I primi anni
Joan Roig Diggle nacque il 12 maggio 1917 a Barcellona, nella casa dei suoi genitori, in calle de Mallorca 310. Era l’unico figlio maschio, su tre che vennero alla luce, di Ramon Roig Font, nativo di Barcellona, e di Maud Diggle Puckering, anche lei di Barcellona, ma figlia di genitori inglesi. Fu battezzato nella chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione di Barcellona.
Iniziò la scuola primaria nel 1920, ma l’anno seguente entrò nell’istituto che le suore di San Giuseppe di Cluny avevano nel quartiere dove abitava. Si distinse subito come uno dei migliori alunni, ottenendo premi e medaglie per il suo profitto, oltre agli elogi delle maestre.
Nel 1924, ricevette la Prima Comunione insieme alla sorella Beatriz, nella chiesa dello stesso istituto, insieme ad altri compagni. Sua madre si commosse molto al vedere che il figlio, ormai di sette anni, manifestava un intenso amore per Dio e una profonda spiritualità.
Allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane e degli Scolopi
Terminata la scuola primaria, divenne allievo esterno dei Fratelli delle Scuole Cristiane, nella scuola di calle Condal. Sua madre l’accompagnava sempre, nei quattro viaggi giornalieri di andata e ritorno dalla scuola. In una di quelle circostanze, lui le manifestò il desiderio di diventare missionario. La donna, spinta dalle preoccupazioni materne, gli rispose che forse avrebbe fatto bene a non partire, perché anche dove viveva avrebbe potuto operare del bene. Lui tacque e si fece molto pensieroso.
Per le scuole superiori entrò nell’istituto dei Padri Scolopi in calle de la Diputación. Anche lì, come nelle altre scuole, riuscì a farsi degli amici tra i compagni di studi, anche se non moltissimi: tra di loro c’erano Juan E. Rucabado Verdaguer e i suoi fratelli, che frequentava anche durante le vacanze a Premià de Dalt, dove andava sin da bambino. Ebbe anche buoni rapporti con i professori, specie con due futuri martiri, padre Ignasi Casanovas Perramón e Francesc Carceller Galindo (beatificati nel 1995).
Trasferimento a El Masnou
Nel 1934, però, suo padre, che lavorava in una ditta tessile, subì un tracollo economico. Per questa ragione, con tutta la famiglia, lasciò Barcellona per El Masnou, un comune situato nella parte costiera della Catalogna.
Per Joan fu difficile dover rinunciare agli studi per iniziare a lavorare e contribuire al bilancio familiare. Trovò un impiego come dipendente in un negozio di abbigliamento nel quartiere del Poble Sec di Barcellona, ma continuò a studiare durante le notti. Sognava infatti di diventare avvocato, per poter difendere i più deboli.
Socio della Federazione dei Giovani Cristiani della Catalogna
A El Masnou, in compenso, il ragazzo cominciò a conoscere la Federazione dei Giovani Cristiani della Catalogna (Federació de Joves Cristians de Catalunya, in sigla FJCC, per cui i soci erano detti “fejocisti”), un’associazione simile all’Azione Cattolica, che aveva come scopo portare Gesù al prossimo.
Joan s’inserì bene nel gruppo «Mar Blava» e nelle sue proposte religiose, sportive e culturali. Divenne anche catechista nella parrocchia di San Pietro, dove il gruppo teneva le proprie riunioni. Nella FJCC conobbe Pere Tarres i Claret, studente di medicina e poi medico, del quale condivise l’ardore nell’apostolato (divenne poi sacerdote; è stato beatificato nel 2004).
Dedizione al prossimo e alla preghiera
I parrocchiani di El Masnou cominciarono ad apprezzarlo per come si comportava e per come seguiva il gruppo degli avanguardisti della FJCC, ossia ragazzi tra i dieci e i quattordici anni. Osservavano anche il raccoglimento con cui pregava a lungo davanti al Tabernacolo. In effetti, all’interno dell’associazione, aveva l’incarico di “delegato di Pietà”, ossia doveva promuovere la crescita spirituale degli altri soci.
Ogni giorno, prima di andare a lavorare, Joan partecipava alla Messa delle cinque del mattino e riceveva la Comunione. Aveva instaurato una proficua direzione spirituale con monsignor Pere Llumà, consigliere della FJCC per la comarca di El Maresme: si confessava ogni settimana da lui e gli confidava le proprie aspirazioni per il futuro. Nelle domeniche, quando era più libero dal lavoro, visitava anziani e malati, preparandoli a morire riconciliati con Dio e col prossimo.
Sostenitore della dottrina sociale della Chiesa
Joan era pienamente convinto di dover rispondere alle esigenze del suo tempo e ai bisogni delle classi più svantaggiate, appoggiandosi all’insegnamento della Chiesa e non a dottrine scorrette, come quella del nazismo o del movimento anarchico, molto radicato in Catalogna.
In un articolo pubblicato sulla rivista «Flama» il 6 marzo 1936, dopo aver commentato il risultato delle elezioni, nelle quali aveva vinto il cosiddetto Fronte Popolare, scrisse: «L’ora decisiva è suonata. Di fronte alla patria rossa, di fronte alla patria comunista ... di fronte al mostro della rivoluzione, di fronte all’anti patria, restiamo saldi e coraggiosi e diamo agli uomini quella pace, quella giustizia, quell’amore che cercano con tanto piacere e non sanno trovare. È necessario predicare, diffondere e far conoscere la dottrina sociale della Chiesa».
La guerra civile
Dopo il 18 luglio 1936, con lo scoppio della guerra civile in Spagna, anche per i cattolici di El Masnou la situazione si fece rischiosa: non solo per i sacerdoti e i religiosi, ma anche per i “cristiani da Messa”, ossia i semplici fedeli.
Joan si dichiarò disposto a restare in canonica per evitare la profanazione: per questo, chiese di essere confessato. Alla fine, però, accettò di tornare a casa. La chiesa di San Pietro fu saccheggiata e data alle fiamme e, con essa, i locali della FJCC.
Rientrando in casa, Joan diede la notizia ai suoi con volto abbattuto. Per tre giorni non proferì quasi parola, finché non dichiarò apertamente: «Ora più che mai dobbiamo lottare per Cristo», confermando un concetto che aveva già espresso nell’articolo citato prima.
A rischio della vita
Suo padre si era nascosto a Barcellona, a casa di un fratello. Joan, invece, dal 25 luglio al 5 agosto, riparò in casa di alcuni amici a El Masnou, poi decise di riprendere a lavorare. Ogni giorno prendeva il treno da El Masnou a Barcellona, per continuare ad aiutare la famiglia.
La notte, invece, s’inginocchiava ai piedi del suo letto e, col Crocifisso tra le mani, pregava a lungo per chiedere clemenza per gli uni, perdono per gli altri, misericordia e forza per tutti i cristiani.
Custode dell’Eucaristia
Riusciva anche a ricevere la Comunione dal suo direttore spirituale, al quale, il 10 settembre 1936, chiese con insistenza di poter tenere presso di sé alcune ostie consacrate, come riserva eucaristica in caso di estremo pericolo, così da potersi comunicare e dare l’Eucaristia a poche persone.
Aggiunse che sarebbe stato capace di andare fino in Francia per comunicarsi, e non una volta sola. Il sacerdote, colpito dal suo ardore, gli diede il permesso. Joan fu tanto felice da paragonarsi al martire san Tarcisio, di cui si narra che morì per non cedere l’Eucaristia ai pagani.
La cattura
La sera del giorno seguente, l’11 settembre 1936, si udì il rumore della frenata di un’auto fuori da casa Roig, seguito da forti colpi alla porta. La madre si alzò di soprassalto e corse in camera di Joan, trovandolo già in piedi. La casa intanto era circondata e illuminata dai fari delle vetture: fuggire sarebbe stato inutile in ogni caso.
Il giovane, intuendo il pericolo, assunse la Comunione di fronte alla madre, a cui disse: «Lasciali a me», ma lei insistette per scendere le scale con lui. Quando fu aperta la porta, entrarono alcuni uomini armati, che cominciarono a perquisire la casa.
Non trovando né armi né oggetti di valore e neppure il capofamiglia, decisero di portar via il giovane, mentre la madre gridava: «Non portatelo via. Che male ha fatto?». Joan, che aveva assistito al saccheggio con aria angosciata, recuperò la calma e le rispose: «Tranquilla, vado a casa di X…, se devo andare». Poi aggiunse in inglese, anche per non farsi capire dagli aggressori: «God is with me», «Dio è con me». Gli uomini del drappello rimasero quasi immobili, colpiti dal suo fare sereno, finché il loro capo non ordinò: «Prendetelo. Andiamo!».
Il martirio
Fu inizialmente condotto a Barcellona, alla ricerca di suo padre. Mentre lui rimaneva nell’auto, gli uomini perquisirono la casa dello zio, dove l’uomo era ospitato, ma non lo trovarono; inoltre, bruciarono gli oggetti religiosi che avevano trovato.
Arrivati nei pressi del cimitero di Santa Coloma de Gramanet, fecero scendere il giovane; era quasi l’alba del 12 settembre. Secondo una voce che fu fatta circolare dagli stessi aggressori, prima di ucciderlo, gli concessero di parlare: «Che Dio vi perdoni, come io vi perdono», pare che siano state le sue ultime parole.
La reazione dei persecutori e della famiglia
Gli esecutori materiali del suo assassinio furono colpiti dal suo atteggiamento. Uno commentò: «Quel giovane ci parlava tranquillamente», mentre un altro affermò: «Quel giovane biondo era un coraggioso… morì predicando, dicendo che mi perdonava e che avrebbe pregato Dio perché anche lui mi perdonasse. Mi ha quasi commosso».
I familiari non lo videro più dal momento della cattura. Solo in un secondo momento, ascoltando i commenti dei carnefici, si venne a sapere della fucilazione e della sepoltura presso il cimitero di Santa Coloma de Gramanet. I suoi resti vennero trovati due anni dopo: presentavano segni di cinque colpi di pistola al petto e uno alla testa.
Il padre non resse alla morte del giovane e anche le sorelle ne rimasero profondamente segnate. La madre, invece, scrisse una testimonianza a un anno di distanza dalla perdita del suo John (familiarmente, lo chiamava col nome in inglese, come facevano anche i suoi amici).
La causa di beatificazione e canonizzazione
La sua fama di santità e di martirio non venne dimenticata, specialmente a El Masnou, nella cui parrocchia furono traslati i suoi resti mortali. Venne in seguito fondata l’Associazione Amici di Joan Roig Diggle, dapprima per conservarne il ricordo, poi per essere parte attrice della sua causa di beatificazione e canonizzazione.
Il nulla osta per l’avvio della causa rimonta al 19 agosto 1998. L’inchiesta diocesana si svolse quindi a Barcellona dal 4 ottobre 1999 al 16 maggio 2001. La convalida giuridica degli atti del processo fu emessa il 6 giugno 2003.
La “Positio super virtutibus”, consegnata nel 2006, è stata esaminata nel 2019 dai consultori teologi, che il 19 marzo diedero parere positivo, confermato, il 1° ottobre, dai cardinali e dai vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel 2007, intanto, i suoi resti mortali erano stati traslati nella chiesa di San Pietro a El Masnou e collocati in un’urna posta in una cappella laterale.
Il decreto sul martirio e la beatificazione
Il 2 ottobre 2019, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sul martirio, aprendo la via alla beatificazione di Joan.
La Messa con il Rito della Beatificazione è stata celebrata il 7 novembre 2020 nella basilica della Sagrada Familia di Barcellona, presieduta dal cardinal Juan Omella Omella, arcivescovo di Barcellona, come rappresentante del Santo Padre. La sua memoria liturgica è stata fissata al 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Santi e Beati martiri del ventesimo secolo.
Preghiera (tradotta dall’originale spagnolo)
Signore e Dio nostro, aiuta tutte le persone, specialmente i giovani, a trovare in Gesù il senso e la forza della vita, e fa’ che, come Joan Roig, siano veri discepoli suoi e testimoni del suo Amore; così, spinti dalla grazia dello Spirito Santo, lavorino costantemente per l’evangelizzazione e la trasformazione cristiana del mondo. Ti chiedo di benedire la Chiesa di Barcellona con la canonizzazione del tuo servo Joan e di concedermi per sua intercessione, se è la tua volontà, questa grazia… (si chieda la grazia). Amen.
Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre
Autore: Emilia Flocchini
Note:
Per approfondire: www.joanroigdiggle.com
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