Isole Orcadi, Regno Unito, 1075 – Egilsay, Regno Unito, 1116
Nasce attorno al 1075 da Erling, uno dei due gemelli vichinghi che furono conti delle Isole Orcadi nella seconda metà del secolo XI. Viene coinvolto nelle battaglie causate, assieme ai norvegesi, dal cugino esiliato, Haakon. Magno, però, non vuole combattere e viene fatto prigioniero. Riesce però a fuggire in Scozia dove inizia un cammino di conversione e di penitenza. Quando Haakon tenta ancora di impadronirsi illegittimamente del potere Magno guida un esercito contro di lui. Per breve tempo i due riescono a coabitare in una tregua. Ma Haakon, pur sempre intenzionato ad eliminare il cugino, lo invita ingannevolmente ad una conferenza di pace. Riesce così a farlo uccidere ad Egilsay e Magno, rifiutando di difendersi, muore pregando per i suoi assassini. (Avvenire)
Patronato: Isole Orcadi
Emblema: Palma, Nave
Martirologio Romano: In Scozia, san Magno, martire, che, conte delle isole Orcadi, abbracciò la fede cristiana; respinto dal re di Norvegia per aver protestato contro l’arroganza del suo popolo, fu poi trucidato con malvagio inganno mentre si recava inerme a trattare la pace con il cugino suo rivale nel dominio dell’isola.
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Magno nacque nel 1075 circa da Erling, uno dei due gemelli vichinghi che furono conti delle Isole Orcadi nella seconda metà del secolo XI. Pare sia stato un pirata anteriormente alla sua conversione al cristianesimo. Invece Haakon, figlio dell’altro gemello Paolo, fu esiliato presso la corte di Norvegia al fine di interdirlo nel suo vizio di immischiarsi nella politica della sua patria. Questi meditò però di vendicarsi e convinse il sovrano norvegese ad intraprendere una battaglia contro le Orcadi. Magno si vide così costretto a partecipare a violente incursioni sulle coste occidentali della Scozia e dell’Inghilterra. Giunta sino ad Anglesey, la flotta norvegese si scontrò con quelle inglese e gallese, ma Magno si riservò di non combattere contro chi non aveva alcuna colpa nei suoi confronti. Fatto dunque prigioniero in una delle navi, riuscì fortunatamente a scappare in Scozia. Pentitosi della sua vita precedente, iniziò un periodo all’insegna della preghiera e della penitenza.
Resosi vacante il governo delle Orcadi, Haakon tentò di impadronirsi illegittimamente del potere e Magno non esitò allora a guidare un esercito contro di lui. Per breve tempo i due riuscirono a coabitare in una tregua non propriamente pacifica. Ma Haakon, pur sempre intenzionato ad eliminare il cugino, lo invitò ingannevolmente ad una conferenza di pace. Riuscì così a farlo uccidere ad Egilsay e Magno, rifiutando di difendersi, morì in atteggiamento di preghiera verso i suoi assassini. Da tale episodio ebbe origine la venerazione nei suoi confronti come “martire” e la vicenda di San Magno divenne dunque paragonabile a quella di altri santi sovrani, in cui il concetto di martirio è stato dunque esteso a casi di morte violenta a causa della giustizia, “per testimonium caritatis heroicis”.
Inizialmente sepolto nella Christ Churc di Birsay e nel 1136 le sue reliquie furono traslate nella cattedrale di Kirkwall, nelle Orcadi, che gli fu dedicata. Qui furono rinvenute delle ossa durante gli scavi compiuti nel 1919 e furono ritenute essere proprio di San Magno. Il suo culto è diffuso in Scozia, in Islanda e nelle Isole Faer Oer, ove numerosi miracoli furono lungo i secoli attribuiti alla sua potente intercessione.
Autore: Don Fabio Arduino
In un tempo come il nostro, in cui nella vecchia Europa la fede cristiana arretra sempre di più nei confronti di nuove forme di paganesimo, ovvero di idolatria, è impressionante vedere come invece in tempi antichi, nel “buio” Medioevo, l’annuncio cristiano arrivò negli angoli più sperduti del continente, del mondo allora conosciuto. Oggi va di moda parlare di periferie, ma già mille anni fa i cristiani sapevano bene che l’annuncio della Buona Novella andava portato fino agli estremi confini della terra, con un mandato missionario che veniva da Gesù Cristo stesso.
Avvenne così anche nell’estremo nord dell’Europa, nelle affascinanti Isole Orcadi situate a nord della Scozia. Verdi isole fredde, spazzate dal gelido vento del nord, dove la terra ha poco da offrire ai suoi abitanti, contadini e pescatori. Qui nasce attorno al 1075 Magnus, ovvero Magno, figlio di una famiglia di nobili guerrieri vichinghi, che avevano occupato da tempo quelle isolette. Suo padre, Erling, era uno dei due gemelli vichinghi che furono conti delle Isole Orcadi nella seconda metà del secolo XI. Pare fosse stato un pirata prima della sua conversione al cristianesimo. Aveva un cugino, di nome Haakon, figlio del gemello di suo padre, con forti ambizioni politiche. Fu dunque esiliato presso la corte di Norvegia al fine di impedirgli di tessere le sue trame di potere ai danni dei suoi stessi parenti.
Haakon tuttavia meditò di vendicarsi e convinse il sovrano norvegese a intraprendere una battaglia contro le Orcadi. Magno si vide così costretto a partecipare a violente incursioni sulle coste occidentali della Scozia e dell’Inghilterra. Giunta sino ad Anglesey, nel Galles, la flotta norvegese si scontrò con quelle inglese e gallese, ma Magno si riservò di non combattere contro chi non aveva alcuna colpa nei suoi confronti. Fatto dunque prigioniero in una delle navi, riuscì fortunatamente a fuggire in Scozia. Pentitosi della sua vita precedente, iniziò un periodo all’insegna della preghiera e della penitenza. Un tipo di scelta che ritroviamo spesso nella storia della Chiesa, da Martino di Tours a Ignazio di Loyola: il soldato che abbandona la spada per abbracciare la croce.
Ma per Magno sembrava difficile riuscire ad abbandonare definitivamente il mondo: quando Haakon tentò ancora di impadronirsi illegittimamente del potere, Magno fu chiamato dalla sua gente delle Orcadi a guidare un esercito contro di lui. Riuscì a imporre al cugino una tregua e stabilire una pace precaria. Haakon, sempre intenzionato ad eliminare il cugino, lo invitò ingannevolmente ad una conferenza di pace. Questa in realtà si rivelò un’imboscata. Circondato dai nemici, colui che era stato un grande guerriero, degno esponente della sua schiatta norrena, rifiutò di difendersi, e morì pregando per i suoi assassini. Da tale episodio ebbe origine la venerazione nei suoi confronti come “martire” e la vicenda di San Magno divenne dunque paragonabile a quella di altri santi sovrani, in cui il concetto di martirio è stato dunque esteso a casi di morte violenta a causa della giustizia, “per testimonium caritatis heroicis”.
Inizialmente sepolto nella Christ Church di Birsay, nel 1136 le sue reliquie furono traslate nella cattedrale di Kirkwall, il capoluogo delle Orcadi, che gli fu dedicata. La cattedrale venne poi distrutta dalla furia iconoclasta dei riformatori, quando nel XVI secolo la Scozia, e di conseguenza le Orcadi che da piccolo regno vichingo erano in seguito diventate parte del regno scozzese, conobbero la violenta predicazione del calvinista John Knox, fondatore della chiesa presbiteriana. Il cattolicesimo sopravvisse in alcune parti della terra di William Wallace, ma non nelle Orcadi.
La vita di Magnus venne raccontata anche in due saghe tramandate oralmente nella versione isolana della Orkneyinga saga (Saga delle Orcadi) e vi è anche una preghiera a lui indirizzata e redatta sia in gaelico che in latino. George Mackay Brown, importante scrittore scozzese del ‘900, convertito al Cattolicesimo, lo immortalò in un suo romanzo. Un secolo fa, nel 1919, vennero effettuati degli scavi tra le rovine dell’antica cattedrale, e in tale occasione furono rinvenute delle ossa, che gli studiosi essere proprio di San Magno.
Il suo culto è diffuso in Scozia, in Islanda e nelle Isole Faer Oer, ove numerosi miracoli furono lungo i secoli attribuiti alla sua potente intercessione. Nelle isole Orcadi una piccola presenza cattolica è tornata a vivere a partire dalla fine del XIX secolo, ed esiste ad oggi un piccolo gregge di cattolici, compresa una comunità monastica, una minoranza fedele alla Tradizione che testimonia al mondo la fede coraggiosa di una storia di Fede che prese vita da un uomo di Dio come San Magno.
Autore: Paolo Gulisano
Fonte:
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www.paologulisano.com
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