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Gazeran, Francia, 8 gennaio 1930 – Algeri, Algeria, 3 settembre 1995
Denise Leclercq nacque a Gazeran, vicino Parigi, l’8 gennaio 1930. A ventinove anni entrò nell’istituto delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli, prendendo il nome di suor Bibiane. Inviata in Algeria, inizialmente prestò servizio in ospedale, per accudire i neonati. Nel 1964 fu destinata ad Algeri, per fondare una scuola di taglio, cucito e ricamo e un centro di economia domestica per ragazze povere. Discreta e gentile nei modi, amante della bellezza e delle cose ben fatte, ascoltava e incoraggiava le ragazze e la gente del quartiere dove abitava insieme a due consorelle. Quando la situazione in Algeria si fece difficile per gli stranieri, scelse di restare, per portare speranza al popolo. Il 3 settembre 1995, poco dopo le 19.15, venne uccisa a colpi di arma da fuoco insieme alla consorella suor Angèle-Marie Littlejohn, mentre tornava dalla Messa. Le due religiose, comprese nel gruppo di diciannove martiri uccisi in Algeria tra il 1994 e il 1999, sono state beatificate a Orano l’8 dicembre 2018, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica di tutto il gruppo cade l’8 maggio, giorno della nascita al Cielo dei primi due che vennero uccisi, fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond.
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Denise Leclercq nacque a Gazeran, un piccolo comune nei pressi di Parigi, l’8 gennaio 1930. Come primogenita di otto figli di una famiglia di contadini, dovette subito aiutare la madre nelle questioni domestiche. A causa di alcuni problemi economici, la famiglia si trasferì nei pressi di Roye, nel dipartimento della Somme.
Denise aveva maturato un carattere tenace, che mise in campo anche durante gli studi svolti presso la scuola di economia domestica Jeanne d’Arc di Roye. Mentre alternava l’impegno scolastico in quello della fattoria di famiglia, cresceva in lei una fede solida, ma discreta nei modi.
Aveva da tempo il desiderio di farsi suora, ma preferì aspettare che tutti i suoi fratelli terminassero gli studi, anche più avanzati dei suoi. Attese ancora più a lungo perché l’ultima sorella, Odile, era stata bocciata per due anni, ma non glielo fece pesare.
L’istituto scelto era quello delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli, fondato da padre Augustin Planque nel 1876. Denise entrò come postulante il 3 marzo 1959 nella casa madre di Vénissieux, presso Lione; sei mesi dopo, con l’abito religioso, ricevette il nuovo nome di suor Bibiane, in onore di santa Bibiana, vergine e martire del IV secolo.
Per l’epoca era una novizia piuttosto avanti in età: le pesava molto il distacco dai suoi cari, ma si sentiva accompagnata dalla preghiera di tante persone. Desiderava partire per l’Africa nera, ma, al termine del noviziato, fu inviata a Costantina, in Algeria.
Il suo primo servizio fu nella maternità Sidi Mabrouk, entrando a far parte, parallelamente, in una comunità di sedici religiose. Superò lo spaesamento causato dalle difficoltà linguistiche rendendosi disponibile a tutto; lo stesso avvenne nella sua nuova comunità.
Nel 1964 ebbe un nuovo incarico: doveva fondare a Belcourt, quartiere di Algeri, una scuola di taglio, cucito e ricamo e un centro di economia domestica per ragazze povere. L’8 marzo 1967 professò i voti perpetui.
La formazione scolastica dei suoi anni giovanili fu integrata, nel 1970, dal diploma professionale in cucito, seguito da quello in ricamo, che le fu conferito dall’ispettorato accademico della città di Algeri. Oltre alle competenze tecniche, aveva imparato come stare accanto alle ragazze e come incoraggiarle, tra un punto di ricamo e l’altro. Per questo motivo, venne nominata direttrice della Scuola di arti industriali e decorative di Algeri.
Nel 1980 venne nominata di una piccola comunità, composta da lei e da altre due consorelle. Continuò a vivere la fede con la sua abituale discrezione, a cui univa un approfondimento necessario tramite gli Esercizi Spirituali, vissuti dalle Clarisse di Algeri o nel monastero trappista di Tibhirine. Proprio la sua fede salda le concesse di tener testa a un islamista, che un giorno disturbò le sue lezioni per imporle d’insegnare il Corano.
Le minacce agli stranieri, intanto, si facevano sempre più frequenti. Anche la superiora generale delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli interpellò le consorelle in Algeria se volessero partire o restare. Suor Bibiane diede la propria risposta nell’ottobre 1994: «Scelgo di rimanere per rispondere alla fiducia che ci viene manifestata da tutti e da tutte, e per essere un barlume di speranza in questa terra algerina».
Del resto, la gente del quartiere voleva loro bene: «Buongiorno, mamme» le salutavano quando passavano per la strada per andare al mercato. Loro, con un sorriso, rispondevano: «Buongiorno, figlioli».
La mattina del 27 dicembre 1994, quattro uomini vestiti da poliziotti fecero irruzione nella casa dei Padri Bianchi a Tizi Ouzou, uccidendo i padri Christian Chessel, Alain Dieulangard, Jean Chevillard e Charles Deckers. Il giorno dopo i loro funerali, svolti nella basilica di Nostra Signora d’Africa ad Algeri, suor Bibiane descrisse a una delle sue sorelle la celebrazione, a cui erano presenti moltissimi algerini musulmani: «C’era qualcosa che io non so esprimere, una unione di preghiera tale che, nonostante la sofferenza, il dolore, eravamo in pace». Continuò poi: «Credimi, non abbiamo paura, ci fidiamo del Signore e di Nostra Signora d’Africa e le preghiere di tutti ci sostengono».
Allo stesso modo, rispondeva con calma a chi, come il parroco padre Henri Bonnamour, si preoccupava per la sua sicurezza: «Io sono pronta». Pur immersa in una realtà travagliata, non smise di fidarsi di Dio. «È vero», scrisse a una cugina, «credo che spesso cerchiamo cose straordinarie, non avere distrazioni, ecc., mentre basta offrire al Signore la nostra vita tutta e non cercare altro che piacere a lui in tutte le nostre azioni».
Il 3 settembre 1995, suor Bibiane e suor Angèle-Marie Littlejohn, una delle due consorelle con cui viveva, andarono a Messa dalle suore salesiane. Alle 19.15 uscirono dalla cappella delle suore e s’incamminarono verso casa. Arrivate all’altezza del numero 92 di via Benlouzaïd, al cui civico 105 abitavano, vennero raggiunte da alcuni colpi di pistola. Avevano preso le necessarie precauzioni, ma era evidente che qualcuno le aveva pedinate.
Le due Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli sono state inserite, come i quattro Padri Bianchi sopra citati, nella causa che contava in tutto diciannove candidati agli altari, tutti religiosi, uccisi dal 1994 al 1996, nel corso dei cosiddetti “anni neri” per l’Algeria. La loro inchiesta diocesana si è svolta ad Algeri dal 5 ottobre 2007 al luglio 2012.
Il 26 gennaio 2018 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo al martirio dei diciannove religiosi. La loro beatificazione è stata celebrata l’8 dicembre 2018 nel santuario di Nostra Signora di Santa Cruz a Orano, presieduta dal cardinal Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come inviato speciale del Santo Padre.
La memoria liturgica di tutto il gruppo è stata fissata all’8 maggio, giorno della nascita al Cielo dei primi due che vennero uccisi, fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond.
Autore: Emilia Flocchini
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