Da nobile famiglia di origine francese, terzo di sei figli, Antonio Franco nacque a Napoli il 26 settembre 1585. Crebbe buono, circondato da attenzioni e a soli diciassette anni conseguì la laurea in diritto canonico e civile. Per completare gli studi ecclesiastici il padre lo inviò a Roma e, un anno dopo, lo fece accogliere a Madrid alla corte di Filippo III. All’età di venticinque anni ricevette gli Ordini Sacri, il 14 Gennaio 1611 fu nominato Cappellano Reale. Dopo un decennio di permanenza a corte, il 12 Novembre 1616 fu designato consigliere e cappellano Maggiore del Regno di Sicilia, con la carica di Abate e Ordinario di S. Lucia del Mela, una “prelatura nullius” soggetta direttamente alla S. Sede (oggi nell’Arcidiocesi di Messina). Dopo essersi recato a Roma per l’investitura ufficiale, confermata da Paolo V l’11 Febbraio 1617, il novello monsignore fece l’ingresso solenne a S. Lucia del Mela il 18 Maggio.
Animato da fede profonda, il Servo di Dio si mostrò ben presto, nei difficili tempi del post Concilio, un pastore zelante. Seguì personalmente la formazione dei propri sacerdoti, visitando periodicamente anche le zone più remote della prelatura. Mons. Franco, d’indole assai umile, si sottoponeva a penitenze: digiunava o pranzava a pane ed acqua, sovente dormiva sul pavimento usando una piccola stuoia per materasso. Secondo i canoni del tempo portava ai fianchi, come strumento di mortificazione, due catene di ferro, una delle quali è oggi conservata in una cassetta d’argento e, per antica tradizione, portata presso le case dei malati. Si distinse per la carità verso i poveri e gli infermi. Grande fu l’impegno per le vittime degli usurai. Durante una persistente siccità, gli abitanti del vicino paese di S. Filippo del Mela, si recarono a visitarlo per chiedergli preghiere. Il santo prelato, vivamente commosso, disse loro di confidare in Dio. Tornati in paese, con grande sorpresa, trovarono che li precedeva in contrada “Basso”. Indicò loro un’abbondante sorgente d’acqua e alla misteriosa “bilocazione” si aggiunse la grazia di avere un pozzo tanto necessario, detto poi “del Beato” e dove venne poi eretta un’edicola con la sua immagine.
Antonio Franco morì, a soli quarantadue anni, anche a causa dell’infaticabile apostolato, il 2 Settembre 1626. Spirò dolcemente, con gli occhi al cielo che in quel momento si illuminava con i raggi del sole nascente.
La tomba del Servo di Dio divenne da subito meta di devoti che, pregandolo, ottenevano grazie. Sette anni dopo, durante alcuni lavori in cattedrale, si sparse la voce che il suo corpo fosse stato violato. Le Autorità, sia religiose che civili, la sera del 7 Luglio 1633 diedero ordine di aprire la sepoltura e si constatò, con commozione, che non presentava traccia di corruzione. Nel 1656 ci fu la seconda ricognizione, alla presenza di molti fedeli che osservarono nella mano del Servo di Dio, fresco e verde, uno stelo di basilico. Da allora quella pianta fa parte degli ornamenti della sua urna. Una terza ricognizione vi fu nel 1721, pare, per richiesta dello stesso defunto che comparve più volte in sogno ad una nobildonna sua devota. L’ultima traslazione è del 5 Giugno 1913. L'urna di cristallo è oggi conservata nella cappella di Santa Lucia in Cattedrale. Il 2 Settembre di ogni anno, nell’anniversario della morte, la banda musicale cittadina presta servizio gratuito come da voto dell’agosto 1919, per lo scampato pericolo di un naufragio dopo un servizio nelle Isole Eolie. Il popolo da sempre lo chiama “Beato”, ma solo il 20 dicembre 2012 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto un miracolo attribuito alla sua intercessione aprendo la strada alla beatificazione.
Il 2 settembre 2013 nella Cattedrale di Messina è stato beatificato dal cardinale Amato ed il successivo 15 settembre, con una solenne processione, il Corpo Santo è stato riportato nella cattedrale luciese e riposto sotto l’altare del SS. Crocifisso appositamente restaurato.
PREGHIERA
O Beato Antonio,
immagine fedelissima del buon Pastore:
con la tua vita sobria e orante
protesa verso gli ultimi e i bisognosi,
hai rinnovato la Chiesa nella verità e nella pace.
Tu hai edificato richiamando
ai valori eterni del Vangelo di Cristo,
vivendo nella fedeltà
quanto celebrato con decoro nei divini misteri.
A noi, che ricorriamo alla tua intercessione,
rinnova ancora oggi, le grazie che ti chiediamo:
ai ministri lo zelo pastorale,
alle famiglie l'amore fedele, fecondo e inesauribile,
ai malati il coraggio e la speranza.
Assistici nelle prove e fa che, amando la chiesa,
possiamo seguire le orme di Gesù Cristo
nostro Signore
e con lui poter un giorno regnare
nella beatitudine e nella pace.
AMEN
(chi ricevesse grazie per sua intercessione è pregato di darne comunicazione all'Arcivescovo di Messina)
Autore: Daniele Bolognini
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