† 27 marzo 1098
Originario di Beauvais in Francia, partì per la prima crociata insieme al suo vescovo, Ruggero, che lo aveva investito cavaliere. Intorno al 1098 fu fatto prigioniero dai Mori e, rifiutatosi di rinnegare la fede cristiana, fu condannato alla decapitazione. Matteo chiese ed ottenne di rinviare l’esecuzione sino al Venerdì Santo. Il suo culto è prettamente locale e non ha mai ricevuto ufficiale conferma di culto da parte di alcun pontefice.
Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico
|
Nato nella città francese di Beauvais, il giovane Matteo si distinse per il suo valore e la sua fede incrollabile. In un'epoca di fermento religioso e di scontri epici, egli decise di rispondere al richiamo della Prima Crociata, unendosi alle schiere di cavalieri cristiani che combattevano per la liberazione della Terra Santa. Sotto la guida del suo vescovo e mentore, Ruggero, che lo aveva insignito del titolo di cavaliere, Matteo si distinse per il suo coraggio in battaglia e per la sua profonda devozione.
Tuttavia, il destino beffardo riservò al valoroso cavaliere una prova terribile. Intorno al 1098, Matteo fu catturato dai Mori, nemici giurati della cristianità. Posto di fronte all'ultimatum di abiurare la sua fede o subire la pena capitale, Matteo rimase saldo nella sua convinzione, dimostrando una forza d'animo e una tenacia inamovibili. La sua adamantina fede lo condannò alla decapitazione, una sentenza che egli affrontò con stoica serenità.
Con un ultimo atto di pietà e di speranza, Matteo chiese e ottenne di differire la sua esecuzione al Venerdì Santo, il giorno in cui Cristo stesso si era sacrificato per l'umanità. In quel giorno sacro, il cavaliere cristiano suggellò la sua testimonianza di fede con il martirio, versando il suo sangue per la causa di Cristo.
Autore: Franco Dieghi
|