Capua (S. Maria Capua Vetere), † 449 ca.
Nel 430 Simmaco fu vescovo di Capua, l'antica città fondata nel VI secolo a.C. dagli etruschi, poi dominata dai sanniti, che assimilò la cultura etrusca, greca ed ellenistica. Simmaco fu il fondatore della basilica di Santa Maria Maggiore, sopravvissuta alla distruzione dei saraceni e diventata il nucleo iniziale della nuova città, la futura Santa Maria Capua Vetere, divenendone la Cattedrale. Simmaco sarebbe morto nel 449, dopo 19 anni di episcopato a Capua e il suo culto si mantenne sempre vivo. Dal 1313 comparvero i primi calendari che portano inserito il suo nome, ed erano inoltre presenti nel territorio capuano, varie chiese a lui intitolate, anche nelle forme popolari, Simo, Simmio, Simbrico. È patrono di Santa Maria Capua Vetere. (Avvenire)
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Approfonditi studi storici e cronologici, hanno accertato, tramite i vari studiosi della storia capuana, che san Simmaco fu vescovo dell’antica città di Capua nel 430 e morto nel 449 ca. Va fatta una premessa storica, quando si parla dell’antica città di Capua, ci si riferisce alla grande e famosa città fondata nel VI secolo a.C. dagli Etruschi, poi dominata dai Sanniti e che assimilò la cultura etrusca, greca ed ellenistica. Nel 343 a.C. era considerata, secondo Livio, la più grande e ricca città d’Italia; nel 338 entrò nell’orbita politica di Roma, con un’alternanza di alleanze, distacchi, scontri, concordati, distruzione, riedificazione e colonizzazione, fino al 456 d.C., quando fu devastata da Genserico re dei Vandali, risorta floridamente nell’VIII secolo, fu di nuovo distrutta dai Saraceni nell’840. Pertanto i profughi superstiti, nell’856 fondarono la nuova Capua in un luogo più sicuro, in un’ansa del fiume Volturno, e fu l’origine dell’attuale città di Capua. Sul posto dell’antica città, rimase solo la chiesa di S. Maria Maggiore, il Duomo attuale, attorno alla quale man mano si formò un modesto abitato, che dopo il 1315 prese il nome di Villa Sanctae Mariae Maioris, che divenne frazione di Capua fino al 1806 e divendando poi Comune autonomo col nome di Santa Maria Capua Vetere, i cui abitanti oggi sono il doppio di quelli della Capua attuale. Quindi s. Simmaco fu vescovo dell’antica Capua, oggi Santa Maria Capua Vetere e non dell’attuale Capua distante 35 km, ambedue oggi in provincia di Caserta. Il vescovo san Simmaco, fu il fondatore della Basilica di S. Maria Maggiore o S, Maria Suricorum, sopravvissuta poi alla distruzione dei Saraceni e diventata il nucleo iniziale della nuova città, la futura Santa Maria Capua Vetere, divenendone la Cattedrale. La basilica va messa in rapporto con quella eretta a Roma da papa Sisto III e con il Concilio di Efeso del 431, che proclamò la divina maternità di Maria. L’abside era adorna di un mosaico, andato completamente distrutto nel 1754, che rappresentava la Vergine col Bambino e nella sottostante fascia decorativa, recava l’iscrizione: “Sanctae Mariae Symmachus Episcopus”. L’esistenza del vescovo Simmaco, è attestata nella lettera “De obitu Paulini” del prete Uranio, che narra la visita dei vescovi Simmaco e Acindino, accorsi nel giugno 431 a far visita al morente vescovo della vicina Nola, san Paolino, morto poi tre giorni dopo. Simmaco sarebbe morto nel 449, dopo 19 anni di episcopato a Capua e il suo culto si mantenne vivo fino al XIV secolo, quando ebbe un forte incremento. Dal 1313 comparvero i primi calendari che portano inserito il suo nome, ed erano inoltre presenti nel territorio capuano, varie chiese a lui intitolate, anche nelle forme popolari, Simo, Simmio, Simbrico. Patrono di Santa Maria Capua Vetere, san Simmaco vescovo è festeggiato il 22 ottobre.
Autore: Antonio Borrelli
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