Infanzia e famiglia
Luigi Raineri nacque a Torino il 19 novembre 1895. Era il terzo degli otto figli di Enrico Raineri e Angelica Carpignano: tre divennero religiosi dell’Ordine Domenicano, uno entrò tra i Fratelli delle Scuole Cristiane, mentre gli altri rimasero nel mondo. Venne battezzato nella chiesa parrocchiale degli Angeli Custodi cinque giorni dopo la nascita, il 24 novembre 1895: gli furono imposti i nomi di Luigi Cesare Paolo.
I genitori, profondamente religiosi, educarono i figli a una fede autentica. Luigi era un bambino molto vivace, che ogni tanto litigava coi fratelli. Fu iscritto alle elementari presso la scuola statale “Ricardi di Netro”, ma il suo rendimento scolastico, nei primi due anni delle elementari, fu piuttosto altalenante. Per questa ragione, dalla terza alla quinta elementare, fu allievo dell’istituto Andrea Doria dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
Il suo temperamento cominciò a cambiare quando venne ammesso ai Sacramenti: il 26 maggio 1904, quando era in terza elementare, ricevette la Cresima. Seguì, il 9 aprile 1905, la Prima Comunione. I frutti non tardarono a vedersi: se prima Luigi era insofferente verso alcuni compagni, imparò a sopportarli con pazienza. Anche i voti migliorarono di netto.
La vocazione
Proprio il suo inizialmente scarso rendimento scolastico fu la ragione per cui non gli venne concesso di farsi religioso tra i Domenicani, come aveva sperato. Nello stesso Ordine erano già entrati tre fratelli e uno zio, padre Reginaldo: fu lui a spiegargli che, forse, non era portato per la speculazione richiesta a un vero figlio di san Domenico.
Senza accantonare il suo desiderio, Luigi continuò la scuola. Nel tempo libero, frequentava la sua parrocchia, sia per le funzioni religiose cui prestava servizio come chierichetto, sia per le attività di svago proposte ai bambini e ai ragazzi. Di tanto in tanto andava a pregare anche nella chiesa di San Domenico, più distante da casa sua.
Tra i Barnabiti
Qualche tempo dopo, sua madre conobbe la madre di un religioso dell’Ordine dei Chierici Regolari di San Paolo, ovvero i Barnabiti: padre Giovanni Maria Semeria, molto famoso come predicatore e conferenziere (anche per lui è aperta la causa di beatificazione e canonizzazione). Parlando di lui in casa, fece incuriosire Luigi, che volle conoscere personalmente i Barnabiti.
Ebbe i primi contatti con loro nella parrocchia torinese di San Dalmazzo, precisamente con padre Giulio Giuseppe Cozzi. Il 1° novembre 1908, accompagnato da lui e dal padre, fu ammesso nella Scuola Apostolica dell’Ordine (la struttura dove si formavano i ragazzi che sembravano inclini alla vita religiosa) a Genova, annessa alla chiesa di San Bartolomeo degli Armeni. Continuò quindi gli studi presso l’istituto scolastico Vittorino da Feltre, tenuto dagli stessi Barnabiti.
Verso la metà dell’ultimo anno del ginnasio, però, Luigi fu colto dai dubbi. Aveva paura di non riuscire a perseverare nella scelta religiosa, anche se era certo che fosse quella la sua strada. Scrisse ai familiari chiedendo che pregassero per lui e si confidò col padre spirituale degli altri aspiranti, padre Mario Besana. Il suo consiglio fu di pregare tanto la Madonna nel successivo mese di maggio: Luigi lo fece e, da allora, non ebbe più turbamenti di quel genere.
Le tappe della formazione
Il 23 luglio 1913, Luigi partì per cominciare il noviziato. Dopo qualche visita ai familiari e ai fratelli religiosi, arrivò alla comunità di Santa Maria al Carrobiolo, a Monza, la sera del 25 luglio.
Il 31 ottobre successivo si svolse la cerimonia con cui i giovani barnabiti, ancora oggi, ripercorrono l’atto di umiltà con cui sant’Alessandro Sauli manifestò la propria determinazione a seguire Gesù sull’esempio del fondatore, sant’Antonio Maria Zaccaria. Sulle spalle di Luigi fu posta una croce di legno, ma per lui non fu un atto puramente esteriore o tradizionale: era il segno che doveva modellarsi ancora di più sulla completa dedizione che fu del Signore.
L’8 novembre, invece, fu rivestito dell’abito religioso, aggiungendo, come d’uso nell’Ordine, il nome di Maria a quello ricevuto nel Battesimo. Un anno dopo, professò i voti temporanei: già il giorno successivo fu inviato a Lodi, per concludere gli studi liceali.
Prima degli Esercizi Spirituali in preparazione alla professione temporanea, scrisse ai genitori: «Certo Dio vi benedirà per il sacrificio che avete fatto per i miei fratelli Domenicani e per me; ma state certi che ci avete messi in buone mani, dove, se non potremo aiutarvi materialmente, certamente però vi invochiamo le benedizioni di Dio, e soprattutto un bel posto in Paradiso, che è quello che importa soprattutto».
Stimato dai superiori e dai compagni
I superiori avevano una stima molto buona di Luigi. Il maestro di noviziato, padre Mario Giardini, lo metteva spesso alla prova con ordini a cui, ragionevolmente, avrebbe potuto obiettare: lui, invece, li eseguiva subito.
Anche i compagni, in maggior parte, gli volevano bene. Qualcuno lo aveva soprannominato “nonno”, sia per il tono di voce nasale che aveva, sia per il suo contegno serio e concentrato. Risultava spesso tra i primi nelle gare catechistiche, ma una volta finì primo a pari merito con un compagno: dopo un sorteggio, fu attribuita a lui la medaglia del vincitore. Dopo essersi accorto del dispiacere del secondo classificato, gli cedette il premio.
«Non sarò felice se non sarò santo»
Il massimo impegno di Luigi era quello di farsi santo, sfruttando tutti i mezzi a propria disposizione, ma senza risultare troppo distante dalle questioni della vita comunitaria. La sua lotta contro i difetti e i peccati anche veniali, non traspariva all’esterno: chi lo vedeva lo trovava lieto, operoso e sorridente.
In un suo quadernetto annotò: «Non sarò felice se non sarò santo; Signore, o religioso perfetto, o prendimi con Te; o santo quaggiù in terra, o santo in Paradiso». Aggiunse poi: «Se non ti fai santo è inutile che sia religioso, la tua vita non avrebbe un fine; farti santo e far del bene devono essere i tuoi pensieri; tutto il resto è vanità».
Nell’Italia della prima guerra mondiale
A preoccupare i giovani barnabiti e i loro superiori, come anche gli studenti di altri ordini e congregazioni e i seminaristi diocesani, c’era però la questione della leva militare, obbligatoria anche per loro.
Il 14 dicembre 1914 Luigi si sottopose alla visita medica, ma venne dichiarato rivedibile per ragioni di salute. Di lì a poco, il 25 maggio 1915, l’Italia entrò in guerra. Per questa ragione, il superiore generale dei Barnabiti, padre Pietro Vigorelli, decise di ammettere in anticipo agli ordini minori gli studenti del Liceo.
Il 18 settembre 1915, quindi, Luigi e alcuni compagni ricevettero la tonsura e i quattro Ordini Minori dal Beato cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano, nella cripta del Duomo della stessa città.
Il 9 ottobre 1915 don Luigi si sottopose a una seconda visita medica, ma anche allora fu esonerato dal servizio militare, con suo gran sollievo. La terza visita, il 13 giugno 1916, lo dichiarò invece idoneo. A quel punto, si dispose ad accettare che Dio voleva così. Scrisse ai suoi familiari: «Se mi dovesse capitare che una palla tedesca mi colpisse, io faccio bel bello un volo e vado nelle braccia di Dio e la Madonna mi aiuterà a fare bene il volo».
Proseguimento degli studi
Il 28 settembre 1916 don Luigi iniziò la sua nuova vita da militare. Il medico della caserma lo trovò così debole di costituzione da ottenergli una licenza per motivi di salute. Il 30 settembre fu inviato in ospedale, ma colse l’occasione per riprendere gli studi.
Il 24 ottobre, dunque, divenne allievo del Real Collegio Carlo Alberto, retto dai Barnabiti, occupandosi anche dei convittori più giovani come decano, ossia aiutante del prefetto. Cercava di educarli al meglio, anche se a volte era costretto a correggerli severamente. Il 26 marzo fu ammesso agli esami di maturità e li superò con voti discreti.
Allo scadere della licenza rientrò in caserma, ma ne ottenne subito altre sempre per motivi di salute. Poté così prendere parte agli Esercizi Spirituali e iniziare gli studi teologici a Roma.
Il desiderio di essere esentato dalla leva non venne meno: a questo scopo, don Luigi cominciò una novena all’allora Beato Francesco Saverio Maria Bianchi, che durante la propria vita si era battuto perché i chierici, barnabiti e non, venissero risparmiati dal servizio militare.
Proprio mentre era a Roma, il 24 ottobre 1917, venne a sapere che l’esercito austriaco aveva sfondato il fronte italiano a Caporetto. Ormai persuaso di dover servire la Patria, don Luigi ripartì per Torino il 2 novembre. Una settimana dopo seppe di essere stato destinato alla 10a Compagnia del 43° Reggimento Fanteria, con sede a Tortona e il 12 novembre cambiò l’abito religioso con la divisa del Regio Esercito Italiano.
Un “santino” in caserma
A Tortona conobbe san Luigi Orione e visitò la Casa della Divina Provvidenza, da lui fondata. Il suo dispiacere più grande era non poter partecipare alla Messa e ricevere l’Eucaristia tutti i giorni, per cui si accontentava della Comunione “di desiderio”.
L’ambiente in cui era venuto a trovarsi non era l’ideale per discorsi e atteggiamenti religiosi, ma s’impegnò a viverli e a trasmetterli: ad esempio, regalava libretti di preghiera e santini, oppure lasciava qualche consiglio morale, o ancora coinvolgeva i commilitoni che gli sembravano più vicini a imparare qualche canto, che lui avrebbe poi suonato con l’organo della chiesa di Santa Maria.
Il risultato fu che gli altri soldati lo soprannominarono “il santino”: bastava la sua presenza perché i discorsi sconvenienti terminassero. Oltre a quell’apostolato spicciolo, don Luigi si prestava a scrivere le lettere per i compagni analfabeti, così da far avere notizie ai loro cari.
In una delle lettere ai familiari descrisse, non senza umorismo, le condizioni in cui si trovava: «Questa notte ho pernottato sopra un po’ di paglia (ce n’era tanta che bisognava mettere gli occhiali per vederla), con le finestre aperte, cioè senza vetri, e un certo frescolino… e con la compagnia che Lei può immaginare. Il peggio è che sono partito sprovvisto di biancheria, perché non credevo tanta sollecitudine del Governo a mio riguardo. Tuttavia, vedo che il sacrificio delle comodità non mi costa troppo e ne ringrazio il Signore. Sto bene e sono allegro».
Al fronte sul Monte Grappa
Per sostenere un esame il 26 gennaio 1918, gli furono concessi alcuni giorni di licenza, dal 22 al 30 gennaio. Rientrato a Tortona, venne destinato alla Scuola Allievi Ufficiali di Caserta. Il 6 febbraio cominciò il corso per ufficiali di complemento, che concluse con la promozione, il 30 giugno, ad Aspirante Ufficiale.
L’11 luglio, destinato a Bra, venne assegnato al 74° Reggimento di Fanteria, ma tre giorni dopo cominciò un corso di perfezionamento a Lonigo. Il 21 agosto partì per il fronte: precisamente, dovette prestare servizio nel Battaglione Complementare della Brigata Lombardia, a Guardiaboschi, ai piedi del Monte Grappa. Con lui c’era il fratello Sandro, che tra i domenicani era diventato padre Gusmano.
Dal 26 agosto al 14 novembre seguì un corso per Mitraglieri a Brescia, soggiornando nella Casa del Clero tenuta dai Padri Oblati diocesani.
L’ultima obbedienza
Intanto, l’11 novembre, era stato stipulato l’armistizio che concludeva la guerra. Don Luigi, proprio quel giorno, aveva ricevuto l’ordine di partire per il 4° Reparto Mitraglieri Fiat, 670a Compagnia, dislocata a Montruglio presso Vicenza.
Il 14 novembre era di nuovo alle pendici del Monte Grappa, nel reparto degli Alpini a Castelcucco, presso Crespano e Paderno, in provincia di Treviso. Poiché gli fu ordinato di non lasciare la posizione, don Luigi, come suo solito, obbedì. Per due ore circa rimase in piedi, mentre soffiava il vento di tramontana.
La sua salute ne risentì pesantemente: il 20 novembre venne ricoverato nel 116° Ospedaletto da Campo a Crespano del Grappa. Suo fratello padre Gusmano ha testimoniato che chiese di ricevere i Sacramenti e, al sacerdote che l’assisteva, domandò di parlargli soltanto di Dio. Per quanto riguardava i familiari, invece, volle che la notizia della sua morte venisse comunicata loro dal superiore dei Barnabiti di San Dalmazzo a Torino.
Quattro giorni dopo, don Luigi rese l’anima a Dio. Il suo corpo venne sepolto nella tomba numero 114 del Campo B del cimitero militare di Crespano del Grappa, ma il 21 settembre 1923 venne trasferito ad Asti. Il 20 dicembre 1953 i resti mortali vennero traslati nella chiesa di Gesù Adolescente, annessa alla Casa Missionaria dei Barnabiti e ora parrocchia.
Le prime fasi della causa di beatificazione e canonizzazione
Il 28 settembre 1921, a quasi tre anni dalla morte di don Luigi, il superiore generale padre Pietro Vigorelli prese in considerazione l’idea di avviare la sua causa di beatificazione e canonizzazione: per questo scopo, fece pubblicare una sua biografia e i suoi scritti. I primi passi effettivi furono però mossi nel 1953: tre anni dopo, vennero pubblicati gli Articoli da parte del postulatore, secondo la prassi allora in vigore.
Nel 1958 fu avviata un’indagine preliminare nella diocesi di Asti, richiesta dalla diocesi di Genova, che aveva accolto con favore l’ipotesi di avviare la causa presso il proprio Tribunale ecclesiastico. Il processo ordinario informativo fu quindi aperto il 1° ottobre 1959 e chiuso il 21 dicembre 1962, integrato da due processi rogatoriali a Firenze e a Belém do Pará in Brasile.
Tra il 21 dicembre 1962 e il 28 marzo 1963 si tenne il processo sul non culto. Gli atti del processo diocesano e di quelli sugli scritti e sul non culto, trasmessi a Roma il 5 aprile 1963, vennero aperti il 29 aprile 1963. Il 9 febbraio 1967 fu firmato il decreto sugli scritti, mentre negli anni successivi vennero preparati il “Summarium” (1973) e l’“Informatio” introduttoria (10 settembre 1980). Il decreto di convalida del processo diocesano porta la data del 6 maggio 1988.
La discussione della “Positio” e il decreto sulle virtù eroiche
Intanto, però, le nuove normative in materia di cause di beatificazione e canonizzazione avevano reso necessario che la “Positio introductoria” diventasse la “Positio super virtutibus”, che fu consegnata l’11 ottobre 1990.
La discussione della “Positio” di don Luigi fu rimandata due volte, avendo ceduto il posto ad altre due cause. Con l’avvicinarsi del centenario della sua morte, l’Ordine dei Barnabiti, che comunque teneva alla sua causa, presentò formale richiesta alla Congregazione delle Cause dei Santi per abbreviare i tempi della discussione.
Nell’aprile 2018, quindi, i Consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi hanno esaminato la “Positio”, pronunciandosi a favore dell’eroicità delle virtù. Analogo parere positivo è stato emesso dai cardinali e dai vescovi membri della stessa Congregazione. Il 7 novembre 2018, infine, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui don Luigi Maria Raineri è stato dichiarato Venerabile.
Autore: Emilia Flocchini
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