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Santa Fe, Spagna, 20 settembre 1889 - Loja, Spagna, 2 agosto 1936
José Jiménez Reyes nacque a Santa Fe in Spagna il 20 settembre 1889. Studiò nel Seminario di San Cecilio a Granada e fu ordinato il 27 febbraio 1915. All’epoca della guerra civile spagnola era coadiutore di Santa Caterina a Loja: fu arrestato il 21 luglio 1936 e rilasciato due giorni dopo, ma scelse di non fuggire a Granada. Fu nuovamente arrestato il 1° (o il 2) agosto e fucilato presso il cimitero di Loja; aveva quarantasei anni. I suoi resti vennero sepolti nel cimitero di Loja, ma non è stato possibile identificarli. Incluso in un gruppo composto in maggioranza di sacerdoti della diocesi di Granada, fu beatificato nella cattedrale di Granada il 26 febbraio 2022, sotto il pontificato di papa Francesco.
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José Jiménez Reyes nacque a Santa Fe in Spagna il 20 settembre 1889. Studiò nel Seminario di San Cecilio a Granada e fu ordinato il 27 febbraio 1915.
Fu coadiutore delle parrocchie di Pinos Puente, Salobreña, Dúrcal e Órgiva. Quando fu coadiutore di Dúrcal fu anche responsabile di Talará. Fu beneficiario di Santa Fe e, infine, coadiutore di Santa Caterina a Loja e responsabile di Río Frío.
Il 21 luglio 1936, poco dopo l’inizio della guerra civile spagnola, fu arrestato durante l’assalto alla città di Loja, ma venne rilasciato due giorni dopo. Venne quindi incoraggiato ad andare a Granada, ma scelse di rimanere con i suoi parrocchiani.
Fu nuovamente arrestato il 1° (o il 2) agosto, quando i persecutori stavano cercando un altro sacerdote che era stato anche lui imprigionato dal 21 al 23. Fu la denuncia di una giovane donna che li condusse a don José.
Prima di essere condotto alla fucilazione, venne gettato più volte in una lavanderia pubblica, quindi trascinato per strada e insultato con ogni sorta d’imprecazioni.
Mentre il gruppo si muoveva lungo le strade di Loja, una donna, affacciandosi da un balcone, esclamò: «Non maltrattate in questo modo un brav'uomo, che non ha mai fatto del male a nessuno, ma tutto il contrario, e che, per di più, è un ministro del Signore. Egli vi riterrà responsabili del suo sangue un giorno. È Gesù Cristo che maltrattate». Don José alzò gli occhi e dolcemente le disse: «Che Dio te ne renda merito, Asunción».
Venne quindi fucilato nel cimitero di Loja, mentre, inginocchiato e con le braccia incrociate, pronunciava le sue ultime parole: «Viva Cristo Re!». Aveva quarantasei anni. I suoi resti vennero sepolti nel cimitero di Loja, ma non è stato possibile identificarli.
Anni dopo l’accaduto, la donna che aveva protestato ebbe un figlio, che divenne prete. Quest’ultimo successivamente testimoniò: «Per mia madre avere un figlio sacerdote era stato un dono del Signore, che proveniva dalla benedizione di questo sacerdote».
Don José fu inserito nella causa che comprendeva altri tredici sacerdoti e due giovani laici (uno dei quali seminarista), tutti della diocesi di Granada, uccisi nel corso della persecuzione della guerra civile spagnola. La loro beatificazione si svolse nella cattedrale di Granada il 26 febbraio 2022, sotto il pontificato di papa Francesco.
Autore: Emilia Flocchini
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