Nacque nella Bonifica Ferrarese nell’estate del 1906. A tre anni, un giorno di luglio, mentre seguiva i contadini nella fattoria diretta dal padre, si allontanò senza che nessuno se ne accorgesse; fu ritrovata dai familiari, dopo angosciose ricerche, priva di sensi, esposta al sole scottante e alle esalazioni del luogo. Sul suo corpo, divenuto nero, si aprirono piaghe che, invece di guarire, si approfondirono in modo inspiegabile sempre di più, e le si spense la vista. Rimase cieca per 7 anni e non potè frequentare la scuola per imparare a leggere e a scrivere, neanche quand’ebbe la vista, che riacquistò improvvisamente, ma sempre in misura molto limitata, mentre era già sul tavolo operatorio per l’asportazione di un occhio. Nonostante tutto, nell’animo suo non era penetrata la tristezza. Questa gioia e giovinezza interiore, che sprigionava dal suo cuore verso le anime, furono la ragione del suo irresistibile fascino. Più tardi pregò la “cara Immacolata” che si chiudessero le piaghe che non poteva nascondere alle creature, per non essere di fastidio. Aveva chiesto di “soffrire senza far soffrire” e l’ottenne insieme con “un poco di luce per i miei occhi che tanto soffrivano”. Aveva 16 anni quando, mentre era alla finestra di Rottanova (Ve), sentì una voce: “Tu sei la mia sposa; eccoti la nostra famiglia: il mondo”. Nel 1929 si trasferì in Piemonte, operò nell’Azione Cattolica di Testona e di Moncalieri, fu fondatrice di un asilo a Palera ed ebbe iniziative eucaristiche in vari luoghi. Durante la guerra mondiale e negli anni successivi operò all’oratorio S. Michele a Torino, tenuto dalle Suore Missionarie della Consolata. Vi dedicò dieci anni della sua eroica attività come semplice secolare, senza far parte della Congregazione religiosa, di sua privata iniziativa e per puro amore di Dio e delle anime, salvando l’istituzione e dandole un nuovo rifiorire. I malati la conobbero mirabile consolatrice sia negli ospedali che nei pellegrinaggi a Lourdes e a Loreto. Fu consigliera e formatrice di anime, nelle quali sapeva leggere fino in fondo per speciale carisma. Dotata di particolari doni di Dio, visse nascosta tutta la vita nelle occupazioni più umili, che non le impedivano di dettare pagine sublimi per elevatezza di pensieri e preziosità di insegnamenti. Morì tra indicibili sofferenze il 12 marzo 1954, aprendo le braccia in croce come le era stato predetto, dopo aver lasciato il patrimonio delle sue ricchezze spirituali alla famiglia delle Educatrici Apostole che aveva fondato in Torino, Via San Francesco da Paola, 42, sede dell’Opera di Nostra Signora Universale. Flora si era definita lei stessa “Figlia di Nostra Signora Universale”, descrivendone l’immagine e il nome.
Padre Giacomo Fissore I.M.C. già Direttore Spirituale Collegio Propaganda Fidae - Roma
Processo di Canonizzazione: 1960, 27 dicembre Il Cardinale Maurilio Fossati apre il Processo informativo diocesano sulla fama di santità, vita, virtù e miracoli di Flora Manfrinati 1976, 7 gennaio Il Cardinale Michele Pellegrino nomina il Tribunale per riprendere e chiudere il Processo ordinario sulla fama di santità, vita, virtù e miracoli di Flora Manfrinati 1996, 12 gennaio La Congregazione per le Cause dei Santi emana il Decreto sull’eroicità delle virtù di Flora Manfrinati.
PREGHIERA:
Padre santo e misericordioso, tu hai rivelato alla nostra sorella Flora Manfrinati la speranza che germoglia dalla croce e l’hai sostenuta nell’unire a Cristo crocifisso le sue molteplici sofferenze per dedicarsi generosamente all’apostolato.
Per intercessione della Vergine Maria, invocata come Nostra Signora Universale, effondi su di noi l’abbondanza dei doni dello Spirito Santo, perché ci sia dato di amare il nascondimento operoso, di cercare la sapienza che viene dall’alto e di riconoscere e valorizzare la dignità della donna nella famiglia, nella società e nella Chiesa.
Concedi a noi la grazia di veder esaudite Le preghiere che ti rivolgiamo E la gioia di poter onorare la nostra sorella Flora Nella schiera dei Beati. Per Cristo nostro Signore. Amen.
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