l'838, la Relatio de miraculis, scritta di Isone tra l'864 e 867; infine molte indicizioni si trovano nel secondo libro della Vita s. Galli, di Valafrido e nei Casus s. Galli, scritti da Ratperto nel sec. IX. Secondo questi documenti Otmaro, un alemanno della regione del lago di Costanza, nacque verso il 689 e fu educato nella corte del governatore Vittore a Coira (Curia Raetorum) dove fu ordinato sacerdote e prese la direzione della chiesa di S. Forino, il conte Waltram lo chiamò nel 719 a S. Gallo, dove il santo irlandese Gallo aveva fondato un romitorio nel 612 e Otmaro vi costruì un monastero di cenobiti che dovevano sostituire gli antichi anacoreti. Il Liber Professionum conservato sino ad oggi ci trasmette i nomi di cinquantatre monaci del suo tempo. Da tutta l'Alemagna furono fatte allora al monastero ricche donazioni, di cui si conservano ancora i documenti originali. L'abate Otmaro esercitò con i suoi monaci la povertà, la pazienza, la fedeltà alla regola di s. Benedetto introdotta nel 747 in luogo dell'antica regola irlandese o di carattere misto e, inoltre, si distinse nella beneficenza verso i poveri e per lo spirito di sacrificio nel curare i malati. Eresse un albergo per i poveri e uno speciale ospedale per i lebbrosi, che volle curare personalmente. Il monastero diventò cosí un centro religioso e civile del ducato dell'Alemagna. Ma questo attirò su Otmaro il malvolere del re franco, Pipino, che voleva distruggere l'indipendenza della provincia, e l'invidia dei commissari franchi Warino e Rutardo. Inoltre il vescovo di Costanza Sidonio avanzò ingiuste pretese di possesso sul monastero per sé e per la sua diocesi. Questi nemici indussero l'infedele monaco Lamperto a rendere una falsa testimonianza, accusando il suo abate, che per quaranta anni aveva retto gloriosamente il monastero, di aver commesso adulterio. Otmaro fu perciò condannato in giudizio a morire di fame e infine esiliato nella piccola isola di Werd sul Reno, dove morì all'età di settant'anni, il 16 novembre 759, in completa solitudine. Dieci anni dopo i monaci riportarono le sue spoglie nel monastero di S. Gallo, dove nel 764 fu canonizzato dal vescovo Salomone I di Costanza. Nell'867 ebbe luogo la sua traslazione al tempio eretto in suo onore presso la chiesa abbaziale di S. Gallo e fin da allora incominciò il culto pubblico che si sviluppò in tutta l'Europa centrale. Il santo è venerato come patrono di ottantaquattro chiese e si conservano numerose copie della sua Vita e importanti rappresentazioni artistiche. Quale secondo fondatore di S. Gallo, insieme allo stesso Gallo, è venerato come patrono aeque principalis dell'antica abbazia e dell'attuale diocesi, dove si celebra la sua festa il 16 novembre, data della morte. E' invocato, inoltre, come patrono degli ammalati (specialmente bambini), dei calunniati e della Chiesa del silenzio. Nell'iconografia viene rappresentato con gli attributi episcopali e con un fiaschetto di vino che ricorda un racconto della Vita: quando i monaci portarono le sue spoglie verso S. Gallo, attraverso il lago di Costanza, il vino che avevano per rinfrancarsi sarebbe miracolosamente aumentato.
Autore: Johannes Duft
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