Landiona, Novara, 5 ottobre 1948 - Milano, 15 febbraio 1978
Bruno Comolli, nativo di Landiona in provincia di Novara e diocesi di Vercelli, fu allievo dei Salesiani a Novara. A 18 anni conobbe, grazie a don Carlo Leto, il nuovo parroco del suo paese, la proposta di Azione Cattolica. S’impegnò pienamente nell’associazione, tanto da diventare, negli anni, presidente della sezione di Landiona, incaricato diocesano ACR e vicepresidente Giovani AC, sempre a livello diocesano. Dopo la laurea in Scienze Politiche, conseguita nel 1973 all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, scelse di diventare insegnante di Religione nelle scuole statali: gli fu affidato l’insegnamento presso il 7° I.T.I., un grosso istituto tecnico di Milano. Bruno seppe farsi amare anche dagli studenti che non condividevano la sua fede e le sue idee, perché ammiravano la sua coerenza e semplicità di vita. La sera del 14 febbraio 1978, mentre tornava a casa dopo una riunione a scuola, il professor Comolli fu investito da un’automobile benché fosse sulle strisce pedonali; morì la mattina del giorno dopo, a trent’anni non ancora compiuti. La diocesi di Vercelli, ottenuto il trasferimento della competenza del tribunale ecclesiastico e il nulla osta da parte della Santa Sede, che porta la data del 26 giugno 2010, ha seguito la fase diocesana della sua causa di beatificazione, aperta il 15 febbraio 2015 (37° anniversario della sua morte) e conclusa il 5 marzo 2017.
|
Un giorno, forse neppure tanto lontano, anche gli insegnanti di religione sapranno “a che santo votarsi”, perché uno di loro è felicemente approdato all’aldilà e attualmente è “sotto processo” per verificare se davvero è degno della gloria degli altari. Anche se la voce del popolo lo ha già promosso a pieni voti e manca solo più il giudizio della Chiesa a ratificarne la santità. Sempre che, beninteso, non si pretenda di trovare, tra le pieghe dei suoi trent’anni, azioni eclatanti e fenomeni prodigiosi, quasi che da questi dipendesse la santità di una persona.
Difatti, tutto è semplice e lineare nella vita di Bruno Comolli, che nasce a Landiona (provincia di Novara, ma diocesi di Vercellli) nel 1948, figlio unico di una «mamma eccezionale: spiritualmente forte, materialmente sofferente». Sarà la sua guida, la sua confidente, la sua prima vera educatrice.
Studia a Novara dai Salesiani, frequentando il liceo scientifico e conseguendo la maturità nel 1968: si rivela uno studente pieno di buona volontà, ma non particolarmente brillante. Perché di brillante in lui c’è soltanto una bontà eccezionale, una gioia prorompente e un’allegria contagiosa: il che non è certamente poco, soprattutto se, come nella vita di Bruno, è inserito nel contesto di una fede viva e robusta, ereditata dai genitori e coltivata dai Salesiani.
Poi, a 18 anni, l’incontro con un prete eccezionale, il nuovo parroco di Landiona, che dedica molto tempo ai giovani e li lancia in un’esperienza forte di Azione Cattolica. In breve tempo, testimoniano oggi i ragazzi di allora, in parrocchia si registra uno stato di “benessere spirituale” e, i giovani soprattutto, hanno la sensazione che davvero «la santità sia a portata di mano».
Punta di diamante del ringiovanimento parrocchiale è appunto Bruno, che nel 1969 assume la presidenza dell’AC di Landiona e, negli anni successivi, diventa anche responsabile diocesano dell’ACR.
Nel 1973 si laurea in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano, dove ancora una volta non si smentisce, riportando solo una votazione discreta e dando chiaramente l’impressione di volersi laureare in fretta, per tuffarsi nel lavoro.
Sono infatti altri i campi in cui Bruno si sta specializzando in quegli anni, a cominciare dai campi scuola dell’AC, dove Bruno trasferisce tutto l’entusiasmo della sua fede gioiosamente vissuta e coraggiosamente testimoniata. Sua preoccupazione, che è poi identica a quella degli animatori di oggi, è di riuscire ad aiutare, soprattutto i giovanissimi, «a conservare il frutto dei campi estivi» una volta rientrati ciascuno nella propria realtà parrocchiale.
«Solo ponendoci al servizio di questi ragazzi, solo parlando loro di Gesù e mantenendoci a nostra volta per loro di esempio»: è la conclusione cui Bruno approda, lavorando di ginocchia in un colloquio sempre più intimo con il suo Dio. E le testimonianze degli amici concordano nel riferire che questo non è un proclama, ma una realtà che Bruno cerca di vivere nell’impegno di ogni giorno.
Nel 1974 una scelta perfettamente in linea con la sua passione di educatore: chiede ed ottiene di insegnare Religione nelle scuole statali. L’Ufficio Catechistico di Milano gli affida la scuola più “terribile”, quella che nessuno vuole, perché ancora vi serpeggiano code contestatrici e si registrano rigurgiti anticlericali.
Lo accolgono infatti con strafottenza, indifferenza e sospetto: li conquista ad uno ad uno con la sua fermezza e soprattutto con il suo amore. Li chiama ciascuno per nome, conosce le loro storie, condivide i loro problemi e quando può li aiuta: un professore così, prima si fa ascoltare (difatti in classe non si stente più volare una mosca), poi si fa amare. Dicono di volergli bene per la sua coerenza, lo ascoltano volentieri perché è autentico.
La sera del 14 febbraio 1978, mentre rientra a casa da scuola, è investito sulle strisce pedonali e muore il giorno successivo in ospedale. Al funerale ragazzi e colleghi lo piangono come uno di famiglia.
«Bruno non diceva ogni momento Signore, Signore, ma la sua pienezza di vita e la gioia, sempre trasparente (dicevano) che il motivo della sua esistenza era Lui, era giorno dopo giorno Annuncio e Missione per tutti. Quello che ha colpito al primo istante la mia persona era che Bruno aveva una forte tensione: quella di rendere il suo giudizio sulle cose il giudizio di Dio», scrisse uno dei suoi allievi.
La diocesi di Vercelli, ottenuto il trasferimento della competenza del tribunale ecclesiastico (in quanto Bruno è morto nella diocesi di Milano) e il nulla osta da parte della Santa Sede, che porta la data del 26 giugno 2010, ha seguito la fase diocesana della sua causa di beatificazione, aperta il 15 febbraio 2015 (37° anniversario della sua morte) e conclusa il 5 marzo 2017.
Autore: Gianpiero Pettiti
|