XV sec.
Giannetta, figura centrale della devozione popolare a Caravaggio, segnata dall'Apparizione mariana del 26 maggio 1432. La sua vita, avvolta da un alone di mistero, si intreccia con eventi di portata storica, tra cui il Concilio di Ferrara-Firenze. Le fonti storiche, pur frammentarie, la descrivono come donna sposata, madre e devota, dedita alla preghiera e alla vita caritatevole. La sua figura, carica di simbolismo, rappresenta il ponte tra il popolo e il divino, incarnando l'ideale della donna umile elevata a tramite di un messaggio universale. L'Apparizione, narrata da lei stessa e da testimoni, segna un punto di svolta nella sua esistenza. La scelta di Caravaggio come luogo dell'evento non è casuale: il borgo, già noto per la sua religiosità, diviene meta di pellegrinaggi e fulcro di devozione mariana.
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E’ il personaggio più caro alla devozione popolare. Per animi semplici è naturale identificarsi in questa donna "tribolata" dal marito ma "consolata" dalla Madre di Dio, di umili condizioni ma innalzata al di sopra dei potenti di questo mondo a causa dell'evento che, al declinare di quel lunedì 26 maggio 1432 segnerà per sempre la sua vita, e del messaggio che porta a tutti, anche ai grandi della terra.
Tra luci e ombre
Giannetta permane tuttavia avvolta in un'ombra di discrezione, nella quale si è voluta nascondere o è stata nuovamente lasciata dagli uomini dopo che ne fu strappata dalla irruzione della celeste Apparizione. La sua stessa identità resta celata nella tenebra dell'anonimato impersonale delle “lettere patenti” (31 luglio 1432) del vicario generale Antonio Aleardi in cui si precisa solamente il giorno del mese e l’ora dell’Apparizione della Vergine - “il lunedì 26 del mese di maggio verso l’ora ventunesima” (le cinque della sera) – ma non a chi. Però la scritta latinadella Madonna con Bambino nel Sacro Fonte, testimonianza storica tra le più antiche, ci svela il nome della veggente: Giannetta, la “più felice tra tutte le donne”.
Invece dalla luce sobria e quasi notarile del documento scritto su carta pergamena esistente in Santuario e trascritto negli atti della visita pastorale (27 aprile 1599) del vescovo Speciano la sua figura emerge.
La veggente, di Caravaggio, ha nome Giannetta, è figlia di Pietro Vacchi, sposata con Francesco Varoli, ha 32 anni. Tutti la conoscono "per i suoi virtuosissimi costumi, la sua cristiana pietà, la sua vita sinceramente onesta": dunque ricca di fede, e di vita santa.
Nessun riferimento ad altre Apparizioni, se non quella del 26 maggio 1432, e tanto meno ai viaggi di Milano e di Costantinopoli.
E’ nella tradizione che si vede Giannetta nello scenario di corti principesche e imperiali!
Sappiamo invece per certo che alla corte dei duchi di Milano erano ascoltati volentieri "profeti" e "carismatici", anche donne, ma non ci sono prove che ci rendano certo il viaggio di Giannetta a Milano, mentre si ha prova documentata dell'interesse dei Visconti e degli Sforza per il Santuario.
Nella prima storia a stampa di Paolo Morigi del 1599 si parla ancora dell’andata di Giannetta a Costantinopoli.
Più recentemente Giovanni Castelli (1932), e l’arcivescovo Natale Mosconi (1962) avanzano l’ipotesi di un incontro tra Giannetta e l'imperatore Giovanni VIII Paleologo o a Venezia o a Ferrara o a Firenze in occasione della venuta in Italia del sovrano bizantino per il Concilio di Ferrara-Firenze (1438-1439).
Un viaggio in Oriente da parte di Giannetta, accompagnata da personaggi ragguardevoli negli anni seguenti l’Apparizione e prima della morte di Giovanni VIII (1448) non è tanto improbabile. Sono note le intense relazioni tra la corte dei Visconti e quella dell'imperatore bizantino, il quale aveva sposato l’italiana principessa Sofia della dinastia Monferrato-Paleologo; si sa che i viaggi d'affari e di pellegrinaggio per Costantinopoli via Venezia o via Genova erano ordinari; l’imbarco dei pellegrini aveva come meta finale la Terra Santa e fin dal secolo XV alcuni personaggi caravaggini si ritrovano alla corte imperiale d’Oriente per ragioni diplomatiche o militari.
Siamo negli anni della preparazione e celebrazione del Concilio di Ferrara-Firenze e viene spontaneo il collegamento tra l’Apparizione di Caravaggio, il viaggio di Giannetta a Costantinopoli e il decreto di unione tra Greci e Latini sancita il 6 luglio 1439. Una ricerca storico-documentaria da approfondire.
La "beata Giannetta"
Giannetta la vide una sola volta, la Vergine?
Saputo che il duca di Milano la vuole incontrare, Giannetta è turbata e passa la notte in preghiera; e, narra Paolo Morigi nel 1599: ...vicino all'alba la gloriosissima Vergine di nuovo si degnò d'apparire dicendole: Giannetta, serva mia, non dubitare, ma scaccia da te ogni timore e va volentieri ove sei chiamata, che io sarò teco. E così detto, ella sparì.
Sempre in questa prima storia a stampa dell'Apparizione ritroviamo Giannetta testimone e garante del miracolo diBernardo di Bancho guarito dall’infermità alla gamba sinistra il 31 agosto 1432!
"Beata" la dice la tradizione, e sembra volerne illustrare le virtù esemplari. Ma i due tratti salienti della religiosità intensa e della santità nella sua condizione di sposa, che sono il fondamento della veridicità del fatto dell'Apparizione da lei riferito, spiccano a garanzia nella stessa pergamena trascritta negli atti della visita Speciano. Da sempre nella storia della Chiesa 1'opera di discernimento della "autenticità", ossia della origine soprannaturale di una ap-parizione, oltre che nel vaglio della natura della visione e del messaggio, consiste quasi tutta nell’esame approfondito della personalità morale e religiosa del soggetto veggente.
Non sappiamo se Giannetta avesse figli; non sappiamo con certezza se risiedesse in porta Vicinato come vuole la tradizione caravaggina, anche se è molto probabile; non sappiamo se era tanto povera.
II ramo dei Vacca di Caravaggio conta, nel Quattrocento e nel Cinquecento oltre che degli impresari edili, maestri carpentieri e muratori che lavorarono a Salò, Brescia, Chiari e anche a Roma almeno due notevoli "architetti": Filippo Vacca (secolo XV, operante soprattutto nel bresciano) e Flaminio Vacca (secoloXVI, operante a Roma).
Non sappiamo la data della morte di Giannetta; se quando vide la Madonna aveva 32 anni, quella della nascita dovrebbe essere il 1400. Tenuto conto della durata media della vita all'epoca, Giannetta non sarà forse vissuta molto oltre la metà secolo.
Nessuna parola di lei ci è stata conservata. Eppure ha parlato, avrà parlato più volte e a lungo, interrogata su ciò che aveva visto e udito. Ma tutto l’essenziale è contenuto e detto nel dialogo fissato nel “memoriale” in pergamena tra Giannetta, così spontaneo e diretto, che anche sotto il rivestimento latino sembra di sentire la sua spiccia parlata popolaresca, e la Vergine dell’Apparizione.
A Giannetta la Madonna affida la missione di annunciare un messaggio di penitenza e di conversione ma anche di festoso rendimento di grazie: questo è tutto ciò che conta.
Lei, Giannetta, compie fedelmente il mandato cui è stata chiamata e non ha altro da ricordarci. Questa è la parola che ci dice, non la sua, ma quella di colei che l’ha mandata. Come per il Vangelo, come compete a un discepolo, che non è più grande del maestro.
La tradizione che la vuole sepolta nella chiesa parrocchiale, che aveva più di un cimitero all’intorno, è assai probabile; la Schola S. M., che dopo l’Apparizione tenne ininterrottamente la cura della chiesa della Madonna e dell’ospedale, aveva sepolcreti all’interno della chiesa parrocchiale.Ma Giannetta non ebbe mai un culto, se non popolare.
Fonte:
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www.santuariodicaravaggio.it
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