La «salvezza di Dio» riguarda tutto l'uomo, il suo corpo, la sua anima, il suo spirito, sia quando è pellegrino sulla terra, sia, soprattutto, quando diventa cittadino del cielo. In forza della salvezza ottenutaci da Cristo nello Spirito Santo, la condizione dell'uomo viene completamente cambiata: l'oppressione diventa libertà, l'ignoranza conoscenza del vero, l'infermità salute, l'afflizione gioia, la morte vita, e la schiavitù del peccato si muta in partecipazione alla natura divina. Tuttavia quaggiù l'uomo non può godere pienamente della salvezza: la sua vita infatti conosce ancora il dolore, la malattia, la morte. «Salvezza di Dio» è lo stesso Cristo, che il Padre mandò nel mondo come Salvatore dell'uomo e medico dei corpi e delle anime, come lo invoca la liturgia rifacendosi in qualche modo alle parole di sant'Ignazio di Antiochia (cfr Agli Efesini, VII, 2: Sources Chrétiennes 10, p. 74). Cristo, nei giorni della sua vita terrena, nella sua grande misericordia, guarì molti malati, liberandoli spesso anche dalla ferita del peccato (cfr Mt 9, 2-8; Gv 5,1-14). La beata Vergine, quale madre del Cristo Salvatore dell'uomo, e madre dei credenti, è premurosa e tenera nel soccorrere i suoi figli che si trovano nel dolore. Per questo sono moltissimi gli ammalati che ricorrono a lei - spesso recandosi anche nei santuari a lei dedicati - per riavere, per sua intercessione, la salute. Presso i santuari mariani si trovano tante testimonianze della immensa fiducia che i sofferenti ripongono nella Madre del Cristo. Tra gli appellativi con cui i fedeli travagliati da qualche male venerano la beata Vergine Maria, spicca quello di «salute degli infermi», diffuso particolarmente dai Religiosi della Congregazione dei Ministri Regolari degli Infermi; nella loro chiesa romana, dedicata a santa Maria Maddalena, si venera un'immagine della «Salus infirmorum». Nella liturgia della parola si legge il Cantico di Isaia sul «Servo di Jahvé» (Prima Lettura: Is 53,1-5. 7-10) che «si e caricato delle nostre sofferenze, si e addossato i nostri dolori» (v. 4) e che «per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (v. 5). La comunità dei fedeli risponde benedicendo Dio che «guarisce tutte le malattie» (Salmo responsoriale, 102 [103], 3b). Nel Vangelo si proclama la pericope lucana della visitazione di Maria ad Elisabetta, perché i fedeli contemplando la beata Vergine del Magnificat, che piena di fede si affretta a visitare la madre del Precursore, siano stimolati a imitarla nella sollecitudine verso i fratelli e le sorelle infermi. Nella liturgia eucaristica si glorifica il Padre che ai fedeli che soffrono ha dato come patrona e modello la beata Vergine: - patrona, perché «a tutti i sofferenti che guardano a lei», «risplende come segno di salvezza e di speranza» (Prefazio); - modello, perché la beata Vergine Maria a chi la contempla «offre il modello di una perfetta adesione al volere (di Dio) e di conformità al Cristo» (Prefazio). Ricorrere alla intercessione della beata Vergine «salute degli infermi» per riavere la salute, e fare memoria anche di un momento peculiare della storia della salvezza, che avrà il suo pieno compimento allorché, al ritorno glorioso di Cristo, sarà «annientato l'ultimo nemico, la morte» (1 Cor 15, 26), e i corpi dei giusti risorgeranno incorruttibili. Questi testi, fatta eccezione per il Prefazio, sono gli stessi della messa della beata Vergine Maria «salute degli infermi», che si trova nel «Proprio dell'Ordine dei Ministri degli infermi», Tipografia Poliglotta Vaticana 1974, pp. 14-15. 27-30.
Fonte:
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Messale della Beata Vergine Maria
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