Era il più anziano missionario nel Nord-Est dell'India, nato il 21 maggio 1918 a Cagliari. Ha trascorso quasi tutta la sua vita, 75 anni, in India. Era uno di quei “missionari inoffensivi” che riuscì a diventare cittadino indiano nel 1965, in un momento in cui il Governo indiano stava espellendo i missionari stranieri dallo Stato dell'Assam. Don Porcu era all'epoca il Direttore della “Don Bosco School” di Shillong, una prestigiosa istituzione educativa nel Nord-Est indiano.
Da ragazzo, a volte nel pomeriggio si impegnava per qualche ora ad aiutare il padre, che era impresario edile. Mario portava un solo mattone per volta con le sue piccole mani. Tra i 15 e i 20 anni aveva imparato vari mestieri: era stato carpentiere, idraulico, elettricista, fabbro. La sera andava spesso all'Oratorio, leggeva la Bibbia e si impegnava in molte altre attività. Proprio all'Oratorio, a quindici anni avvertì l'ardente desiderio di diventare missionario, dedicando a quell'obiettivo il resto della sua vita. Dopo aver terminato gli studi medi, entrò nell'aspirantato salesiano missionario di Gaeta, nei pressi di Roma, per completare la sua istruzione secondaria. Nel giugno del 1939, pochi mesi prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, terminò gli studi universitari all'età di 21 anni.
Dopo aver completato la sua formazione universitaria a Gaeta, non poté partire subito per l'India per colpa della guerra. Finalmente, verso la fine di novembre del 1939, Mario Porcu ottenne il visto per recarsi in India. Vi arrivò l'8 dicembre 1939 e Calcutta fu la prima città in cui si fermò. Da Calcutta, i suoi superiori lo mandarono nel Collegio Salesiano di Sonada, nel Darjeeling, a studiare filosofia.
Nel mese di giugno del 1941, a 23 anni, Mario Porcu fu deportato in un campo di concentramento del governo britannico poiché era cittadino italiano. Trascorse complessivamente cinque anni in due diversi campi di concentramento.
Una volta tornato nell'Assam, Mario Porcu fu mandato nella Don Bosco Technical School di Shillong per cominciare la sua opera, insegnare, accompagnare i ragazzi nella loro formazione nei laboratori di meccanica e per altre specializzazioni. Qui terminò i suoi studi teologici e fu infine ordinato sacerdote salesiano il 7 gennaio 1951.
Durante la sua lunga permanenza qui, fino al 3 settembre 1966, svolse vari incarichi soprattutto amministrativi. Nel mese di settembre del 1966 don Mario Porcu tornò a Guwahati e fu nominato Economo ispettoriale della nuova Ispettoria di Guwahati. Ricoprì questo incarico fino al 7 febbraio 1967. Occorre qui ricordare che don Mario Porcu fu il primo Economo ispettoriale della nuova Ispettoria di Guwahati. È interessante sottolineare che in tre periodi di tempo era anche stato Ispettore pro tempore della nuova Ispettoria di Guwahati.
Pioniere nelle colline Khasi e Garo dello Stato di Meghalaya, così come nella pianura dell'Assam e nel confinante Regno del Bhutan, don Porcu è stato un instancabile missionario di frontiera in varie parti della regione nota come “le sette sorelle”.
Don Porcu è stato un pioniere anche della formazione professionale nell'Assam e il 30 maggio scorso era presente all'inaugurazione di un nuovo ampio centro di produzione elettronica sorto presso la scuola Tecnico-Professionale Don Bosco di Maligaon, fondata dal missionario italiano nel 1968.
In tutti questi anni l'opera ha offerto educazione tecnica e competenze per il lavoro alla gioventù rurale, ai ragazzi poveri ed emarginati e che avevano abbandonato gli studi, provenienti sia dall'Assam sia dagli stati confinanti, e solo negli ultimi tre anni ha formato circa 3000 giovani, dei quali l'80% è entrato con successo nel mondo del lavoro.
Anche negli ultimi anni era un salesiano attivo. Scriveva con la sua vecchia macchina da scrivere, rispondeva alle telefonate e alle lettere che riceveva. Era molto mattiniero: si svegliava alle 3,30 del mattino, pregava per circa un'ora nella cappella e visitava diversi conventi, poiché era un cappellano popolare in diversi Istituti della città di Guwahati.
Alle 8 del mattino riprendeva poi il suo lavoro quotidiano nel piccolo ufficio al piano terra della Casa Ispettoriale in cui risiedeva dal 12 gennaio 2001. Offriva assistenza spirituale, preferiva essere definito “lavoratore” invece che missionario salesiano, si schermiva da celebrazioni e “titoli” e credeva che il lavoro serio e il sacrificio potessero liberare le persone dalla povertà, dalla fame e dalla malattia.
Un vero pioniere, fondatore, missionario della razza degli apostoli fino alla fine.
Fonte:
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Bollettino Salesiano
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