Costantinopoli, 634 circa – Platanion, 732
Da semplice chierico a patriarca, Germano a Costantinopoli si fa alcuni nemici, specie per il ritiro dell’appoggio all’eresia monotelita e per la strenua lotta all’iconoclastia. Stimato invece da Papa Gregorio II per la sua difesa dell’ortodossia, muore a Platanion nel 732 all’età di 98 anni.
Martirologio Romano: A Costantinopoli, san Germano, vescovo, insigne per dottrina e virtù, che con il coraggio della fede rimproverò l’imperatore Leone l’Isaurico per aver promulgato l’editto contro le sacre immagini.
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San Germano era figlio di un senatore di Costantinopoli e venne educato come chierico. Ricevuta l’ordinazione presbiterale, divenne in seguito decano del clero della celebre basilica di Santa Sofia. La sua vita giunse a sfiorare il secolo, ma ben poco sappiamo della sua vita prima del compimento dei sessant’anni. Fu uno dei promotori del sinodo “Trullano” nel 692, in cui si consolidarono le decisioni dei precedenti concili con l’aggiunta di alcuni decreti disciplinari. Subito dopo Germano fu eletto alla sede arcivescovile di Cizico, odierna città turca di Kapidagi, sul Mar di Marmara.
Talune fonti sostengono che al sinodo del 712, sotto pressione da parte dell’imperatore, avrebbe firmato un documento che tentava di riabilitare l’eresia monotelita: se davvero ciò accadde, ritrattò comunque ben presto per tornare in seno all’ortodossia. Nel 715 infatti, in seguito alla sua nomina a patriarca di Costantinopoli, convocò immediatamente un sinodo che proclamò la fede cattolica, rigettando fermamente l’insegnamento monotelita. Anche così, però, non riuscì purtroppo a liberarsi dalle interferenze degli imperatori bizantini in materia dottrinale.
Nel 725 l’imperatore Leone III Isaurico emise il primo editto iconoclasta, cioè volto a vietare la venerazione delle immagini e delle icone, dunque anche alla loro distruzione. Ciò contribuì ad alimentare profonde controversie nelle Chiese orientali, che si protrassero per ben un secolo. Germano, nei cinque mesi successivi, fu il principale oppositore dell’iconoclastia imperiale e chiese a tal scopo il sostegno del papa di Roma. Nel 730 fu infine costretto dall’imperatore a dimettersi ed a ritirarsi a Platanion per il resto dei suoi giorni.
Scrittore di grande valore, molte delle sue opere furono oggetto di distruzione per ordine imperiale. Quelle conservate includono quattro lettere dogmatiche, dedicate principalmente alla questione del culto delle icone, e sette omelie a carattere mariano, ove è ripetutamente sottolineata la sua mediazione generale nella concessione dei doni soprannaturali e la sua purezza personale in una forma che pare quasi prefigurare la dottrina cattolica dell’Immacolata Concezione.
La posizione ortodossa di Germano verso la venerazione delle icone fu sottolineata dal papa Gregorio II, apprezzando la sua difesa dell’insegnamento ortodosso: “Le icone sono la storia per immagini e tendono all’unica gloria del Padre celeste. Quando mostriamo venerazione alle rappresentazioni di Gesù Cristo non adoriamo i colori posti sul legno: noi veneriamo il Dio invisibile che è nel seno del Padre, lo adoriamo in Spirito e verità”.
Un’altra sua opera a noi pervenuta è invece di carattere storico e tratta delle eresie e dei sinodi. A lui appartiene probabilmente anche un’interpretazione della liturgia bizantina, per la quale compose anche alcuni pregevoli inni. Tra le sue opere andate perse, invece, compariva una difesa di San Gregorio di Nissa.
Il Martyrologium Romanum commemora San Germano, patriarca di Costantinopoli, al 12 maggio.
Autore: Fabio Arduino
Nasce intorno al 634 a Costantinopoli, Germano, figlio del senatore Giustiniano; viene educato come chierico, poi diviene decano della celebre Basilica di Santa Sofia e si mette in luce per la promozione del Sinodo Trullano del 692 in cui vengono ribadite tutte le decisioni dottrinali prese nei Concili fino ad allora celebrati. Infatti questo Santo si caratterizzerà soprattutto per la sua difesa della purezza della fede. Splendide, a tal proposito, le parole riservate a San Germano da Papa Benedetto XVI nel corso dell’Udienza generale del 29 aprile 2009: “Questo Santo oggi ha da dirci tre cose: che c’è una certa visibilità di Dio nel mondo, nella Chiesa, che dobbiamo imparare a percepire. La seconda cosa è la bellezza e la dignità della liturgia. La terza cosa è amare la Chiesa. Nella Chiesa Dio parla con noi e ‘passeggia con noi’”.
L’ascesa di un chierico coraggioso
Diventato vescovo dell’allora Cizico, sul Mar di Marmara, sembra che nel 712 Germano, sotto pressione dell’imperatore, firmi un documento volto a ristabilire l’eresia monotelita, sostenitrice dell’unica volontà divina di Cristo. Nel 715, però, nominato Patriarca di Costantinopoli, il futuro Santo proclama con forza l’unica fede cattolica e diventa quel grande pilastro dell’ortodossia per cui viene ancora ricordato.
Contro il “partito” iconoclasta
Nel 725 l’imperatore d’Oriente Leone III Isaurico emette un primo editto iconoclasta, che di fatto vieta il culto delle immagini e delle icone. Era sua convinzione, infatti, che il consolidamento dell’impero dovesse iniziare proprio da una risistemazione della fede e da quello che lui considerava un rischio di idolatria. Tali spinte verso l’iconoclastia, in realtà, erano già presenti da anni nell’Impero bizantino, tanto da formare una vera e propria corrente cui purtroppo arrivano ad aderire anche alcuni vescovi. Germano però non ci sta. È il 7 gennaio del 730 quando prende posizione apertamente in una riunione pubblica, affermando di non volersi assolutamente piegare al volere dell’imperatore: secondo lui, le immagini fanno parte dell’ortodossia della nostra fede e ad essa appartengono con amore. Sarà difeso da Papa Gregorio II, che in suo appoggio arriva ad affermare che le icone sono “la Bibbia fatta a immagini”, ma ciò non basterà a evitare a Germano una sorta di esilio a Platanion, dove morirà vecchissimo e Santo.
Un mariologo ante litteram
Dal momento che l’imperatore fece bruciare quasi tutte le sue opere, di Germano scrittore ci resta poco, ma quel poco che ci resta ci fa capire di aver perso davvero tanto. Oltre a quattro lettere dogmatiche legate alla questione del culto delle icone, di lui possiamo leggere sette splendide omelie a carattere mariano, che hanno profondamente segnato la pietà e la devozione di intere generazioni di fedeli, sia in Oriente che in Occidente. Maria non è vista solo come mediatrice con il Signore per la concessione di doni e grazie, ma viene vissuta e cantata per la sua purezza, tanto che il pensiero di San Germano può essere considerato precursore del dogma dell’Immacolata Concezione stabilito solo nel 1854. Una delle omelie del Santo, inoltre, viene citata anche da Pio XII nella Costituzione Apostolica con cui stabilì il dogma dell’Assunzione della Vergine nel 1950.
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