Montepulciano, Siena, 1375 - Monticchiello, 9 maggio 1426
Nacque a Montepulciano nel 1375 e, dopo una giovinezza nell'Ordine dei Servi di Maria, si ritirò a vita eremitica sul Monte Amiata, emulando il Santo Filippo Benizi. La sua esistenza austera, trascorsa in una celletta rupestre, era scandita da digiuni, penitenze e colloqui con Dio. La fama di santità lo precedeva: si narra che liberasse gli indemoniati con il segno della Croce e che l'acqua da lui benedetta avesse poteri curativi. Intorno ai cinquant'anni, su ordine del Generale dei Servi, si trasferì a Monticchiello, dove morì nel 1426 tra prodigi e leggende. Le sue spoglie, venerate dalla popolazione, subirono vari trasferimenti e oggi riposano nella chiesa parrocchiale di Monticchiello. Beatificato nel 1829.
Martirologio Romano: Presso la cittadina di Monticchiello in Toscana, beato Benincasa da Montepulciano, religioso dell’Ordine dei Servi di Maria, che si ritirò nello speco del Monte Amiata in territorio senese, dove condusse una vita di penitenza.
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In alcuni testi è nominato come Giovanni Benincasa; ma il nome Benincasa, che significa di buon auspicio ma andato in disuso da molto tempo, ha preso il sopravvento e pertanto egli è conosciuto essenzialmente come Beato Benincasa.
Il primo autore di una sua biografia, l’Attavanti, lo cita come nativo di Firenze, ma in un codice del 1495, scritto da fra’ Francesco di Bartolomeo, è detto nativo di Montepulciano (Siena) e sembra che ciò sia attendibile, tanto che il Martirologio Romano, lo identifica proprio come beato Benincasa da Montepulciano.
Nacque nel 1375 e adolescente vestì l’abito dei Servi di Maria; a 25 anni decise di ritirarsi a vita solitaria e penitente sul Monte Amiata nel senese, nel luogo dove già san Filippo Benizi († 1285), grande propagatore dell’Ordine dei Servi di Maria, aveva vissuto da penitente.
Benincasa si costruì una celletta su una rupe della cima del monte presso i Bagni di S. Filippo e qui condusse vita eremitica, contento di un po’ di cibo portato dai suoi visitatori e che peraltro, egli ricambiava con oggetti lavorati a mano.
L’autore del codice dice, che Benincasa si macerava in grandi digiuni, facendosi vedere dai visitatori solo attraverso la finestra ma mai dalle donne; se era assalito dalle tentazioni della carne, pregava Dio di non allontanare la lotta, ma di dargli la forza per vincere il desiderio impuro; soleva dire: “Il Signore mi ha immerso nel fuoco per liberarmi dalla ruggine”.
La biografia del santo fu proseguita, dopo il codice di fra’ Francesco di Bartolomeo, da fra Michele Poccianti nel 1567. Si sa così che Benincasa liberò con il segno della Croce, alcune persone tormentate dagli spiriti maligni e gli ammalati guarivano bevendo l’acqua da lui benedetta.
Il Poccianti prosegue dicendo che Benincasa, giunto sui 50 anni, ricevé l’ordine dal Generale dei Servi di recarsi nel monastero di Monticchiello (Siena), villaggio non lontano dal luogo dov’era vissuto fino allora e dove morì il 9 maggio 1426, secondo gli Annali in quel momento tutte le campane si misero a suonare da sole.
In questa fase finale della vita di Benincasa, le notizie sono contraddittorie; in effetti il convento dei Servi di Montepulciano, aveva degli appezzamenti di terreno a Monticchiello sin dal 1282, ma un convento no, perché fu edificato solo nel 1474, quindi 68 anni dopo la sua morte.
Secondo il primo biografo l’Attavanti, che però non parla del Monte Amiata, egli visse a Monticchiello in Etruria da recluso, in una grotta ancora oggi visibile.
Il corpo dell’eremita appartenente all’Ordine dei Servi, fu deposto nella Chiesa di S. Martino di Monticchiello, di cui oggi non rimane traccia; gli abitanti del villaggio, grati e riconoscenti per i benefici ricevuti dal beato, nel 1494 eressero un convento per i Servi di Maria, attiguo a detta Chiesa di S. Martino.
Quando poi i religiosi, per cause oggi ignote, nel XVI secolo abbandonarono il convento con la chiesa, ebbero cura di deporre i resti del Beato Benincasa, nella chiesa parrocchiale di Monticchiello dedicata ai Santi Leonardo e Cristoforo.
I suoi resti venerati dalla popolazione sin dal primo momento della morte, subirono vari trasferimenti, in particolare nel palazzo vescovile di Pienza, per ritornare poi sopra l’altare di S. Antonio abate, nella suddetta chiesa di Monticchiello.
Nel 1822 e 1829, dietro richiesta del Padre Provinciale dei Servi della Toscana, ebbero luogo i primi processi per l’approvazione del culto del Beato Benincasa.
Il 23 dicembre 1829 papa Pio VIII ne confermò il culto. L’Ordine dei Servi di Maria lo celebra l’11 maggio, ma il Martirologio Romano, come pure a Monticchiello, riportano la sua festa il 9 maggio.
Autore: Antonio Borrelli
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