Nasce alla Spezia il 28 maggio del 1916, nel quartiere della “Scorza”, oggi piazza Brin, dove sorge il Santuario della Madonna della Salute.
Di famiglia nobile, originario di Cremona, è il quinto figlio, il maschio finalmente, l’erede al titolo di marchese, dopo quattro sorelle, di cui una morirà a soli 17 anni.
Proprio perché tanto atteso, Andreino cresce viziato e coccolato da genitori, sorelle e servitù.
La sua infantile vivacità diventa con gli anni amore appassionato a Gesù: diventa piccolo crociato del Sacro Cuore nell’Apostolato della Preghiera. È lui, il marchesino, a fare il discorsetto di benvenuto al Vescovo Mons. Costantini, in occasione del suo ingresso in Diocesi ed è ancora lui a porgere il diadema d’oro alla statua della Madonna della Scorza, in occasione della solenne incoronazione.
È vivace nel fisico e disinvolto nella parola ma profondamente sensibile e serio nei momenti significativi del suo cammino di crescita umana e cristiana.
Frequenta il liceo classico alla Spezia, dove incontra, come professore di Religione, il gesuita padre Clemente Cavassa, che del ragazzo nota e loda l’educazione alla purezza e col quale rimarrà sempre in relazione di amicizia e di stima.
Oldoini si iscrive all’Università di Genova, dove nel 1939 si laurea in giurisprudenza e, per le sue ottime capacità, diviene assistente alla facoltà di Filosofia e Diritto. Nella stessa università, poco dopo, consegue la seconda laurea in scienze politiche.
È il solo nel suo ambiente ad opporsi alle leggi razziali, in quanto lesive della dignità umana.
Si iscrive presto all’A.C., associazione che al suo tempo più che popolare era “popolana”: voleva essere povero con i poveri, piccolo con i piccoli. Fiero della sua appartenenza ad essa, ne portava sempre il distintivo sulla giacca, al liceo come all’università.
Un episodio particolare ne rivela la fierezza e la coerenza: un professore al liceo (nel periodo fascista) gli ordina di togliere il distintivo o di uscire di classe. Andreino esce dall’aula.
Per cinque anni, dal 1936, fu presidente diocesano dei giovani di A.C. alla Spezia, dopo lo scioglimento dell’Associazione da parte delle autorità nel 1931.
Nei primi cinque mesi di presidenza, nei giorni festivi, libero dal lavoro e dallo studio, visita tutte le associazioni della Diocesi e ne promuove la nascita di nuove. “Se non si conquista si muore” dice; nel 1936 gli aderenti sono 340, nel 1940 sono ben 1797!
Manifesta una qualche incertezza sia nei confronti di una futura carriera di avvocato sia nella possibilità di farsi una famiglia sua. Fermo e sicuro è però sulla sua professione fondamentale: fare il bene.
Ha il dono di grandi maestri dell’anima, specialmente don Orione, il cui Piccolo Cottolengo (in via Bosco a Genova) considera la sua “Betania”.
Eucaristia e rosario sono il suo cibo quotidiano, anche quando da militare deve fare chilometri per raggiungere una chiesa.
Nel 1939 inizia la leva militare nel corso ufficiali.. Terminato il corso, viene assegnato al 42° Reggimento Fanteria. È fiero di servire la patria, ma non nell’ufficio cui lo destinano: vorrebbe essere con i soldati, a condividere la loro vita. Ai militari bestemmiatori propone un premio finanziario (dal suo magro stipendio) perché desistano; forma un gruppo del Vangelo fra gli allievi ufficiali.
All’entrata dell’Italia in guerra (giugno 1940) viene assegnato al fronte ovest, al confine con la Francia.
Da questo momento fino alla vigilia della morte, scrive tutti i giorni alla famiglia, per confortarla e sostenerla almeno con la parola: come unico figlio maschio sente forte responsabilità nei confronti del nucleo familiare.
Muore sul fronte occidentale il 22 giugno 1940, mentre guida i suoi soldati in un’operazione militare rischiosa. Lo trovano con il rosario in una mano e le pinze per recidere il filo spinato nell’altra. Viene insignito di Medaglia d’argento al VM.
Una prima provvisoria sepoltura lo accoglie a Ventimiglia; in seguito il suo corpo sarà tumulato alla Spezia. In suo nome amici e conoscenti offrono il contributo per tanti letti all’istituto del suo amico don Orione e molte associazioni in Diocesi vengono battezzate col suo nome.
Andrea Oldoini: una vita breve, solo 24 anni, ma ricchissima d’amore: per Dio, per la famiglia, per i fratelli di fede e non, per la cultura, per la Patria. In soli 24 anni l’”Andreino” è riuscito a realizzare appieno la professione che si era scelto: il BENE.
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