Dinklage (Münsterland – Germania), 16 marzo 1878 - Münster (Germania), 22 marzo 1946
Il cardinale Clemente Augusto von Galen fu profeta di speranza in tempi dolorosi per il popolo tedesco. Dopo aver svolto per diversi anni il ministero parrocchiale, venne nominato vescovo di Münster nel 1933. Riprodusse tra il clero e il popolo l'immagine evangelica del buon Pastore. Lottò apertamente contro gli errori del nazionalsocialismo e contro la violazione dei diritti dell'uomo e della Chiesa. Per il suo coraggio è stato chiamato "il Leone di Münster". Giovanni Paolo II lo ha dichiarato “venerabile” il 20 dicembre 2003. E' stato proclamato beato il 9 ottobre 2005.
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Il beato conte Clemens August von Galen nacque il 16 marzo 1878 nel castello di Dinklage presso Oldenburg. Undicesimo di 13 figli, ebbe la fortuna di crescere in una nobile famiglia cristiana, credente e praticante. Frequentò il liceo dei Gesuiti a Feldkirck e conseguì la maturità nel 1896 a Vectha. Conclusi gli studi a Freiburg (Svizzera), Innsbruck e Münster, Clemens August fu ordinato sacerdote il 28 maggio 1904 a Münster. Dopo una breve esperienza come vicario capitolare a Münster, venne nominato nel 1906 cappellano della chiesa di San Mattia in Berlino. Ebbe così inizio un periodo che si protrasse per ben 23 anni in cui svolse il suo ministero presbiterale nell’allora capitale prussiana. Dopo alcuni anni come parroco di San Clemente, venne poi trasferito alla chiesa di San Mattia di Berlino–Schöneberg. Con i suoi parrocchiani condivise i difficili anni della Prima Guerra Mondiale, i tumulti del dopoguerra, nonché un certo periodo dell’epoca di Weimer. La situazione della diaspora verificatesi allora nella capitale mise il curato di fronte a gravose esigenze pastorali. Nel 1929 poi ricevette la nomina a parroco della chiesa di San Lamberto a Münster, ma qui dopo la morte del vescovo Johannes Poggenburg, il conte Von Galen fu eletto alla sede episcopale della città. Il 28 ottobre 1933 ricevette dunque la consacrazione e scelse come motto: “Nec Laudibus, Nec Timore” (non con le lodi né con la minaccia devio dalle vie di Dio). Sin dalla sua prima lettera pastorale, durante la Quaresima del 1934, il novello vescovo non esitò a smascherare l’ideologia neopagana insita nel nazionalsocialismo. Ancora negli anni seguenti continuò a prendere posizione in favore della libertà della Chiesa e delle associazioni cattoliche e per la salvaguardia dell’insegnamento della religione nelle scuole. Decisiva si rivelò una sua predica tenuta nel duomo di Xanten nella primavera del 1936, in cui sferrò apertamente alcune pesanti accuse al regime nazionalsocialista: discriminazione, imprigionamento ed addirittura uccisione di cristiani in odio alla loro fede. Il Papa Pio XI invitò a Roma nel gennaio 1937 molti vescovi, tra i quali appunto monsignor Von Galen, per discutere con loro dell’evolversi della situazione tedesca e per redigere l’enciclica “Mit Brennender Sorge”, in cui si accusò dinnanzi all’opinione pubblica mondiale il crescente regime nazionalsocialista. Eco mondiale trovarono poi anche, quali apici ella sua resistenza, tre prediche tenute dal beato vescovo presso la chiesa di San Lamberto il 13 luglio 1941 ed il 3 agosto 1941, nonché nella chiesa di Nostra Signora in Überwasser in Münster del 20 luglio 1941. In tali occasioni non mancò di denunciare le violazioni compiute dallo Stato e di rivendicare il diritto alla vita, all’inviolabilità ed alla libertà dei suoi fedeli. Condannò inoltre aspramente la teoria dell’uccisione delle vite vite improduttive e senza valore. Il regime si sentì profondamente colpito nell’intimo ed ipotizzò l’arresto e l’omicidio di Von Galen. Si temette però che la popolazione cattolica della diocesi di Münster si fosse prontamente ribellata e si optò allora per deportare nei campi di concentramento ben 24 sacerdoti secolari e 18 religiosi, tra i quali poi una decina morirono martiri. Il vescovo si dimostrò angustiato per questa abominevole sostituzione. Nei difficili mesi del dopoguerra Clemens August von Galen continuò ad essere il punto di riferimento di tutti coloro che si trovavano in un qualsiasi stato di necessità e di precarietà. Il pontefice Pio XII gli conferì il 18 febbraio 1946 la porpora cardinalizia, rendendo così omaggio alla condotta intrepida mantenuta durante la dittatura. Il popolo che gremiva la basilica di San Pietro lo acclamò quale “Leone di Münster”. Il 16 marzo 1946, al suo ritorno a Münster, il novello cardinale Von Galen fu accolto da un’immensa folla entusiasta. Davanti alle rovine della cattedrale distrutta pronunciò il suo ultimo discorso, prima di ammalarsi e di morire il 22 marzo successivo. Ricevette sepoltura nella Ludgeruskapelle del duomo distrutto. Modello di cristiana franchezza, la sua posizione di credente al cospetto di Dio costituì il fondamento della sua intrepida testimonianza dinnanzi agli uomini. L’inflessibile opposizione del cardinale tedesco contro le ingiustizie e la disumanità del nazionalsocialismo non sarebbero giustificabili se non con la forza dalla sua profonda fede. Uomo profondamente devoto, le sue lettere personali tramandano infatti una testimonianza impressionante. In uno dei suoi primi atti ufficiali come vescovo di Münster fondò infatti l’Eterna Devozione presso la chiesa di Servatius. Era solito inoltre compiere in solitudine e di buon mattino un breve pellegrinaggio verso Telgte, onde supplicare l’aiuto e la protezione della Vergine Maria verso la sua diocesi ed il proprio operato. Fedele e sollecito nell’accostarsi al Sacramento della Riconciliazione, tornò sempre ad orientare la sua coscienza verso Dio. Il novello beato può dunque tornare ad essere ancora oggi un modello di franchezza cristiana, non più contro un tiranno nella forma di un dittatore e del suo partito, quanto piuttosto contro la dittatura del “sì” alla moda ed all’opinione pubblica, e può concretamente indicare a quale fonte attingere la forza necessaria, cioè la fede e la devozione. Giovanni Paolo II lo dichiarò “venerabile” il 20 dicembre 2003 ed esattamente un anno dopo riconobbe un miracolo attribuito alla sua intercessione. In seguito alla morte del papa la beatificazione fu rinviata, per essere dunque celebrata in San Pietro il 9 ottobre 2005 sotto il pontificato di Benedetto XVI.
Autore: Fabio Arduino
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