José nacque il 2 febbraio 1912 a Jatibonico (Cuba), una città cubana di nuova fondazione, abitata da molti emigrati. Anche i genitori del beato, infatti, erano emigrati spagnoli, provenienti dalla Galizia. Il padre, Emilio Lopez Vilelo, e la madre, Lucinda Piteira Romero, si erano trasferiti prima a Santiago de Cuba nel 1907 e poi nel nuovo paese nel 1909, qui poterono anche acquistare una piccola proprietà, dove vissero e dove nacque il nostro beato, quinto di dieci figli. Venne battezzato nella parrocchia di Arroyo Blanco l’11 novembre 1913. Non si conoscono particolari dell’infanzia di José, ma dovette certamente essere un bambino molto educato e attento, tanto che i genitori, benché non fossero particolarmente ricchi, investirono nella sua istruzione. Nel 1917 la famiglia tornò in Spagna e si stabilì a Partovia, paese di Lucinda. A 12 anni José andò a studiare, come interno, nel Monastero Benedettino di Santa Maria de San Clodio a Leiro, dove rimase fino ai 16 anni, compiendo studi umanistici, e terminando lì l’Istruzione Secondaria. Forse grazie alla testimonianza di due frati agostiniani, provenienti da paesi vicini a Partovia, conobbe l’Ordine di Sant’Agostino, e si sentì chiamato a quella speciale vocazione, tanto che, terminati gli studi nel 1916 entrò nel noviziato del Convento agostiniano di Nuestra Señora del Buen Consejo de Leganés (Madrid). I compagni lo descrissero come un ragazzo “gentile, entusiasta attento”, “un religioso esemplare”, che manifestò “fin dall’inizio una vocazione molto determinata, alla quale rispose con una vita di pietà molto intensa”. Il 10 agosto 1929 emise i voti semplici e iniziò lo studio della filosofia, che completò nel 1933 presso il Reale Monastero di San Lorenzo all’Escorial, dove studiò anche la teologia. Qui professò i voti solenni il 16 luglio 1934, e fu ordinato diacono dal vescovo Francisco Gomez de Santiago, l’8 settembre 1935. Il 18 luglio 1936 fu ordinato che tutti i frati dell’Escorial fossero tenuti prigionieri nel monastero stesso, fra di essi c’era anche fra’ José, che visse con serenità quel momento difficile per la sua comunità. Il 6 agosto tutti i 107 frati furono tradotti a Madrid, interrogati e incarcerati presso il Collegio di Sant’Anton degli Scolopi, trasformato in prigione. La famiglia, avuta notizia dell’incarceramento, si rivolse al consolato cubano, facendo leva sul fatto che José era un cittadino di quella repubblica, ma fu lo stesso fra’ José a rifiutare questo trattamento di favore, dicendo ai suoi confratelli: “Voi che siete stati i miei educatori, maestri, superiori siete tutti qui, cosa mai farò io? Preferisco seguire la sorte di tutti e lasciare che si faccia come vuole Dio”. Per quattro mesi, insieme ai confratelli, fu sottoposto a privazioni e sofferenze, che affrontò sempre con incrollabile fede e speranza. Dopo un sommario processo fu condannato e inserito in una cosiddetta “saca de la muerte”. Partì con il terzo gruppo di martiri, che comprendeva 50 frati, alla volta di Paracuellos de Jarama, nella periferia di Madrid, dove fu spogliato di tutto, legato e, infine, ucciso, mentre perdonava i suoi carnefici, gridando: “Viva Cristo Re!”, era il 30 novembre 1936. Il suo coraggio fu motivo di ammirazione da parte degli stessi persecutori. Poco tempo dopo si cominciarono a raccogliere le testimonianze e i documenti su tutti i martiri delle quattro case agostiniane della provincia di Madrid, e, dal 1950 al 1957 si svolse la fase diocesana del processo di beatificazione presso l’Archidiocesi di Madrid-Alcalà, a conclusione della quale si inviò a Roma il fascicolo di José contenuto nel più ampio testo inerente il martirio di Avelino Rodriguez e altri 64 frati agostiniani. Il processo ebbe un lungo periodo di stasi, fino alla riapertura di tutti i processi per martirio pendenti sotto il pontificato di san Giovanni Paolo II. Nel 1990 le 5 cause inerenti i martiri agostiniani vennero unificate in un unico fascicolo sotto il nome di Avelino Rodrigueze e 97 compagni martiri agostiniani e 6 sacerdoti secolari. La Positio del nuovo fascicolo, con testimonianze e documenti inediti fu consegnata nel 1996. Finalmente, il 1 giugno 2007, Benedetto XVI firmò il decreto sul martirio, autorizzando la beatificazione che si è celebrata il 28 ottobre dello stesso anno, in Piazza San Pietro. In quell’occasione sono stati beatificati 498 martiri della persecuzione religiosa in Spagna. Fra’ José è il primo beato nativo di Cuba e il suo martirio appare significativo come “inaugurazione” della santità cubana, perché il martire imita Cristo nel suo volto più vero e più autentico, quello della Croce. La storia di José poteva essere quella di mille e mille frati di ogni epoca e nazione, una vocazione seguita con perseveranza, una vita semplice, fatta di una normale quotidianità, vissuta alla luce della Parola del Signore. Nulla di straordinario se non quella eccezionalità che solo una vera fede in Cristo può dare a una vita come tante vite. Un’eccezionalità che, nel caso di José ha raggiunto il grado eroico del supremo sacrificio della vita, del martirio affrontato senza paura, senza esitazione. Egli muore proclamando “Viva Cristo Re!”, ma prima di gridarlo con le parole egli lo ha dimostrato con la vita, perché veramente Cristo Re è stato vivo in lui, e lui ora vive nella gloria di Cristo Re.
Fonte:
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