Intorno all'anno 1000
Eremita che visse a Chiaromonte intorno all'anno 1000. Noto per la sua umiltà e i suoi miracoli, è ancora oggi venerato dalla gente di Basilicata. Si racconta che Sant'Uopo arrivò da lontano e visse in eremitaggio nelle campagne di Chiaromonte. La gente lo amava per la sua semplicità e perché pregava per loro. Un giorno, una grave siccità colpì la regione. I contadini, disperati, chiesero a Sant'Uopo di pregare per la pioggia. Lui, con la sua tipica umiltà, all'inizio era restio. Ma di fronte alle loro suppliche, non poté resistere. Si dice che i contadini lo legarono ad un albero fino a quando non piovesse. E la pioggia arrivò, abbondante e salvifica. Questo evento, simbolo della fede del popolo e dell'umiltà di Sant'Uopo, lo rese famoso come un santo capace di compiere miracoli. Molti malati guarirono grazie a lui, tra cui un giovane di nome Scipione Marazita, che era paralitico e riacquistò l'uso delle gambe grazie all'intervento del santo eremita.
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Le informazioni biografiche su Sant'Uopo risultano frammentarie e avvolte nella leggenda. Si presume che egli fosse un eremita giunto via mare, stabilendo la sua dimora nelle campagne di Chiaromonte intorno all'anno 1000. Il suo nome, tramandato in diverse varianti (Euplo, Opus, Uopo), riecheggia sonorità bizantine e latine, a testimonianza delle sue possibili origini.
La fama di Sant'Uopo si lega indissolubilmente al dono della pioggia, da lui impetrato con successo durante un periodo di siccità. La leggenda narra che i contadini, esasperati dalla mancanza di precipitazioni e temendo per il raccolto, legarono l'eremita ad un albero fino a che la pioggia non fosse caduta. Di fronte alla fede tenace del popolo, Sant'Uopo cedette, ottenendo dal cielo la tanto agognata acqua. Questo episodio simboleggia la forza della fede popolare e la capacità del santo di intercedere per le necessità della comunità.
Sant'Uopo è venerato a Chiaromonte fin da tempi immemorabili, come testimoniato dalla devozione popolare che culmina nella festa del 22 maggio, ricorrenza della sua morte. In tale occasione, una processione solenne con la statua del santo e una fiera animano la frazione a lui dedicata, dove sorge la cappella che custodisce le sue reliquie.
La fama di taumaturgo attribuita a Sant'Uopo si basa su numerosi miracoli tramandati dalla tradizione orale e da documenti storici. Tra questi, spicca la guarigione di Scipione Marazita, un giovane paralitico di Aliano che, deposto sul sepolcro del santo, si rialzò completamente guarito. Altri prodigi riguardano la guarigione da artrite di Paolo Arbia e Giulia Saponara, entrambi devoti a Sant'Uopo.
Nonostante la mancanza di un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa, Sant'Uopo continua ad essere venerato e amato dalla comunità di Chiaromonte e della Lucania. La sua figura, avvolta da mistero e ricca di prodigi, incarna la semplicità e l'umiltà di una vita consacrata alla fede e al bene del prossimo.
Autore: Franco Dieghi
Sant'Uopo è venerato a Chiaromonte, in provincia di Potenza e diocesi di Tursi-Lagonegro, dove in una cappella a lui dedicata, in una frazione con lo stesso nome, sono custodite anche le sue preziose reliquie.
Della vita di questo Santo non si sa molto, se non che era un eremita proveniente dal mare.
Si dà per certo che visse in un arco di tempo imprecisato a cavallo dell'anno 1000.
Anche del suo nome si hanno diverse versioni: Euplo (si percepisce l'assonanza bizantina), Opus (latino), Uopo (italiano, ma di chiara matrice dialettale).
Si sa che Sant'Uopo stabilì la sua ultima residenza nelle campagne a pochi chilometri dal centro abitato di Chiaromonte.
Ebbe venerazione già in vita, ma soprattutto in morte per uno dei carismi che il popolo credente gli riconosceva: la capacità di ottenere da Dio con la sua intercessione il dono della pioggia.
Ciò è collegato dalla tradizione ad un episodio della sua vita santa e al contempo misteriosa.
Si racconta che durante un brutto periodo di siccità la gente gli chiedeva di pregare affinché piovesse. Egli però si scherniva, per umiltà. I buoni contadini del paese, allora, non adusi ai bizantinismi neppure con i santi, temendo di perdere il raccolto, dopo aver supplicato il frate con le buone maniere, lo legarono ad un albero finché non avesse ottenuto dal Cielo - è proprio il caso di dirlo - la sospirata pioggia.
Il santo eremita "cedette", e finalmente la pioggia cadde abbondante, feconda, ristoratrice. Solo allora Sant'Uopo fu liberato.
La fede aveva vinto due volte.
Quella del santo aveva vinto la siccità; quella del popolo aveva vinto l'umiltà del santo.
Come è consuetudine immemorabile, il 22 maggio di ogni anno, festa di Sant'Uopo e ricorrenza della sua morte, una grande fiera arricchisce la lunga strada che da Chiaromonte porta alla frazione di Sant'Uopo. Non mancano ovviamente i festeggiamenti civili a far da cornice alla messa solenne e all'affollata processione con la statua del Santo.
La cappella di Sant’Uopo, più volte restaurata, fu eretta lì dove il santo eremita visse e morì.
Sant’Uopo è stato ed è ancora considerato un grande taumaturgo: gli viene riconosciuta la virtù di curatore dei traumi fisici.
Il culto a sant'Uopo ebbe un revival particolare nel 1616, quando per interessamento del parroco di allora, i fedeli vollero ristrutturare la cappella che era in rovina. Iniziati i lavori di restauro, furono ritrovate le ossa del Santo e irruppe il Soprannaturale con tutta una serie di miracoli e portenti strepitosi.
Si legge, infatti, nella relazione del parroco, don Giuseppe De Salvo: che fu rinvenuta «Una sepoltura seu tumulo con l’ossi interi d’un huomo ben condizionati».
Risaputosi dappertutto il rinvenimento del sepolcro, "da Aliano arrivò un uomo che conduceva un cavallo che trasportava un giovane di 24 anni, Scipione Marazita, colpito da un’artrite che lo paralizzava totalmente dall’età di quattro anni."
Il giovane malato fu deposto sul sepolcro dell'eremita. Furono cantate le litanie alla Madonna e il Magnificat...
E Scipione si ritrovò completamente guarito: si alzò dalla lettiga battendosi il petto coi pugni, fra il pianto e la commozione generale e "partecipò alla processione, come nulla fusse".
In ringraziamento di questa grazia il miracolato non solo diffuse ad Aliano la devozione al Santo ed organizzò pellegrinaggi verso il sepolcro, ma fece anche edificare nella chiesa madre del suo paese un sontuoso altare "ad honorem Sancti Opi" (come risulta dalla redazione di due visite pastorali) col permesso del vescovo di Tricarico.
Esistono ancora altre storie di miracoli.
Paolo Arbia, di Chiaromonte, devoto a Sant’Uopo, colpito da una paralisi alla parte destra del corpo, e a causa di questa fu affetto da balbuzie, sul punto di morte chiese ai figli come ultimo desiderio che aiutassero "con li danari et le braccia" la riedificazione della cappella dedicata al santo.
Detto, fatto: l’uomo riacquistò pienamente la salute.
Simile è anche la vicenda di Giulia Saponara, chiaromontese, che colpita da artrite, dopo aver "gridato" al Santo, guarì dall'artrite e, per grazia ricevuta, si recò da sola e scalza alla cappella di Sant’Uopo.
Questa, quindi, una breve biografia di Sant’Uopo; santo misterioso, dal culto mai ufficialmente riconosciuto dal Vaticano; ma venerato e amato da centinaia d'anni a Chiaromonte e in Lucania, che merita sicuramente una preghiera e più considerazione nel cuore di tutti i fedeli.
Così come sicuramente è vivo il ricordo di Lui nei cuori di Gesù e di Maria.
PREGHIERA
O Dio che hai infuso nel cuore di Sant’Uopo
il vivo desiderio di cercarti nelle solitudini della vita eremitica
e lo hai colmato del tuo Spirito di Pietà, per sua intercessione,
concedi al tuo popolo che, protetto dalle insidie del male,
sia irrorato dalla pioggia delle tue benedizioni.
Per Cristo Nostro Signore.
Autore: Don Antonio Mattatelli
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