Il contesto storico
L’Argentina, negli anni ’70 del secolo scorso, aveva una situazione politica molto instabile. La moglie del presidente Juan Domingo Perón, Isabel Martínez, prese il potere in quanto vicepresidente; fu poi eletta a sua volta presidente della Repubblica. Il Governo federale, anche a causa del Segretario di Stato José Lopez Rega, avviò una pesante repressione contro la sinistra, che dal canto suo reagiva con attentati e sequestri.
Di fronte al caos creato dai gruppi estremisti dell’una e dell’altra fazione, nella notte del 24 marzo 1976 una Giunta militare, guidata dal generale Jorge Rafael Videla, destituì la presidentessa. Il regime impose ancora di più la propria repressione, sequestrando, uccidendo o causando la scomparsa di ogni genere di oppositori, compresi quanti, per motivi religiosi, difendevano le istanze della popolazione più povera.
L’azione dei pastori e dei fedeli impegnati
Tra le voci che si alzarono contro quella che passò alla Storia come la “guerra sporca”, spiccò in particolare quella di monsignor Enrique Angelelli, dal 1968 vescovo di La Rioja, nel nord-est del Paese. Interpretando nel proprio contesto il Concilio Vaticano II in base a quanto insegnavano i documenti dell’episcopato latinoamericano, invitò i fedeli a dare ascolto a Dio, riconoscendo in Gesù l’unico che potesse dare loro una libertà autentica e duratura.
Se i ricchi proprietari terrieri e i membri del Governo ascoltavano con preoccupazione la predicazione di monsignor Angelelli, molti sacerdoti e fedeli si sentivano incoraggiati dalle sue parole. Ad esempio, don Gabriel Longueville, sacerdote “fidei donum” della diocesi di Viviers, arrivato in Argentina nel 1970 e accolto a La Rioja l’anno successivo, visitò più volte il territorio della parrocchia del Salvatore a El Chamical, a lui affidata.
Dal 1975 fu affiancato da padre Carlos de Dios Murias, dei Frati Minori Conventuali. Nelle sue omelie, quel religioso denunciava i misfatti degli uomini del regime, ma allo stesso tempo affermava: «Potrebbero mettere a tacere padre Carlos o il Vescovo, ma non la voce del Vangelo».
Anche molte organizzazioni laicali traducevano nel concreto le indicazioni del vescovo, come il Movimento Rurale dell’Azione Cattolica Argentina. Ne faceva parte Wenceslao Pedernera, sposato e padre di tre figlie. A lungo lontano dalla fede, divenne più convinto dopo aver partecipato a una missione popolare. Anche una dedizione come la sua, però, appariva agli occhi del regime come un’azione sovversiva.
Il martirio di don Gabriel e di padre Carlos
La sera di domenica 18 luglio 1976, don Gabriel e padre Carlos stavano cenando in casa delle Suore di San Giuseppe, residenti nella parrocchia del Salvatore a El Chamical. Qualcuno bussò alla porta: erano uomini che si presentarono come membri della Polizia Federale, in cerca di padre Carlos, che avrebbe dovuto accompagnarli a La Rioja per testimoniare circa alcuni detenuti. Padre Gabriel, al vedere che li seguiva, lo raggiunse dicendo: «Vengo con voi».
La loro destinazione, però, fu un’altra. Furono condotti alla base aerea di El Chamical, dove subirono pesanti torture. Infine, portati a cinque chilometri dalla città, vennero uccisi a colpi di arma da fuoco. I loro corpi furono trovati tre giorni dopo da alcuni operai ferroviari nella località “Bajo de Lucas”.
Il martirio di Wenceslao
Wenceslao, intanto, aveva subito parecchie minacce a causa della sua azione tra i contadini. Alle prime ore del 25 luglio 1976, mentre ancora riposava, sentì bussare alla porta e andò ad aprire. Quattro uomini incappucciati gli spararono subito, mentre accorrevano la moglie e le figlie.
Fu caricato su un carro e trasportato all’ospedale di Chilechito, dove gli furono amministrati i sacramenti dei moribondi. Spirò raccomandando alla moglie di non portare rancore e alle figlie di non nutrire odio verso chi l’aveva ucciso.
Il martirio di monsignor Angelelli
Il 4 agosto 1976, monsignor Angelelli stava tornando in automobile da El Chamical, dove aveva celebrato una Messa in suffragio di quei due sacerdoti e di Wenceslao. La vettura, guidata da padre Arturo Pinto, fu raggiunta da un veicolo con a bordo tre militari, poi fu spinta e gettata in un burrone.
La versione ufficiale dei fatti era che fosse stato un incidente stradale, ma nel 2010 furono riaperte le indagini, che portarono a una nuova ricostruzione: era avvenuto un omicidio vero e proprio, motivato dalle scelte per i poveri di monsignor Angelelli. Il 4 luglio 2014 sono stati condannati all’ergastolo i mandanti dell’omicidio, ovvero l’ex generale dell'esercito Luciano Benjamin Menendez e l’ex vice commodoro Luis Fernando Estrella.
La causa di beatificazione nella fase diocesana
La fama di martirio di tutti e quattro, ampiamente diffusa e confermata, ha portato all’apertura di due cause distinte nella diocesi di La Rioja. Dal 31 maggio 2011 al 15 maggio 2015 si è svolta l’inchiesta diocesana per Carlos de Dios Murias, Gabriel Longueville e Wenceslao Pedernera, la cui validità giuridica è stata riconosciuta il 6 novembre 2015 dalla Congregazione delle Cause dei Santi.
L’inchiesta diocesana per monsignor Angelelli, invece, si è svolta dal 13 ottobre 2015 al 15 settembre 2016 ed è stata convalidata il 19 maggio 2017. Su richiesta di monsignor Marcelo Colombo, vescovo di La Rioja, le due cause sono state unificate col decreto emesso dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 27 ottobre 2016.
Il riconoscimento del martirio e la beatificazione
Terminata e consegnata la “Positio super martyrio”, il 15 maggio 2018 si è celebrato il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, che si espressero a favore del dichiarare morti in odio alla fede i quattro Servi di Dio. I cardinali e i vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, nella Sessione Ordinaria del 5 giugno 2018, hanno confermato questo parere positivo.
L’8 maggio 2018, ricevendo in udienza il cardinal Angelo Amato, all’epoca Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che apriva la via alla beatificazione di quelli che già da tempo e in maniera informale erano definiti i “martiri di El Chamical”.
La beatificazione dei quattro martiri si è svolta il 27 aprile 2019 presso il Parco Cittadino di La Rioja, nella celebrazione presieduta dal cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in qualità d’inviato del Santo Padre. La loro memoria liturgica cade il 17 luglio, il giorno prima di quello della nascita al Cielo di don Gabriel e di padre Carlos.
I luoghi della memoria
La memoria dei quattro martiri è stata tenuta viva nel corso degli anni. I luoghi dove furono uccisi o dove vennero trovati i loro cadaveri hanno visto i pellegrinaggi di molti fedeli, inclusi quelli della diocesi di Viviers, di cui don Gabriel Longueville era originario.
Le spoglie mortali di padre Carlos e don Gabriel, precedentemente sepolte nel cimitero comunale di El Chamical, sono state traslate il 18 luglio 2018 nella cripta della chiesa parrocchiale del Salvatore, nella stessa cittadina. Invece quelle di Wenceslao, nove giorni più tardi, sono stati portati dal cimitero di Sañogasta alla cappella del Sacro Cuore, nella stessa cittadina. La tomba di monsignor Angelelli, infine, già da prima del decreto sul martirio si trovava nella cattedrale di La Rioja.
Le schede singole
Nell’elenco che segue, i quattro martiri sono presentati in base alla data di morte.
96723 - Gabriel-Joseph-Roger Longueville, sacerdote “fidei donum” della diocesi di Viviers
96057 - Carlos de Dios Murias, sacerdote dei Frati Minori Conventuali
† El Chamical, 18 luglio 1976
96724 - Wenceslao Pedernera, padre di famiglia
† Chilechito, 25 luglio 1976
96680 - Enrique Angelo Angelelli Carletti, vescovo di La Rioja
† Punta de Los Llanos, 4 agosto 1976
Autore: Emilia Flocchini
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