Sembra che Teonesto fosse un membro della primitiva comunità cristiana di Vercelli, precedente l'episcopato di Eusebio e forse anche la pace costantiniana, che testimoniò col sacrificio della propria vita la sua fede. Dopo il martirio, la sua salma venne sepolta in un area cimiteriale ove trovavano posto deposizioni cristiane e pagane, senza particolari distinzioni. Sembrerebbe che Eusebio abbia eretto egli stesso il sacello in cui riposavano i resti del santo, poi ingrandito e trasformato già alla fine del IV secolo nella prima basilica eusebiana. Oggi le reliquie del santo vengono conservate in una nicchia posta sopra l'altare della Madonna dello Schiaffo, nel duomo vercellese. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Vercelli, san Teonesto, martire, in cui onore il vescovo sant’Eusebio costruì una basilica.
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Unica fonte antica che ricorda San Teonesto è la vita del santo vescovo vercellese Eusebio, in cui si ricorda come il presule desiderò essere sepolto presso le reliquie del martire, venerate in un sacello nella zona sepolcrale fuori le mura della città di Vercelli. Occorre chiedersi quali indicazioni trarre da questa scarsa notizia per cercare di ricostruire l’identità del santo, per altro sconosciuto a qualsiasi altra fonte agiografica. Il testo della Vita Eusebii, sopra menzionato, è da collocare nell’VIII secolo, un epoca già molto distante dai fatti che descrive, fatto che ne pregiudica in alcuni casi l’attendibilità storica. Sembrerebbe che Eusebio avesse eretto egli stesso il sacello in cui riposavano i resti del santo, poi ingrandito e trasformato già alla fine del IV secolo nella prima basilica eusebiana. Quando, alla fine del XVI secolo, la struttura della chiesa venne progressivamente demolita per lasciare il posto all’attuale cattedrale, si rinvennero anche le sepolture del santo vescovo e di Teonesto, una accanto all’altra come Eusebio aveva desiderato. Sulla tomba del martire vi era un’iscrizione cruciforme, oggi purtroppo perduta: S. MARTIR THEONESTUS, giudicata dal Bruzza dell’epoca eusebiana. Se tale datazione risultasse corretta, si potrebbe ritenere il santo un membro della primitiva comunità cristiana vercellese, precedente l’episcopato di Eusebio e forse anche la pace costantiniana, che testimoniò col sacrificio della propria vita la sua fede. Dopo il martirio, la sua salma venne sepolta in un area cimiteriale ove trovavano posto deposizioni cristiane e pagane, senza particolari distinzioni; inoltre l’iscrizione lascerebbe supporre che la tomba contenesse l’intero corpo del santo e non solo ne conservasse delle reliquie. Quest’ultima ipotesi potrebbe trovare conferma solo analizzando scientificamente i resti attribuiti a Teonesto, oggi conservati in una nicchia posta sopra l’altare della Madonna dello Schiaffo, nel duomo vercellese. Se dunque non si trattasse solo di parziali reliquie, ma di resti corporei di una certa consistenza, si potrebbe ritenere proprio Vercelli il luogo in cui il santo morì e pertanto escludere le ipotesi di chi lo vorrebbe identificare con l’omonimo e leggendario vescovo ucciso dagli ariani ad Altino, in Veneto, insieme ad altri compagni. Al contrario, essendo ormai comprovato che la narrazione agiografica di quest’ultimo santo non è altro che un racconto che accomuna in una sola fantasiosa narrazione santi venerati in diverse località (Albano a Magonza, Orso ad Aosta), si potrebbe ipotizzare che sia stato proprio il santo vercellese ad essere stato trasformato nel vescovo itinerante. Nella città e nella diocesi di Vercelli Teonesto, pur venendo ancora celebrato liturgicamente il 20 di novembre, non godette mai di particolare venerazione, tanto che la sua iconografia è del tutto inesistente, non conoscendosi attualmente opere che lo riproducano, né il suo nome venne mai associato a qualche particolare patronato. Paradossalmente però sono forse queste scarne ed essenziali notizie che garantiscono, più di incontrollabili e poco credibili leggende, l’autenticità della memoria cultuale che riguarda San Teonesto.
Autore: Damiano Pomi
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