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1896 - 1936
Martirologio Romano: Vicino al villaggio di Vinalesa ancora nello stesso territorio, beato Aurelio (Giuseppe) Ample Alcaide, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che, nello stesso periodo, nella battaglia per la fede riportò il premio glorioso.
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Nacque il 3 febbraio 1896 a Vinalesa (Valencia), terzo dei sette figli che ebbero gli sposi D. Vicente Ample e Donna Manuela Alcaide. Fu battezzato il giorno dopo la nascita, cioè il 4 febbraio, nella parrocchia di san Honorato vescovo, e ricevette la Confermazione il 21 aprile 1899. Fece i primi studi nel Seminario serafico di Massamagrell (Valencia). Vestì l’abito cappuccino nel 1912; emise la professione temporanea il 10 agosto 1913 e quella perpetua il 18 dicembre 1917. Fu poi inviato a Roma per perfezionarsi negli studi e nella Città eterna venne ordinato sacerdote il 26 marzo 1921 dall’arcivescovo di Filipos, Mons. Giuseppe Palica. Ritornato in Spagna, venne nominato direttore dello Studentato di filosofia e teologia dei Cappuccini a Orihuela (Alicante), ufficio che svolse con prudenza e soddisfazione generale fino alla morte. “Tra i fedeli godeva fama di santo - disse di lui il sacerdote Operaio Diocesano D.Pascual Ortells - e a tale fama univa anche quella di saggio. Era fedele osservante di tutte le regole di san Francesco, e s’impegnava in modo totale nell’aiutare i suoi giovani in maniera che fossero perfetti religiosi”. Durante la rivoluzione del 1936 tutti i religiosi del convento di Orihuela si dispersero il 13 luglio. P. Aurelio cercò rifugio nella casa paterna a Vinalesa, nella quale, il 28 agosto, fu catturato dai miliziani e portato nel luogo della morte. Prima di essere ucciso esortò tutti i compagni a ben morire, diede loro l’assoluzione e aggiunse poi: “Gridate forte: Viva Cristo Re!”. Fu ucciso il 28 agosto 1936. Il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Foyos (Valencia), nelle cui vicinanze era stato ucciso. Passata la guerra civile, i suoi resti furono esumati e trasportati nel cimitero di Vinalesa il 17 settembre 1937. Attualmente riposano nella cappella dei martiri cappuccini del convento della Maddalena di Massamagrell. P. Aurelio conservò la disponibilità interiore, dal momento che fu catturato fino alla morte, mantenendosi in tutto fedele a Cristo. “Conservò la serenità fino all’ultimo momento - dice di lui Rafael Rodrigo, testimone del suo martirio - incoraggiando tutti noi che stavamo per morire. Quando tutto era ormai pronto per l’esecuzione, ci esortò a recitare la formula dell’atto di contrizione. Così facemmo; e quando il Servo di Dio stava recitando la formula dell’assoluzione un miliziano gli diede due schiaffi. Uno del gruppo dei miliziani disse al compagno di non lo schiaffeggiare più, perché non ne valeva la pena, dato il tempo di vita che ci restava. Il Servo di Dio rimase inalterato di fronte all’ingiuria e continuò l’assoluzione sino alla fine. Appena il Servo di Dio ebbe terminato il suo sacro dovere, risuonò una scarica e cademmo tutti ripetendo con lui il grido: ‘Viva Cristo Re!’”.
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