Famiglia e primi anni
Eduardo Francisco Pironio nacque a Nueve de Julio, nella provincia di Buenos Aires, in Argentina, il 3 dicembre 1920. Era il ventiduesimo e penultimo figlio di Giuseppe Pironio ed Enrica (Enrichetta) Rosa Buttazzoni, emigrati dal Friuli già da sposati.
Dopo una grave malattia avuta a diciott’anni e le complicanze della prima gravidanza, sua madre era venuta a sapere dai medici che non poteva avere altri figli. Chiese allora consiglio a monsignor Francisco Alberti, vescovo di Mar del Plata, che la invitò a fare ugualmente il proprio dovere coniugale.
Al marito, invece, il vescovo suggerì di ungerla con l’olio della lampada che ardeva di fronte all’immagine della Madonna venerata nella Basilica-Santuario nazionale di Nostra Signora di Luján. Le altre gravidanze non ebbero problemi: per questa ragione, Enrica e tutta la famiglia ebbero sempre per lui grande riconoscenza.
La vocazione
Eduardo crebbe in un ambiente familiare laborioso e sereno, dove fede e vita non andavano separate. Imparò a pregare il Rosario dalla madre e, a sei anni, iniziò a frequentare il catechismo nella parrocchia di San Domenico di Guzman a Nueve de Julio, dov’era stato anche battezzato. Dopo qualche tempo, rivelò alla madre che aveva iniziato ad avere un desiderio: voleva diventare missionario. La madre replicò che avrebbe dovuto andare lontano, per realizzare quella vocazione.
Nel 1926, però, il bambino, di appena sei anni, perse il padre, a causa di un’appendicite curata male. La sua decisione, quindi, si consolidò mentre la madre assumeva su di sé la guida della famiglia, aiutata dai figli maggiori.
Verso il sacerdozio
Il 14 marzo 1932, Eduardo entrò nel Seminario San Giuseppe della diocesi di La Plata. Trascorreva le sue giornate tra le ore di preghiera in cappella e lo studio, appassionandosi in particolare alla Sacra Scrittura: era uno degli studenti migliori. I suoi compagni lo ammiravano anche per il senso di amicizia semplice che trasmetteva.
Venne ordinato sacerdote il 5 dicembre 1943, nella Basilica-Santuario nazionale di Nostra Signora di Luján. Celebrò la Prima Messa l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, nella sua parrocchia di nascita a Nueve de Julio.
Gli anni degli studi
Svolse il servizio pastorale nel Seminario della sua diocesi come professore di letteratura, dogmatica, cristologia, teologia sacramentale, teologia fondamentale e filosofia. Nel 1953 fu inviato a Roma, dove conseguì la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, ovvero l’Angelicum: la sua tesi era sulla paternità divina negli scritti di dom Columba Marmion.
Dietro consiglio del suo direttore spirituale, padre Manuel Moledo, approfondì gli studi in Belgio, Germania, Svizzera, Austria, Spagna e Portogallo; nel corso di quel viaggio in Europa, rivide anche i parenti rimasti in Italia. Rientrato in Argentina alla fine del 1954, riprese l’insegnamento in Seminario e l’impegno nella predicazione, oltre che nella direzione spirituale.
Vicario Generale e Rettore del Seminario di Villa Devoto
Nel 1958 venne nominato Vicario Generale e divenne professore di Teologia nell’Università Cattolica Argentina di Buenos Aires. Nello stesso anno diede vita all’Istituto secolare delle Missionarie di Cristo Sacerdote, nella cittadina di Mercedes.
Nel 1960, il cardinal Antonio Caggiano, Arcivescovo di Buenos Aires, lo nominò Rettore del Seminario Metropolitano di Villa Devoto, del quale, fino a poco prima, erano stati responsabili i padri Gesuiti: era quindi il primo Rettore scelto dal clero diocesano.
Il suo incarico terminò improvvisamente nel 1963, al termine dell’anno seminaristico. Don Eduardo ne fu molto dispiaciuto, perché aveva instaurato un buon rapporto con i seminaristi e i docenti, ma capì che era un riflesso delle tensioni interne alla Chiesa argentina.
Nello stesso anno fu nominato Visitatore Apostolico delle Università cattoliche argentine, nonché preside dell'Istituto di Teologia dell'Università Cattolica, divenuto poi Facoltà Teologica.
I primi legami con l’Azione Cattolica
Don Eduardo ebbe legami con l’Azione Cattolica quasi subito, grazie a padre Moledo, il suo direttore spirituale. Negli anni Cinquanta apparvero i suoi primi scritti sulla Rivista di Teologia del Seminario di La Plata, ma anche sulla rivista «Notas de Pastoral Jocista», organo della Gioventù Operaia Cattolica (JOC).
Era anche guida di molti gruppi di Azione Cattolica, sia a Mercedes, sia negli altri luoghi dove vivevano le persone che ricorrevano alla sua guida spirituale.
Al Concilio Vaticano II
Nel 1962 entrò a far parte della delegazione argentina al Concilio Vaticano II: in qualità di osservatore, partecipò alla sessione inaugurale. L’anno seguente fu nominato tra i periti; inoltre, divenne membro del Segretariato per i non credenti, appena creato nella Curia Romana.
Il suo maggiore contributo al Concilio fu legato alla sessione da cui emerse la Costituzione dogmatica «Gaudium et spes»: intervenne per far emergere la voce dei laici e lo stimolo che essi potevano dare per un rinnovamento della Chiesa e della società.
Vescovo
Nel 1964 fu nominato Vescovo ausiliare di La Plata e, il 31 maggio dello stesso anno, ricevette l’ordinazione episcopale nella Basilica di Luján. Come motto episcopale scelse il versetto 27 del primo capitolo della lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi: «Christus in vobis spes gloriae» («Cristo in voi, speranza della gloria»).
In quell’occasione ricevette in dono da monsignor Antonio José Plaza, vescovo di La Plata e consacrante principale, la catena e la croce pettorale di monsignor Alberti, colui che aveva tanto aiutato sua madre.
Oltre al servizio pastorale nella diocesi di La Plata, continuò ad accompagnare i laici dell'Azione Cattolica Argentina. Fu poi eletto presidente della Commissione Fede ed Ecumenismo della Conferenza Episcopale Argentina, mentre nel 1967 gli fu affidata, in qualità di Amministratore Apostolico, la diocesi di Avellaneda, segnata da tensioni interne.
La Conferenza di Medellín
L’anno successivo, monsignor Pironio divenne Segretario della Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano (CELAM), rieletto nel 1970. Ne fu anche presidente, dal 1972 al 1975.
In quella veste, si adoperò per lo svolgimento della II Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, tenuta a Medellín dal 26 agosto al 6 settembre 1968. Il suo libro «Nello spirito di Medellín. Scritti pastorali marplatensi», frutto di quelle riunioni, ebbe vasta diffusione in tutta l’America Latina.
Tempi rischiosi
Nel 1972 venne nominato Vescovo della diocesi di Mar del Plata. Tuttavia, per i suoi scritti e il suo ruolo nel CELAM, fu accusato di avere simpatie per il comunismo. Dal suo punto di vista, invece, cercava di applicare le indicazioni del Concilio Vaticano II e della Dottrina Sociale della Chiesa, particolarmente quella che, nella Conferenza di Medellín, era stata definita «opzione preferenziale per i poveri».
Fu anche sequestrata Maria del Carmen Maggi, decana della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica e sua stretta collaboratrice. Infine, nel corso della Settimana Santa del 1975, monsignor Pironio cominciò a ricevere minacce di morte. Aveva paura, ma cercava ugualmente di affidarsi a Dio e alla Madonna.
L’inizio del periodo romano e la creazione cardinalizia
Nel frattempo, nel 1974, era stato chiamato a predicare gli Esercizi Spirituali alla Curia Romana da monsignor Pasquale Macchi, Segretario particolare di papa Paolo VI. Il tema degli Esercizi fu «La Chiesa della Pasqua». Pur non parlando quasi per nulla italiano, monsignor Pironio, da quando cominciò a predicare, riuscì a farsi capire da tutti.
Il suo ritorno a Roma fu permanente quando, il 18 settembre 1975 fu nominato Pro-Prefetto della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e, nel Concistoro del 24 maggio 1976, creato Cardinale, col titolo dei Santi Cosma e Damiano.
Il suo compito per i religiosi
In tale compito, cercò di favorire la comunione tra i religiosi e rendere la vita consacrata più vicina alla gente ma anche profondamente inserita nella Chiesa, sia in base a quanto richiesto dal Concilio Vaticano II, sia delle contestazioni a cui essa veniva sottoposta.
Partecipava di frequente ai capitoli generali delle congregazioni – arrivò a seguirne cinque in un giorno solo – ma visitava le case religiose anche in occasioni meno formali. Il suo amore per la Chiesa lo conduceva ogni domenica a scendere in piazza San Pietro per l’Angelus e la benedizione del Papa.
Al fianco di san Paolo VI e di san Giovanni Paolo II
Il cardinal Pironio ebbe la notizia della morte di Paolo VI (canonizzato nel 2018) mentre rientrava a Roma in automobile. Portato a Castelgandolfo, pregò a lungo accanto alla salma del Papa, ma ebbe un malore: portato in ospedale ad Albano, gli fu riscontrata una leggera ferita cardiaca da stress.
Nei giorni del Conclave, il suo nome risuonava molto spesso tra i papabili. Rispose da una parte non negandosi alle interviste, dall’altra, soprattutto, visitando in preghiera i molti santuari mariani di Roma. Un giorno prima dell’inizio del Conclave, i cardinali elettori ricevettero un opuscolo che sin dal titolo mirava a mettere in cattiva luce il loro confratello argentino.
Anche nel secondo Conclave del 1978, seguito alla morte di papa Giovanni Paolo I (beatificato nel 2022), il suo nome era presente nelle cronache. Fu invece eletto papa Giovanni Paolo II, che confermò Pironio come Prefetto della Congregazione per i Religiosi.
Formazione, comunione e partecipazione per i laici
Nel 1984, al termine del suo secondo mandato alla Congregazione dei Religiosi, fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Anche in quel luogo cercò di favorire la comunione, particolarmente tra le associazioni più antiche, come l’Azione Cattolica, e i movimenti ecclesiali, come Comunione e Liberazione o il Movimento dei Focolari.
Particolarmente durante il Sinodo dei Vescovi su «Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nella società», nell’ottobre 1987, ribadì che i laici dovevano avere tre priorità: formazione, comunione e partecipazione. Anche grazie a questo impulso, nel 1991 nacque il Forum Internazionale di Azione Cattolica (Fiac); il cardinale partecipò, nel 1994, alla sua prima assemblea.
Il cardinale dei giovani
Oltre a questo, il cardinal Pironio ebbe particolarmente a cuore i giovani. Li accoglieva quando celebrava la Messa nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano, il suo titolo cardinalizio, e li ascoltava nella confessione e nella direzione spirituale. Molti furono da lui aiutati a scegliere definitivamente il proprio stato di vita.
Per questa ragione, si trovò in profonda sintonia con Giovanni Paolo II quando venne istituita la Giornata Mondiale della Gioventù. Seguì le prime undici edizioni e fu presente a quelle internazionali di Roma, Buenos Aires, Santiago de Compostela, Czestochowa, Denver e Manila, oltre che a due giornate continentali, a Loreto e Cochabamba.
Il 27 dicembre 1996, Pironio scrisse una lettera ai giovani, augurando loro di diventare discepoli, apostoli e testimoni e promettendo che li avrebbe sempre accompagnati con la preghiera. Quattro mesi prima, il 20 agosto, il Papa aveva accettato la sua rinuncia alla presidenza del Pontificio Consiglio per i Laici, avvenuta per limiti d’età.
La malattia
Poco prima della sua nomina al Pontificio Consiglio per i Laici, tuttavia, il cardinale aveva avuto la diagnosi di tumore alla prostata. Undici anni dopo, le metastasi si erano estese alle ossa. La malattia, però, sembrava non aver fermato il suo desiderio d’incontrare le persone e di continuare a sorridere.
Il suo ultimo incontro con papa Giovanni Paolo II avvenne il 22 dicembre 1997: ormai si muoveva solo in sedia a rotelle. Nel gennaio 1998 ebbe seri problemi alla vista e si fratturò anche il braccio sinistro. Accolse tutte quelle sofferenze «per la Chiesa, i sacerdoti, la vita consacrata, i laici, il Papa, la redenzione del mondo», come ebbe a scrivere.
La morte
Scandì il suo testamento spirituale ripetendo tredici volte la parola «Magnificat», tante quante riteneva che fossero state le grandi grazie che Dio gli aveva concesso. Il 2 febbraio 1998 ricevette l’Unzione degli Infermi: lo stesso giorno, il Papa gli telefonò.
Il 4 febbraio, circondato da amici venuti da ogni parte del mondo, diede loro il suo estremo saluto, quindi volse lo sguardo verso un’immagine della Madonna di Luján. Le sue ultime parole furono: «Maria! Maria! Madre! Madre!». Morì il 5 febbraio 1998.
La sepoltura a Luján
Papa Giovanni Paolo II (canonizzato nel 2014) celebrò i suoi funerali il 7 febbraio 1998. Secondo il desiderio del defunto, il suo corpo venne trasportato in Argentina: all’aereoporto di Buenos Aires, fu accolto dall’arcivescovo coadiutore Jorge Mario Bergoglio, il futuro papa Francesco.
Dopo una veglia funebre presso l’abbazia di Santa Scolastica a Victoria – Buenos Aires e la Messa celebrata dal cardinale Antonio Quarracino, Arcivescovo di Buenos Aires e suo amico fraterno, il cardinal Pironio fu tumulato all’interno della Basilica di Nostra Signora di Luján.
La fama di santità e l’avvio della causa di beatificazione e canonizzazione
Vista la fama di santità che continuava a circondare il cardinale dopo la sua morte, la Conferenza episcopale argentina si rese parte attrice della sua causa di beatificazione e canonizzazione. Il 13 giugno 2005 il cardinal Camillo Ruini, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma, ottenuto il parere favorevole della Conferenza Episcopale del Lazio, emise l’Editto per annunciare l’apertura della causa e avviare la raccolta di testimonianze.
Il processo diocesano si svolse quindi presso il Vicariato di Roma, nel cui territorio Pironio era morto, dal 23 giugno 2006 all’11 marzo 2016, integrato da inchieste rogatoriali svolte a Buenos Aires (dal 19 febbraio 2007 al 5 ottobre dello stesso anno), Madrid e Udine. Gli atti del processo diocesano vennero convalidati il 14 luglio 2017.
La fase romana della causa e il decreto sulle virtù
La “Positio super virtutibus”, presentata nel 2020, fu esaminata il 21 settembre 2021, con esito positivo, dai Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi. Il 1° febbraio 2022, invece, i Cardinali e i Vescovi della stessa Congregazione si pronunciarono a favore dell’esercizio in grado eroico delle virtù cristiane da parte del candidato agli altari.
Il 18 febbraio 2022, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto con cui il cardinal Pironio veniva dichiarato Venerabile.
Il miracolo per la beatificazione
Per la beatificazione, la Postulazione della sua causa presentò il caso di Juan Manuel Franco, che il 1° dicembre 2006, quando aveva un anno e mezzo, aveva aspirato per errore la porporina contenuta in un recipiente, di cui si stava servendo sua madre per lavori di restauro.
Portato alla Clinica “25 de Mayo” di Mar del Plata e sottoposto a lavanda gastrica, ma anche lavato in tutto il corpo, il bambino peggiorò dopo circa un’ora. Neanche gli interventi medici a cui fu sottoposto dopo essere stato trasferito al Servizio di Terapia Intensiva dell’Ospedale Specializzato Materno Infantile di Mar del Plata diedero alcun miglioramento.
Il 2 dicembre 2006 i medici curanti definirono “gravi” le sue condizioni cliniche. La diagnosi precisa era “intossicazione acuta da porporina, broncopolmonite acuta massima da inalazione di porporina e contenuto gastrico, ARDS (Acute Respiratory Distress Syndrome”).
Lo stesso giorno, si svolgeva la “Marcia della Speranza”, un’iniziativa promossa proprio dal Servo di Dio Eduardo Francisco Pironio. In quell’occasione, il parroco della chiesa di Sant’Antonio di Padova distribuì un opuscolo su di lui, che conteneva anche la preghiera per chiedere la sua intercessione. I genitori di Juan Manuel la recitarono per tredici giorni; inoltre, la madre invitò altre persone a unirsi alla preghiera sua e del marito.
Tra il 4 e il 6 dicembre 2006 furono rilevati i primi miglioramenti nello stato clinico del bambino, pur essendo ancora grave il suo stato clinico. Il 7 dicembre 2006 apparve reattivo, lucido e capace di respirare senza l’ausilio dei macchinari. L’8 dicembre, in condizioni cliniche definite “eccellenti”, fu trasferito in Medicina Generale; cinque giorni dopo, fu dimesso dall’ospedale. Negli anni seguenti non manifestò alcun disturbo legato all’intossicazione.
Il processo sul miracolo
L’inchiesta diocesana sull’asserito miracolo si svolse dal 20 febbraio al 30 ottobre 2014 presso la diocesi di Mar del Plata. Il 4 maggio 2023 la Consulta Medica del Dicastero delle Cause dei Santi si pronunciò a favore dell’impossibilità di spiegare la presunta guarigione secondo le conoscenze scientifiche del tempo.
L’8 novembre 2023, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto sul miracolo, che apriva la via alla beatificazione del cardinal Pironio.
La beatificazione
La Messa con il Rito della Beatificazione fu celebrata sabato 16 dicembre 2023 in piazza General Belgrano a Luján, di fronte al santuario di Nostra Signora di Luján. A presiederla come inviato del Santo Padre fu il cardinal Fernando Vérgez Álzaga, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, che per ventitré anni era stato segretario del cardinal Pironio.
La sua memoria liturgica venne fissata al 4 febbraio, il giorno precedente quello della sua nascita al Cielo.
Autore: Emilia Flocchini
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