Ercolano, Napoli, 17 giugno 1856 – 27 dicembre 1925
Giuseppe D’Antonio nacque il 17 giugno 1856 a Resina, l’odierna Ercolano, quarto di sedici figli. Seguì il padre nel lavoro come scalpellino, lavorando il basalto (la pietra lavica del Vesuvio) per lastricare le strade. Aiutato da alcuni sacerdoti, poté avere un’istruzione elementare e maturò la vocazione al sacerdozio. L’11 maggio 1883, dopi una lunga ferma militare, divenne alunno esterno del Seminario Arcivescovile di Napoli. Fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1887, dopo quattro anni di studio accelerato e intenso. Don Giuseppe trascorse i trentasette anni del suo ministero nella chiesa di Santa Maria della Consolazione e Sant’Agostino a Resina, come cappellano, vicario e rettore. Restaurò la chiesa, dotandola di un organo a canne, e non dimenticò i suoi trascorsi, coltivando la formazione umana e spirituale degli operai. Per umiltà e per l’età avanzata rifiutò di diventare il primo parroco della chiesa della Consolazione. Morì a Resina il 27 dicembre 1925, per le conseguenze di una broncopolmonite contratta durante i giorni di Natale. Il processo informativo diocesano della sua causa di beatificazione e canonizzazione si svolse a Napoli dal 12 dicembre 1934 all’ottobre 1955. I resti mortali di don Giuseppe riposano dal 1935 nella chiesa di Santa Maria della Consolazione e Sant’Agostino, in corso Resina 15.
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Giuseppe, quarto dei sedici figli di Geremia D’Antonio e Annunziata Jacomino, nacque il 17 giugno 1856 a Resina, come si chiamava fino al 1969 Ercolano, in provincia e diocesi di Napoli. A causa delle disagiate condizioni familiari, fu costretto ad intraprendere, seguendo il padre, l’umile e pesante lavoro di scalpellino del basalto vesuviano, allora una delle poche risorse del popoloso Comune di Resina. Di pari passo, però, riuscì ad apprendere da alcuni sacerdoti di Ercolano, con lezioni serali, le prime nozioni dell’istruzione elementare, associate ai principi della vita cristiana. Frequentò sempre la chiesa di Santa Maria della Consolazione e Sant’Agostino (fondata dagli Agostiniani nel 1613), il cui rettore dal 1866 al 1890, don Daniele Scognamiglio, fu suo direttore spirituale. Giuseppe trascorreva il tempo libero in chiesa, dove imparò a suonare l’armonium, aiutando così don Daniele nel rendere le funzioni più solenni. In cuor suo sbocciò la vocazione allo stato sacerdotale, ma solo dopo la prolungata ferma militare, di ben trentuno mesi, vestì l’abito di alunno esterno del Seminario Arcivescovile di Napoli, l’11 maggio 1883. Per la sua età non più giovanissima, tutti i seminaristi lo chiamavano “il nonno”, ma Giuseppe, che appariva semplice come un bambino, non pensava che a crescere nell’amore di Dio e a impegnarsi nello studio. Dopo un corso accelerato di studi specifici, durato quattro anni, fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1887, a trentun anni e mezzo. Fu quasi subito destinato come cappellano nella chiesa di Santa Maria della Consolazione, che arricchì di opere d’arte e, nel 1913, di un magnifico organo polifonico a canne, facendola diventare una delle più belle della zona vesuviana. Conquistò l’ammirazione e la stima del popolo di Resina, che lo chiamava “’o santariello”, ossia “il piccolo santo”, forse per la sua bassa statura. Don Giuseppe appariva distaccato dai beni terreni, non esitando a privarsene per donare a chi avesse bisogno. Proveniente dal duro mondo del lavoro manuale, non dimenticò, nella sua opera pastorale, la cura per gli operai. Diffuse la devozione al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna, fondò varie associazioni religiose e leghe operaie e aiutò la formazione umana e spirituale di quanti erano per esempio addetti alla realizzazione degli stucchi lucidi, cioè di quegli stucchi tanto utilizzati nelle chiese e nei palazzi dell’epoca che, grazie a una particolare tecnica di esecuzione, davano l’illusione del marmo. Il sabato sera, gli operai di Resina venivano radunati da lui nella chiesa della Consolazione e nei locali attigui, per esercizi spirituali, funzioni, catechesi, convegni, confessioni, celebrazione della Messa e Comunione. Quando nel 1925 l’arcivescovo di Napoli, cardinal Alessio Ascalesi, propose di erigere la chiesa di Santa Maria della Consolazione a parrocchia, don Giuseppe, che ne era stato cappellano, vicario e rettore, rifiutò umilmente la carica di parroco, anche perché aveva quasi settant’anni. Nel periodo di Natale dello stesso anno, don Giuseppe percorse ogni giorno a piedi la strada da casa sua alla chiesa della Consolazione, nonostante la pioggia e il freddo. Contrasse in breve una broncopolmonite, che lo portò alla morte il 27 dicembre 1925. Dopo i funerali, che furono un’apoteosi, fu sepolto nel cimitero cittadino. Dieci anni dopo, nel dicembre 1935, i suoi resti mortali furono traslati a sinistra dell’ingresso della chiesa della Consolazione, eretta a parrocchia nel novembre 1929, dove don Giuseppe aveva vissuto trentasette anni di missione pastorale. Il processo informativo diocesano della sua causa di beatificazione e canonizzazione si svolse a Napoli: aperto il 12 dicembre 1934, fu chiuso nell’ottobre 1955. L’11 luglio 1957 gli atti del processo passarono alla Congregazione delle Cause dei Santi.
Autore: Antonio Borrelli
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