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Villafranca di Verona, Verona, 10 gennaio 1886 – Negrar, Verona, 1 maggio 1978)
Giuseppe Girelli nasce a Dossobuono di Villafranca di Verona il 10 gennaio 1886, settimo figlio di una famiglia definita “cristianissima”. Viene battezzato nella chiesa di Dossobuono dal parroco don Giacomo Parola. Frequenta le elementari nel paese di nascita e successivamente i cinque anni di ginnasio all’Istituto Stimate di Verona. Nel 1903 entra in Seminario Diocesano frequentando l’intero percorso formativo e nel 1910 viene consacrato sacerdote dal cardinale Bartolomeo Bacilieri. Celebra la sua prima messa nella chiesa della Madonna della Salute a Madonna di Dossobuono e nel settembre del 1910 diventa cooperatore a Villa d'Adige. Nell’agosto del 1918 è rettore a Rosegaferro, frazione di Villafranca di Verona, diventando poi parroco nel 1928 e rimanendovi fino all’età di 65 anni. Proprio a Rosegaferro inizia ad organizzare la Pia Unione Sacerdotale per le missioni gratuite negli Istituti di Prevenzione e di Pena e durante questo periodo inizia la sua predicazione nelle carceri. Nel 1947 fonda un giornale bimestrale per i reclusi e le loro famiglie dal titolo “Croce Bianca”. Trasferitosi a Ronco all'Adige nel 1951 fonda la Casa San Giuseppe per ex carcerati e successivamente, nel 1958, fonda la Sesta Opera per l’aiuto ai missionari e ai carcerati. Nel giugno del 1959 gli viene conferita la medaglia d’oro con diploma al merito civile della Redenzione Sociale consegnatagli dal Ministro di Grazia e Giustizia Guido Gonella. Fino al 1975 lavora incessantemente visitando tutte le carceri d'Italia per diffondere la parola di Dio e dare conforto e speranza ai reclusi. Nel 1977 si ritira all’ospedale di Negrar, in provincia di Verona, come collaboratore del cappellano e il primo maggio 1978 all’età di novantadue anni muore mentre si accinge a celebrare la messa. Papa Francesco lo ha dichiarato Venerabile il 27 gennaio 2015.
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Il Venerabile Servo di Dio Giuseppe Girelli, settimo e ultimo figlio di Gaetano e Maria Caliari, nacque a Verona il 10 gennaio 1886 e ricevette il battesimo sette giorni dopo a Dossobuono nella chiesa di S. Maria Maddalena. L’ambiente familiare cristiano, ricco di fede, influì positivamente nel piccolo Giuseppe, favorendo quell’humus necessario per lo sbocciare della vocazione al sacerdozio. Soprattutto nella parrocchia di Dossobuono ebbe la possibilità di amare la figura sacerdotale e la missione pastorale tra la gente. Dopo il ciclo delle scuole elementari e medie, proseguì gli studi a Verona, superando la quinta ginnasio da privatista presso il Seminario Vescovile di quella città. Ancora studente vide in don Calabria un modello di sacerdozio inimitabile. Frequentò poi nello stesso Seminario il Liceo e poi gli studi Teologici. L’Ordine Sacro del presbiterato gli fu conferito nell’agosto del 1910 per poi essere inviato a Villa d’Adige in provincia di Rovigo, con il compito di vicario cooperatore del parroco don Pietro Berardo. Nel 1918 esercitò come rettore a Rosegaferro, un paesino agricolo del veronese, e dopo dieci anni ne diventò il primo parroco; con don Bepo, un sacerdote suo omonimo (si chiamava anche egli Giuseppe Girelli), fu sensibile alla pastorale carceraria e nel 1933 cominciò la predicazione delle Missioni ai carcerati. L’attività apostolica missionaria, avviata nel 1934 a Parma, suscitò apprezzamenti dalle autorità civili ed ecclesiastiche. Nonostante l’impegno oneroso delle missioni ai carcerati, egli riuscì a guidare con zelo pastorale i parrocchiani durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Il 4 agosto 1946 il Vescovo di Verona approva il regolamento dell’“Unione per le missioni gratuite nei luoghi di prevenzione e pena”; l’anno successivo dà inizio al periodico “La Croce Bianca”. A causa dei molti impegni pastorali derivanti dalle Missioni, nel 1951 ottenne l’esonero dall’ufficio di parroco a Rosegaferro; in questo modo poté dedicarsi a tempo pieno alle Missioni, trasferendosi a Ronco all’Adige (Diocesi di Verona). In quella città nel 1954 realizzò una casa di accoglienza per gli ex carcerati, sull’esempio di don Giovanni Calabria. Il 25 novembre 1955 arrivò il decreto di erezione della “Pia Unione Sacerdotale per le Missioni negli Istituti di Prevenzione e di Pena”. All’opera che sempre più si estendeva, nel 1957 si associarono un gruppo di laici, la cui associazione prese il nome di “Sesta Opera”, al fine di collaborare fattivamente alle missioni ai carcerati. Nel 1961, il Ministro di Grazia e Giustizia, l’On. Guido Gonella, lo insignì della medaglia d’oro al valore civile per l’opera benemerita che andava svolgendo verso gli ex detenuti. Nel 1961 l’opera ricevette un edificio a Mezzane di Sotto, per ospitare gli ex detenuti per i quali non c’era posto nella Casa di San Giuseppe a Ronco. L’edificio fu chiamato “Casa di S. Leonardo”. Accanto all’edificio riuscì ad acquistare un centinaio di ettari di terreno, con rustico e bosco annesso, in prossimità di Mezzane di Sotto. Tale struttura fu poi chiamata Mater nostra. Il diffondersi dell’opera lo portò a costituire nel 1971 il Segretariato di Assistenza Sociale “Croce Bianca” e l’omonimo Istituto Secolare con lo specifico della santificazione personale dei suoi membri nell’esercizio della perfetta carità e osservanza dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza e con lo scopo di vivere l’opera di misericordia di “visitare” i carcerati secondo il dettame di Gesù “ero in carcere e mi avete visitato...” (Mt 25, 34-41) e secondo l’esempio del suo grande ispiratore, San Giovanni Calabria. Purtroppo, a causa di difficoltà economiche, la casa di Mezzane di Sotto fu ceduta al direttore della “Sesta Opera”. Nel 1977 egli si ritirò nel “Pensionato S. Cuore”, un ospedale geriatrico, a Negrar, gestito dai figli di don Calabria, figura alla quale fu sempre legato fin dall’infanzia e che influenzò tutta la sua opera a servizio delle missioni a favore dei carcerati. Morì in quel pensionato il 1° maggio 1978 mentre si accingeva a celebrare la santa Messa. Morì accompagnato dalla preghiera del suffragio cristiano e fu sepolto nel cimitero di Maguzzano nella nuda terra; i suoi resti furono successivamente traslati a Rosegaferro dove tuttora riposa.
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