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Padre Antonio Boffetti Sacramentino

Festa: Testimoni

Bedulita, Bergamo, 14 maggio 1913 – Torino, 21 giugno 1989


Le “anime eucaristiche”, come Padre Boffetti chiamava i suoi figli spirituali, ne hanno ancora un vivo ricordo, segno che il suo infaticabile servizio sacerdotale ha prodotto e ancora produce frutti. Antonio Boffetti nacque il 14 maggio 1913, in una grande famiglia di un piccolo borgo delle alpi bergamasche, Bedulita. Papà Giovanni e mamma Sidonia ebbero dodici figli, Antonio fu il primogenito. Anche l’ultimo fratello vestì l’abito sacerdotale, nella medesima congregazione fondata da san Pier Giuliano Eymard, mentre tre sorelle si fecero suore. Una sana fede si respirava in casa e una particolare devozione avevano per la Madonna della Cornabusa.
La vocazione di Antonio arrivò che era giovanissimo, entrò nel seminario dei Sacramentini a Ponteranica il 12 settembre 1931. Aveva diciotto anni. Si trasferì quindi nella casa di formazione di Castelvecchio di Moncalieri per studiare teologia nel seminario arcivescovile di Torino. Ebbe la grazia di avere come padre spirituale il servo di Dio Lodovico Longari. Quante giornate di intenso studio contraddistinsero quegli anni giovanili. Prese i voti perpetui il 29 maggio 1935, fu ordinato sacerdote il 18 settembre 1937 nel duomo di Torino dal Cardinale Maurilio Fossati.
Il primo incarico di Padre Antonio fu quello di insegnante a Ponteranica, dopo alcuni anni fu destinato a Torino nel santuario dell’Adorazione Eucaristica Perpetua di Santa Maria di Piazza. Vi trascorse il resto della vita, quarantacinque anni. Al santuario fanno riferimento alcune associazioni religiose, l’Aggregazione del SS. Sacramento e l’Associazione delle Guardie d’Onore del SS. Sacramento, e padre Antonio ne fu responsabile per molti anni. Autentico “apostolo dell’Eucaristia”, la sua missione di sacramentino lo portava in molte parrocchie cittadine, per le Quarant’ore, le settimane eucaristiche e la predicazione degli esercizi spirituali. Più volte si recò a Sant’Ignazio di Pessinetto, nelle Valli di Lanzo. Fu direttore spirituale di sacerdoti, suore e laici e assistente spirituale di alcuni istituti. La sua fu una scuola vivente di preghiera. Ebbe per anni un’intensa corrispondenza con molti suoi penitenti. Svolgeva con entusiasmo i vari impegni, donava la Parola con il sorriso di chi sa amare. “Possedeva Dio e ci spronava alla santità, insegnandoci ad usare le armi della preghiera, della carità, della mitezza, della semplicità, della speranza”. Durante le adorazioni stupiva i fedeli per l’immobilità e la tensione dello sguardo verso il Santissimo.
Fondamentale fu il suo impegno per le Figlie di s. Angela Merici di Torino. Le incontrò per la prima volta nel primavera del 1954, quando erano ancora nell’angusta sede del centro cittadino. Iniziò con il predicare loro gli esercizi spirituali annuali, nacque quindi un rapporto speciale che durò poi tutta la vita. Il 26 novembre 1964 venne nominato assistente della Compagnia, erano gli importanti anni post conciliari. Nel 1966 si convenne che non era più rinviabile per la comunità il trasferimento in una nuova casa e fu Padre Antonio a trovare la soluzione in poche settimane. La comunità si trasferì nell’accogliente sede di via Casalis e anche nell’allestimento della cappella il sacramentino manifestò tutta la sua attenzione per la collocazione dell’altare, del tabernacolo, del quadro di s. Angela. Proprio grazie alla nuova sistemazione negli anni a venire fu possibile organizzare incontri di studio e di preghiera a livello diocesano e regionale. La profonda spiritualità della Merici lo portò ad istituire, il 27 di ogni mese, la giornata mericiana e ad organizzare numerosi pellegrinaggi ai luoghi della santa. Grazie al suo impegno si poterono accogliere nella cappella dell’istituto i resti di Madre Maria Bruneri e di Margherita Tuninetti. Scrisse le loro biografie, “Madre e maestra”, per la prima, “Miei cari ricordi” dal diario della Tuninetti. Pubblicò “Alla scuola dell’Eucaristia”, “La spiritualità di s. Angela Merici” e fu sua l’idea di raccogliere il “Commento alle costituzioni” di Lina Moser, utilizzato in seguito dalle compagnie di tutta Italia. Nacque la piccola rivista “Sempreviva” e si diffondeva “La voce di S. Maria”. Per la compagnia fu preziosa la sua attività negli anni in cui si stabiliva la federazione nazionale. Decisivo fu il suo sostegno per aprire la scuola materna di Gassino. Il suo cuore generoso fu ispiratore di iniziative importanti ma, al tempo stesso, lo faceva attento alle necessità quotidiane come la visita alle sorelle ammalate.
Dopo oltre cinquanta anni di ministero sacerdotale poteva pronunciare le parole di S. Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”. Padre Boffetti morì a Torino il 21 giugno 1989. I funerali si svolsero nella sua S. Maria di Piazza, la salma fu poi trasferita nel cimitero del paese di origine. Una persona consacrata testimoniò: “Se n’è andato in un religioso silenzio dopo aver vissuto il suo doloroso calvario in comunione con Gesù”.
Gli scritti rivelano la profondità umana e religiosa del suo animo: “Chi ama Dio ha il paradiso nel cuore”, “Ogni giorno prega di più. La preghiera fa di Dio, sempre meglio. E tu ne hai bisogno! Ogni ora vivila bene: dal primo all’ultimo minuto. Riempila di buona volontà nel fare quello che puoi. Non più, ma neanche meno”, “difendete sempre la vostra vita di preghiera, anzi alimentatela quanto più potete con la meditazione e buone letture. La preghiera è il fuoco della vita religiosa, guai se si spegne!”, “Lasciamoci guardare in faccia da Dio e cantiamo, perché la nostra vocazione è grande ed è bella. Nonostante i limiti della nostra natura anzi proprio per questi, ogni giorno dobbiamo lodare la bontà del Signore”.
La sua direzione speciale fu per consacrati: “La verginità che non arriva alla fecondità non ha significato e perciò non ha ragione di esistere … solo a una condizione si diventa madri: quando le nostre prime necessità saranno quelle degli altri”, “imprestiamo noi stessi a Dio, perché nostro tramite Egli viva il suo amore tra gli uomini; diamogli le nostre braccia, le nostre fatiche, il timbro della nostra voce, il nostro sorriso, le nostre lacrime, la nostra voglia di amare. Egli ha bisogno della nostra disponibilità”. In occasione del suo 50° di ordinazione scrisse una lettera ai religiosi: “Io sacerdote peccatore mi sento di dire che la salvezza inizia nel consegnarsi al Padre e nel continuare a credere, a pensare, a proclamare ogni giorno che, nonostante tutto, ma proprio tutto, Egli ci ama: mi ama!”, “C’è una risposta viva per ognuno di noi, basta accoglierla e mettersi in cammino di verità”. Conservava un ricordo nitido del giorno della sua ordinazione: “come un turbine e un venticello. Penso al profeta Elia nella grotta del Sinai: aveva avuto promessa da Dio che l’avrebbe visto … senza morire”. Nel 1978 scrisse alcuni versi dedicandoli alla Sacra Sindone: “Apri quei tuoi occhi, o Gesù. Guardami. Dammi uno sguardo solo, che incendi il mio cuore, che mi faccia capire chi sei Tu e chi sono io. Guardami Signore! Apri le tue labbra, soffuse di labbra e parlami, e parlami. Fa che io senta quella voce, che apriva gli occhi ai ciechi, dava salute ai malati, vita ai morti…che calmava, consolava, convertiva! Parlami Gesù. Piega verso di me il tuo orecchio o Gesù e ascolta la mia povera voce: fa che io veda, o Signore; purifica il mio cuore!”


Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2009-04-16

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