“Sono l’uomo più felice del mondo!” esclamò Johannes Prassek il giorno della sua prima Messa, nel marzo del 1937. Tuttavia, lo stesso giorno il neosacerdote percepì che avrebbe dovuto soffrire ancora molto. Prassek, nato il 13 agosto 1911, era cresciuto in condizioni modeste. Il padre, un muratore originario della Slesia, era cattolico, ma non vicino alla Chiesa. La madre, originaria del Meclemburgo, alla quale Prassek era molto attaccato e che con suo grande sgomento morì nel 1935, era una convertita devota che crebbe i suoi figli con tanto amore. Prassek frequentò ad Amburgo il rinomato Giovanneo, dal quale uscì nel 1931 con voti eccellenti. Da tempo aveva deciso di diventare sacerdote. Studiò prima nella scuola superiore dei gesuiti St. Georgen a Francoforte e poi terminò gli studi a Münster. La sua situazione economica nel periodo dello studio fu piuttosto precaria. In parte visse grazie a benefattori, in parte come studente lavoratore. Infine Prassek entrò in seminario a Osnabrück, nel cui duomo fu ordinato sacerdote dal Vescovo Wilhelm Berning.
Immediatamente si ritrovò in diaspora, ovvero nella Wittenburg meclemburghese. Lì, grazie alla sue capacità pastorali e alla sua umanità venne così amato che la comunità si lamentò con il vescovo quando, nel 1939, Prassek fu trasferito a Lubecca come primo cappellano della Herz-Jesu-Kirche. Prassek imparò subito ad amare la città medievale e i suoi dintorni con il Mar Baltico. In senso biblico era un pescatore di uomini molto capace, anche chi stava lontano si sentiva attratto da quell’uomo alto 1, 94 con una sonora voce da basso, dal suo umorismo giocoso, dalla sua cordialità e dalla sua profonda serietà religiosa. Poteva ridere di molte cose, ma non certo del sacro e del precetto morale.
Hermann Lange
Nel giugno del 1939 a Prassek fu affiancato il vicario Hermann Lange. Quest’ultimo era nato il 16 aprile 1912 in una famiglia di accademici cattolici ed era stato allevato con grande cura. Un esempio era suo zio, il Capitolare del Duomo di Osnabrück, Hermann Lange, uomo erudito e sacerdote impegnato. Lange, nato il 16 aprile 1912 a Leer, nella Frisia orientale, aderì alla “Bund Neudeutschland”, che anelava a una “nuova formazione di vita in Cristo”. Dal 1933 al 1937 studiò teologia a Münster, frequentò il seminario maggiore di Osnabrück e nel 1938 fu ordinato sacerdote dal Vescovo Wilhem Berning nel duomo locale. Dopo due brevi esperienze in parrocchia fu inviato a Lubecca. Hermann Lange sia nell’insegnamento della religione sia nelle omelie era un sistematico, quindi diverso da Prassek. Mentre Hermann Lange non predicava mai senza un concetto elaborato, Prassek confidava soprattutto nel proprio intuito sebbene fosse anch’egli intellettualmente preparato. Nonostante il diverso modo di essere e le loro differenze sociali Prassek e Lange si intendevano alla perfezione. Di questa grande intesa umana entrò a far parte anche Eduard Müller. Quest’ultimo, nato il 20 agosto 1911, a Neumünster, nello Holstein, era vissuto in condizioni più precarie di quelle di Prassek. Infatti, il padre calzolaio, che aveva chiaramente perso la fede dopo gli orrori della Prima Guerra Mondiale, aveva abbandonato la sua famiglia numerosa, senza preoccuparsene più, aveva sposato un’altra donna ed era morto in un incidente mentre lavorava come manovratore. La madre di Müller mandò avanti la famiglia, ovvero lui e le sue sorelle, facendo la domestica a ore e la lavandaia. Fin da bambino Eduard desiderò diventare sacerdote, cosa che allora non era nemmeno pensabile. Dopo la scuola elementare e un apprendistato di falegnameria Müller riuscì a entrare nella scuola per vocazioni tardive di St. Klemens a Driburg, dove, nel 1935, conseguì il diploma di maturità. Dopo gli studi teologici a Münster e un periodo trascorso nel seminario sacerdotale di Osnabrück, nel luglio del 1940 fu ordinato sacerdote nel duomo locale dal Vescovo Berning e subito inviato come ausiliare a Lubecca.
Lì, grazie alla sua disponibilità conquistò la simpatia di Eduard Müller. Gli erano richieste non solo capacità pastorali, ma anche artigianali. Fu molto amato dai bambini e dai giovani anche per le sue gite domenicali in mezzo alla natura.
Johannes Prassek predicava non solo in modo entusiasmante, ma anche pericoloso, perché si esprimeva continuamente contro lo spirito distruttivo della ideologia nazionalsocialista. Alla fine della messa domenicale persone che gli volevano bene lo mettevano in guardia contro la sua “imprudenza”, tanto più che era noto che anche la Gestapo si interessava alle sue omelie. “Ma bisogna dire la verità!” rispose di rimando lui più di una volta. Nelle lezioni di religione ai ginnasiali, ma anche in colloquio con civili e militari criticava aspramente l’omicidio di stato di persone malate fisicamente e psichicamente e quindi “improduttive” ed evidenziava chiaramente, dal punto di vista cristiano, altre violazioni dei diritti dell’uomo in guerra e quanto fosse anticristiana l’ideologia dei nazionalsocialisti.
Nell’estate del 1941 fece un incontro fatale. Durante un funerale Prassek incontrò il Pastore evangelico-luterano Karl Friedrich Stellbrink, Pastore della chiesa luterana di Lubecca. Stellbrink, nato nel 1894, era passato dall’essere un convinto nazionalsocialista a essere nemico acerrimo dei nazisti. Prassek e Stellbrink si intesero subito e concordarono una collaborazione futura. Si scambiarono anche messaggi della cosiddetta “radio nemica”, per informarsi sulla reale situazione bellica. Nello stesso modo, nell’estate del 1941, il Vescovo di Münster Conte Clemens August von Galen aveva tenuto le sue tre tonanti omelie contro l’omicidio di massa di disabili ordinato dallo Stato e contro la generale perdita di diritti nello stato nazionalsocialista. Il Pastore evangelico Stellbrink sostenne gli ecclesiastici e anche i laici cattolici nella diffusione e la riproduzione delle prediche di von Galen e le diffuse anche nell’ambiente evangelico.
Eduard Müller
La notte della Domenica delle Palme Lubecca fu vittima del primo bombardamento della Royal Air Force. Il Pastore evangelico, così come i suoi confratelli cattolici, recò aiuto, laddove poté, mise in salvo feriti e abitanti di Lubecca divenuti dei senzatetto. La mattina successiva, stremato, dal pulpito disse che quella notte Dio aveva parlato con linguaggio potente. Pochi giorni dopo Stellbrink fu arrestato dalla Gestapo. Il 28 marzo fu fermato Prassek, tradito da un informatore. Il 15 giugno fu arrestato Hermann Lange, il 22 giugno Eduard Müller. Insieme con loro furono arrestati anche diciotto laici cattolici. Fu prospettata loro una veloce scarcerazione, se avessero preso le distanze per iscritto dai loro Pastori. A loro grande merito va il fatto che, senza alcuna eccezione, rifiutarono di farlo e anzi giovani e vecchi sopportarono gli orrori del carcere. L’ultimo sopravvissuto, che ha scritto in modo commovente dei martiri, è Stephan Pfürtner e ha oggi 88 anni. La carcerazione preventiva, durata più di un anno, in due carceri di Lubecca, fu caratterizzata da numerose privazioni. I detenuti soffrivano per la fame e per il freddo e per la sensazione di essere stati abbandonati dal Vescovo. In realtà, le lettere di incoraggiamento del Vescovo Berning non furono mai recapitate.
Anche dal carcere gli ecclesiastici operarono in senso pastorale. Il 21 febbraio 1943, Prassek scrisse a una scolara parole che ancora oggi sono attuali: “In questo caso la grandezza consiste dell’essere diversi dal nostro tempo «non moderni, arretrati, ostili alla vita, in fuga dal mondo» e come recitano oggi le bizzarre parole propagandistiche di visione del mondo distorta e moderna. Sappiamo che queste nostre idee, questi nostri dogmi racchiudono la sicurezza e il benessere dell’umanità, sappiamo che in queste nostre idee le leggi della natura e Dio si trovano dalla nostra parte: questo ci dona sicurezza, questo ci dona anche il coraggio di dire sempre un No, anche nelle circostanze di un presente schiacciante…”.
Lo stesso Adolf Hitler intervenne nel processo autorizzato dal secondo senato del tribunale popolare, dal 22 al 24 giugno 1943, sotto Wilhelm Chrone, giurista di pessima fama. Egli fece cancellare dall’atto di accusa tutti i riferimenti alla diffusione delle prediche di von Galen. Infatti, nei confronti di von Galen, che era molto popolare, Hitler nutriva un rispetto carico d’odio. Tre giovani sacerdoti di diaspora e un pastore evangelico abbandonato dalla sua Chiesa erano, in confronto, un caso più facile. Dopo un processo farsa Prassek, Lange, Müller e Stellbrink furono condannati a morte. Furono accusati di disgregazione di potenziale militare, reati legati alla radio, favoreggiamento del nemico e tradimento della patria. I laici furono rilasciati con due eccezioni, una delle quali riguardò Adolf Ehrtmann, che all’inizio del 1945 fu liberato dalle truppe russe e in seguito, da senatore, organizzò la ricostruzione di Lubecca.
Per fortuna queste sciocchezze sono passate, osservò Prassek all’ingresso del carcere dopo aver ricevuto la condanna a morte. Il giorno della condanna, egli ed Eduard Müller scrissero nel loro Nuovo Testamento: “Sit nomen Domini benedictum (sia lodato il nome del Signore) - oggi sono stato condannato a morte”.
Portati nel carcere Holstenglacis di Amburgo, attesero lì l’esecuzione della condanna a morte. L’evangelico Stellbrink e il cattolico Lange condividevano la cella. “Viviamo come fratelli” faceva sapere Lange all’esterno. Il 10 novembre 1943, alle 13, il pubblico ministero si recò nelle celle e annunciò in modo secco che l’esecuzione avrebbe avuto luogo alle 18, per decapitazione. Ricevettero moduli per le lettere di addio, che non raggiunsero tutti i destinatari, alcuni dei quali furono rintracciati sessant’anni dopo dallo storico Peter Voswinckel. Scrisse Prassek “Stasera è arrivato finalmente il momento, devo morire. Me ne rallegro così tanto da non potervi dire quanto. Dio è così buono che mi ha permesso di operare ancora alcuni anni sereni come sacerdote”. Lange scrisse ai suoi genitori: “Se mi chiedete come mi sento, posso solo rispondervi: 1) di buon umore, 2) pieno di grande eccitazione! Per quanto riguarda il punto 1, per me oggi finisce tutto il dolore, tutta la desolazione terrena e Dio asciugherà tutte le lacrime dai vostri occhi! Infine: “Arrivederci lassù presso il Padre della luce!”. Eduard Müller prese congedo dalla sorella con le seguenti parole: “Ora percorriamo il difficile cammino, secondo la natura umana, e poi saranno finiti il dolore e l’umiliazione, i conflitti e le lotte. Lisbeth, addio! Ci rivedremo in cielo. Le mie ultime parole: A Cristo, nostro Re, fedeltà eterna!”. Karl Friedrich Stellbrink, il padre di famiglia, si congedò con le seguenti parole: “Dio ti benedica e ti protegga, amata Hildegard! Dio benedica e protegga voi, amati figli! Dio benedica e protegga il nostro amato popolo tedesco e la patria! Dio benedica e protegga tutti coloro che lo amano o lo cercano con tutto il cuore! Con gratitudine e in fedeltà il tuo Fritz e vostro padre”.
Percorsero l’ultimo viaggio, lungo il corridoio del carcere, pregando in manette, si congedarono con grande cortesia dai loro compagni detenuti. La ghigliottina scese quattro volte ogni tre minuti. I quattro sono liberati dal loro martirio. Il 25 giugno Prassek, Müller e Lange verranno beatificati a Lubecca. Il loro amico evangelico, Stellbrink, verrà onorato ufficialmente con loro, nel senso espresso dal Santo Padre, a settembre dello scorso anno, sulla beatificazione degli ecclesiastici cattolici: “Con i Cappellani di Lübeck si commemorerà anche il Pastore evangelico Karl Friedrich Stellbrink. L’attestata amicizia dei quattro ecclesiastici è una testimonianza impressionante dell’ecumenismo della preghiera e della sofferenza, fiorito in vari luoghi durante l’oscuro periodo del terrore nazista. Per il nostro comune cammino ecumenico possiamo vedere questi testimoni come luminose indicazioni.”
Autore: Martin Thoemmes
Johannes Prassek: prigioniero per aver detto la verità
Il giorno in cui venne ordinato sacerdote si definì “la persona più felice”. Padre Prassek nacque 100 anni fa ad Amburgo. Studiò nell'università dei Gesuiti St. Georgen a Francoforte e nel 1935 entrò nel seminario maggiore di Osnabrück, ricevendo due anni dopo il sacramento dell'ordine.
La sua prima missione fu quella di vicario di Wittenburg, e nel 1939 divenne vicario della comunità di Herz-Jesu a Lubecca, venendo poi nominato cappellano.
Si guadagnò presto l'affetto dei fedeli: “Prassek attirava a sé persone difficili ed estranee, disagiati ed oppressi”, ha detto l'avvocato Ambrosi. “La sua pastorale lo impegnava fino al limite della sua capacità fisica e psichica”.
In poco tempo divenne noto per la sua fama di predicatore: “Le sue impressionanti omelie domenicali non solo attiravano numerosi fedeli, ma anche le spie della Gestapo”, ha riconosciuto il postulatore.
“Alcuni amici lo misero in guardia, dopo la Messa, circa le critiche mosse, forse troppo imprudentemente, contro l’ideologia nazionalsocialista, ma Prassek non si lasciò influenzare e pensava che si dovesse dire la verità”.
Nel 1941 conobbe un giovane pastore protestante con cui ebbe grande affinità e che gli mostrò il suo desiderio di conoscere la fede cattolica, ma quest'uomo risultò una spia della Gestapo e le informazioni che ottenne furono fondamentali per far arrestare padre Johannes il 18 maggio 1942.
Venne portato nell'edificio di Burgkloster (oggi museo che porta lo stesso nome). Attese più di un anno di essere processato in condizioni disumane di fame e freddo, che lo colpirono gravemente perché aveva una malattia allo stomaco. Durante quel periodo scrisse molte lettere.
“Nonostante il duro periodo di prigionia e la prospettiva della propria esecuzione, Prassek non perse la sua coscienza di fede e la sua cordialità volta a consolare i compagni di prigionia”, ha sottolineato Ambrosi.
Il giorno della sua esecuzione gli permisero di scrivere una lettera di addio alla sua famiglia, che venne poi distrutta per le dure parole contro il regime nazionalsocialista che conteneva. “La ghigliottina pose fine alla sua agonia sopportata con irremovibile coraggio e fiducia”, ha detto il postulatore.
Hermann Lange, grande intellettuale e martire
L'avvocato Ambrosí lo definisce un “sacerdote molto erudito ed intellettuale non solo in questioni teologiche”.
Nacque nel 1912 nella Frisia orientale e fece parte di un'associazione cattolica stuendesca chiamata Nuova Germania.
Era un fedele seguace dello scrittore Romano Guardini, la cui opera lo influenzò notevolmente. Nel 1931 studiò nella facoltà di Teologia dell'università di Münster, e poi entrò nel seminario maggiore di Osnabrück.
Venne ordinato sacerdote nel 1938. Nel giugno 1939 iniziò il suo lavoro pastorale nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù di Lubecca.
L'avvocato Ambrosi ha sottolineato “le sue omelie preparate in modo assolutamente accurato”. “Era un sacerdote deciso, ma dai toni gentili e di nobili sentimenti dal punto di vista umano; era perfettamente integro”.
Spiccava per la sua grande sensibilità, l'umanità e la preparazione teologica, ed era un grande oppositore del nazionalsocialismo.
In quel periodo ebbe un colloquio con un giovane soldato che serviva questo regime. Lange gli disse chiaramente che un cristiano non poteva stare dalla parte dei tedeschi nella guerra.
Diffuse senza paura i suoi scritti contro il regime finché nel 1942 Lubecca subì i primi bombardamenti. Senza preoccuparsi del rischio che correva, si preoccupò che i suoi fedeli fossero in salvo.
Venne arrestato il 16 giugno 1942 dalla Gestapo. “Il secondo senato del tribunale popolare lo condannò a morte insieme ad altri sacerdoti per disgregazione del potenziale militare, appoggio al nemico con tradimento della patria e delitti radiofonici”, perché in un programma alla radio diffondeva le sue idee contro il regime.
Il postulatore ha sottolineato l'“atteggiamento ammirevole” che padre Lange ebbe in prigione, dove condivise la cella con il pastore protestante Schwentner, che secondo vari testimoni trattò “come un fratello”.
Le sue lettere testimoniano un'ammirevole docilità alla volontà di Dio e grande profondità religiosa: “Quando riceverete questa lettera, non sarò più nel mondo dei vivi!”, scrisse ai suoi genitori il giorno della condanna. “Oggi ci sarà il grande ritorno nel Regno di Dio Padre. E poi rivedrò anche tutti quelli che sulla terra mi sono stati cari e vicini!”.
Commentando questa lettera, lo scrittore tedesco Thomas Mann ha detto che si tratta della “più bella testimonianza per il dono della fede cristiano-cattolica”.
Eduard Müller e la santità nelle cose semplici
Del gruppo dei quattro martiri fu quello che ebbe la giovinezza più difficile. Nato nell'agosto 1911 in una famiglia umile, era il più piccolo di sette figli e suo padre abbandonò la famiglia. Studiò nella scuola cattolica di Neumünster, fu chierichetto e poi divenne carpentiere, ma fin da piccolo mostrava il desiderio di diventare sacedote.
Grazie al sostegno di alcuni benefattori della parrocchia poté concludere gli studi secondari e poi studiò Teologia cattolica a Münster.
Nel 1940 venne ordinato sacerdote a Osnabrück. Lavorò nella parrocchia del Sacro Cuore di Lubecca.
“Il suo modo di essere calmo, gentile e non autoritario è molto stimato dai testimoni dell’epoca”, ha detto l'avvocato Ambrosi.
“Particolarmente celebre divenne la sua capacità d’immedesimazione nella vita dei lavoratori e degli artigiani. Non era infatti difficile per lui immedesimarsi, perché egli stesso proveniva da questo ambiente e vi rimase sempre legato”.
Dei quattro martiri di Lubecca era il meno politico, ma venne comunque arrestato nel luglio 1942.
Dopo essere stato condannato a morte scrisse: “Ho l’attesa e la speranza che non sarò mai deluso, bensì in tutta franchezza, come sempre, anche ora Cristo verrà glorificato con il mio amore, sia con la vita che con la morte”.
I tre martiri vennero assassinati in un intervallo di appena tre minuti. Seppero versare il prorio sangue dando la vita come sacrificio supremo dell'amore di Cristo.
Autore: Carmen Elena Villa
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