Emilio José BARLETTI (1952-1976), postulante della Provincia Irlandese della SAC nella Delegatura dell’Argentina, nacque il 22 novembre 1952 a San Antonio de Areco. Egli apparteneva al gruppo dei cinque pallottini, uccisi il 4 luglio 1976 nella casa pallottina di Buenos Aires.
Emilio, a soli due anni e mezzo, perse suo padre. Nei primi tre anni della scuola elementare rurale ebbe come maestra sua madre; terminò la primaria a San Antonio di Areco. Il corso secondario, invece, lo frequentò al Collegio Nazionale Hipolito Vieytes, a Buenos Aires, meritando di collocarsi nel quadro d’onore e vincendo medaglie in premi istituiti da enti della comunità locale per la miglior media e per il miglior alunno.
Conseguita la Maturità, nel 1970 si iscrisse all’Università Cattolica, dove per tre anni studiò Diritto e Scienze Sociali, poi passò all’Università di Buenos Aires e successivamente alla Facoltà di Teologia dell’Università del Salvador a San Miguel.
Entrando come postulante nella Società dell’Apostolato Cattolico, si integrò nella comunità pallottina di San Patricio a Buenos Aires. Lì incontrò la morte, accanto ai quattro altri martiri pallottini, all’alba del 4 Luglio 1976.
Kevin O’Neill SAC, molto stimato fra i pallottini, nota che la rassegna delle attività studentesche di Emilio ci dà una traccia della sua personalità; lui era alla ricerca del cammino che Dio voleva che seguisse. Non lo vedeva chiaramente, perciò provò diverse strade, sociali e religiose. In queste ultime, però, trovò la verità ed esse cominciarono a concretizzare i suoi ideali di vita. Nonostante diverse difficoltà e debolezze personali si sforzava di essere fedele a Dio ed alla sua coscienza.
Dopo la sua morte si trovò fra le sue carte, disseminate nella sua stanza, una lettera indirizzata alla madre, datata 2 luglio, nella quale esprimeva la gratitudine e l’amore alla madre che tanto aveva significato per lui e che era stata anche la sua maestra. Era una lettera di congedo.
Rodolfo Capalozza SAC, che conosceva bene Emilio, sottolinea che egli aveva una preoccupazione radicale per i più poveri. Emilio non solo parlava dei poveri e lavorava per loro, ma, addirittura, condivideva tutto ciò che possedeva con i più poveri. Credo – scrive P. Rodolfo – che se la mamma gli dava un pullover e lui ne possedeva già uno, questo era per i poveri. Una volta si trovò con un solo paio di pantaloni e ne cercava un altro, non lo trovò, giacché li aveva regalati tutti.
P. Rodolfo, terminando la sua testimonianza, scrive che “la causa dell’uccisione di tutti e cinque è ciò che avevano in comune, la passione per Gesù e per il Vangelo; il voler vivere il Vangelo come risposta, in quest’epoca concreta, come risposta alle necessità dei propri fratelli, del suo tempo e alle sfide di quel momento… Se li uccisero tutti e cinque, fu per quello che avevano in comune: Gesù e la risposta del Vangelo all’epoca che gli toccava vivere”.
|