M. Coens ha scoperto e pubblicato una Vita Rolendis (conservata in un ms. dell'abbazia di Gembloux-Bruxelles, Bi blioteca Reale, 5175-86, ff. 182v-184), databile alla fine del sec. XV o al principio del XVI. Essa dipen de certamente da un testo, oggi scomparso, che non doveva risalire oltre il sec. XIII. Si tratta di una operetta senza originalità, di mediocre tono let terario, priva di addentellati controllabili con la realtà storica, e inconsistente sul piano cronolo gico. Il suo unico interesse sta nel fatto che lo scritto riflette la tradizione locale esistente a Ger-pinnes al tempo della redazione del testo, « qualun que possa essere la vera identità di s. Rolenda e della lontana origine del culto di lei ». Rolenda sarebbe stata la figlia di Desiderius, re della Gallia: avendo scelto di restare vergine fuggi per evitare di dover sposare un principe irlandese, e, spossata dalla fatica, mori a Villers-Poterie (prov. di Hainaut, comp. di Char-leroi), lungo la strada che doveva portarla a Colo nia. Fu inumata a Gerpinnes, dove la regina, sua madre, si recò per rendere onore alla tomba. Questa la leggenda. La verità storica poi non consente l'identificazione di Desiderius con l'omo nimo re dei Longobardi, una figlia del quale, Ro lenda, avrebbe sposato Carlomagno, e sarebbe stata ripudiata, un anno dopo le nozze, per la sua steri lità. Come prova di questa tesi, si è addotto il fat to che Carlomagno è rappresentato sulla cassa di Rolenda, opera di Enrico Libert; ma è stato dimostrato che si tratta di s. Guglielmo d'Aquitania o di Gel lone. D'altronde, nella Vita, non si fa alcun riferi mento a Carlomagno; la più antica menzione di detto monarca, nel contesto della biografia di Rolenda, risale a G. Molano, che ne parla nei suoi Natalcs Sanctorum Beigli, pubblicati nel 1595: novità « dimostrata scientificamente » che avrà in seguito un notevole successo, fino ai nostri tempi e sarà accuratamente accolta e sviluppata. L'archeologia ci offre due testimonianze. Una di esse, purtroppo, non ci dà alcuna indicazione precisa: si tratta di un sarcofago trapezoide in pietra bianca del sec. VIII, scoperto nel 1951 nel braccio Sud del transetto della chiesa di S. Michele di Gerpinnes. Fu trovato vuoto e privo di iscrizio ni: possiamo dire che si tratta forse « del sepolcro particolarmente onorato che, certamente, ha dovu to accogliere i resti mortali della persona che il culto locale indica col nome di Rolenda ». L'altro monu mento archeologico è anch'esso una pietra tombale con un'iscrizione della seconda metà del sec. XVI, ugualmente conservata a Gerpinnes: nonostante tutti i tentativi fatti per far risalire l'iscrizione al sec. XII, non possiamo vedere in esso che una « re clame di pellegrinaggi », in una formula tipica del sec. XVI. I dati archeologici non possono quindi autenticare le notizie fornite dalla Vita e le succes sive congetture. Se, per finire, s'aggiunge il fatto che nessun antico calendario ci dà indicazioni su Rolenda, si deve agevolmente ammettere che la consa crazione d'un altare e l'elevazione delle reliquie di Rolenda non trovano altro fondamento che la scarsa fon te tardiva costituita dalla Vita, edita e magistral mente illustrata dal bollandista M. Coens. Resta il folklore. Tutti gli anni, il lunedi di Pentecoste, alle tre del mattino, nella chiesa di Ger pinnes, si celebra una messa, dopo la quale si svol ge una processione che porta, durante tutto il giorno, la cassa seguita dal corteo dei fedeli nel villaggio e nei dintorni. Il reliquario è scortato da una schiera in armi, vestita di variopinti costu mi d'ispirazione napoleonica, che costituisce la guardia d'onore (particolarità folkloristica che Gerpinnes divide con qualche altro luogo della regione tra la Sambre e la Mosa). Proprio questa tradizione ha mantenuto viva una certa celebrità attorno ad una santa la cui autenticità è per lo meno dubbia.
Autore: Mireille De Somer
Fonte:
|
|
|
|