Padre Giuseppe Maria Cesa, figlio del Serafico Poverello di Assisi, nasce il 6 ottobre 1686 ad Avellino. Figlio di Antonio Cesa e Colonna Mallardo, umilissimi braccianti, viene battezzato con il nome di Flaviano Carlo Cesa. Il piccolo Flaviano, quinto di nove figli, cresce in una famiglia molto povera ma in cui non manca il timore di Dio e la testimonianza concreta dell’amore per Gesù nelle azioni quotidiane dei genitori. Intuiti i talenti che il loro figliolo possedeva, i genitori del piccolo Flaviano lo avviano agli studi con la speranza nel loro cuore di poter vedere un giorno il loro figliolo salire all’Altare di Dio. Quando le possibilità economiche per sostenerlo negli studi vengono meno, interviene la Provvidenza di Dio, che lo sosterrà per tutta la vita.
Predicatore in erba sin da bambino, Flaviano stupisce adulti e coetanei con le sue prediche. Nell’umiltà di quel corpicino splende, giorno dopo giorno, sempre più la grazia di Dio. Terminati gli studi di grammatica e umanità Flaviano riceve la più grande grazia che un uomo possa avere: la chiamata di Dio.
A soli 18 anni Flaviano risponde con grande decisione a tale chiamata. Egli sa già cosa fare della sua vita: mettere tutto nelle mani di Dio. Comincia così il cammino verso la santità. Il 19 luglio del 1704 Flaviano depone davanti all’Altare i suoi abiti secolareschi, per poter indossare il saio bigio dei frati Minori Conventuali. Ascende per la prima volta l’Altare nel 1710 per immolarvi la vittima Divina. Continua a studiare con la speranza di diventare un grande predicatore. Tanti anni di sacrifici e finalmente riceve la laurea e il titolo di Maestro in Sacra Teologia. Diventato Reggente il Venerabile lascia cadere la sua vita nei privilegi del suo nuovo rango. Padre Cesa si compiace di piacere agli occhi degli uomini, diviene prigioniero della sua vanità, trasformando la sua vita in un laboratorio di raffinata ricercatezza. Tuttavia non si lascia mai trasportare dal peccato.
Nonostante i privilegi che si concede rimane sempre casto e puro, sia con le parole che con le azioni. Insomma il nostro Venerabile non persegue ancora quella eroica povertà di un sacerdote che ammira alla santità e non alla normalità. Sembra quasi che si voglia accontentare del suo cammino spirituale senza preoccuparsi troppo del suo stato di tiepidezza. Da questa vita viene salvato dalla Vergine. Proprio l’Immacolata ,infatti, lo salva da un attentato pianificato contro la sua vita da un gruppo di frati che non gradiscono la sua rigida condotta da Padre Superiore nel convento di Avellino. L’ assassino incaricato di ucciderlo, nella notte stessa in cui sta per attentare la vita del Venerabile, fermatosi a osservare un quadro dell’ Immacolata, avvertirà un forte senso di colpa che lo costringerà a chiedere subito perdono, confessando tutto al Venerabile Avellinese.
Davanti ad una sua possibile morte Padre Cesa si sveglia! Inizia cosi la sua conversione, o meglio la sua “conquista violenta del Regno di Dio”. La vita del Venerabile si trasforma ora in una altissima chiamata alla santità. Nasce così il Santo dell’Irpinia. Tale santità arriverà in ogni angolo della verde Irpinia e le sue parole riusciranno a calmare i fedeli anche nel giorno più terribile che questa terra abbia mai conosciuto: il catastrofico terremoto del novembre 1732. Proprio in questa occasione lo Spirito Santo lo illuminerà e gli suggerirà di scrivere su dei quadratini di carta, chiamati poi cartelline dell’ Immacolata, la scritta: “In conceptione tua, Virgo, Immacolata fuisti; ora pro nobis Patrem, cuis Filium peperisti” (Nella tua concezione o Vergine, tu fosti Immacolata, prega per noi il Padre di cui partoristi il figlio). Da questo momento viene definito l’”Impazzito per la Vergine”.
Praticherà una altissima povertà, unita ad una alta penitenza che lo porteranno alla più alta perfezione serafica. Per oltre 6 mesi arriverà a nutrirsi della sola Eucaristia. Per evitare di essere visto come un taumaturgo nel guarire i malati al solo tocco, inizierà a toccarli proprio con le cartelline dell’ Immacolata, cercando così di poter attribuire a Lei tutti i meriti. Circa 8000 miracoli prodigiosi avvengono durante la sua vita e dopo la sua morte. Ancora oggi l’uso delle cartelline è fonte di tantissime grazie. Dai malati ai posseduti, Padre Cesa affida sempre tutto alla sua Mamma attraverso l’uso delle cartelline. Padre Cesa oltre ai tanti miracoli compiuti viene ricordato anche perché rimane nella storia come uno dei più grandi predicatori francescani. Dopo la sua conversione la vita del Ven. è vita di continua penitenza. Egli utilizza gli strumenti di tortura più disparati che arriva a togliere solo durante le ferventi prediche. Rigoroso e severo al confessionale la santità di Padre Cesa si fortifica proprio con la lotta contro il demonio. Una lotta che lo vede vittorioso come santo esorcista e ancora oggi intercessore potentissimo per la liberazione di tante anime oppresse dall’opera del maligno.
Si spegne il 9 giugno 1744 con l’onore di essere accompagnato in cielo dall’Immacolata stessa che come attestano le fonti, lo avviserà del giorno in cui sarebbe morto.
Autore: Gilda Spiniello
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