Don Dario nasce il 5 agosto 1865 ad Albano Vercellese, in una famiglia conosciuta e stimata per la sua proverbiale ospitalità e sollecitudine verso bisognosi e sofferenti. Sul frontespizio di casa Bognetti è ben visibile la scritta: «Advena, quisquis es, salve!» (Viandante, chiunque tu sia, sii il benvenuto).
Particolarmente frati e suore, di passaggio ad Albano per la questua sono accolti in famiglia e la loro presenza è considerata una benedizione di Dio.
Nel 1878, a 13 anni, Dario entra nel seminario arcivescovile di Vercelli e sarà ordinato sacerdote il 22 marzo 1890. Il primo incarico è quello di viceparroco a Landiona per due anni, poi cappellano a Brarola per alcuni mesi, al termine dei quali è nominato vicecurato a Confienza.
Vi resta circa sette anni e si distingue come direttore spirituale e confessore, orientando con discernimento diverse ragazze e giovani alla vita religiosa e al sacerdozio.Ma una voce interiore lo attira peculiarmente verso il mondo dei poveri e dei sofferenti.
Nel marzo 1897 incontra provvidenzialmente la futura madre Eusebia Arrigoni, di passaggio nella sua casa di Albano, e le confida il suo anelito religioso e missionario.
Il 3 maggio 1898, festa del ritrovamento della Santa Croce, nasce in lui l’ispirazione a fondare la congregazione religiosa delle Figlie di S. Eusebio, che si concretizza il 29 marzo 1899, con madre Eusebia, appunto, e le prime compagne, fra cui le giovani da lui guidate spiritualmente a Confienza.
Il resto della sua vita è tutto un prodigarsi instancabile nell’accompagnamento spirituale delle suore e nell’amore verso i suoi «tesori»: gli ultimi. Dopo cinque anni di infermità, il 7 dicembre 1930, vigilia dell’Immacolata, muore.
L’icona che meglio rappresenta padre Bognetti è quella di un uomo sempre in ginocchio ai piedi della Croce. “Dio solo” è il vero soggetto della sua storia e, attraverso vie non sempre umanamente comprensibili, fa di lui un’“opera di Dio”. Padre Dario crede all’amore di Dio e alla sua provvidenza.
Si abbandona al Signore pieno di fiducia e di santa audacia, anche nei momenti più oscuri e dolorosi. Si sente portatore di un grande amore e di una grande compassione, attinti dal cuore stesso di Dio, che lo manda a una folla immensa di sofferenti, rifiutati e abbandonati da tutti, per rivelare loro, attraverso l’umile, gioioso servizio quotidiano, l’alto valore della loro dignità: sono la pupilla degli occhi di Dio, i figli prediletti del Padre, preziosi come i santi altari, sono le perle, i tesori, i padroni… che egli affida alle cure delle Figlie di S. Eusebio.
«Padre Bognetti – sottolinea la madre generale – è vangelo vissuto, uomo della Provvidenza, servo mite e sofferente, dolce amico dei poveri, uomo di preghiera.
Ma soprattutto è “padre”, il titolo più bello del suo sacerdozio. Lo riceve dai suoi piccoli quando, al passaggio della sua bara, battendo le mani, gridano: “ Il Padre! Il Padre!”. Tutti – conclude suor Antonia Cuffolo – possiamo invocarlo con fiducia, perché dal cielo ci benedica e ci protegga.
Quindi estendiamo il nostro invito alla partecipazione all’intera diocesi, per un momento di preghiera comunitaria e di ringraziamento che ci rimotivino all’impegno solidale e alla testimonianza cristiana.
Tanto più in questo tempo di drammi e di violenze, di sopraffazioni e di grandi povertà: materiali, culturali, sociali, interiori».
Fonte:
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www.arcidiocesi.vc.it
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