È morto sabato 6 marzo 2021 in Ghana a causa del Covid il missionario trentino padre Giorgio Abram, frate francescano conventuale. Aveva 77 anni ed era rientrato in Italia qualche mese fa per una visita al fratello padre Giuliano Abram (anch'egli conventuale in servizio a Padova), poi morto pure lui di Covid.
Ordinato sacerdote nel 1970, padre Giorgio con la sua laurea in medicina era partito per il Ghana dove si è dedicato per 45 anni alla lotta contro la lebbra (in particolare alla patologia nota come "ulcera del Burundi", che colpisce soprattutto i bambini), fondando anche due ospedali. Considerato esperto internazionale da varie organizzazioni sanitarie, nel 1977 ha fondato Ialo per il coordinamento del lavoro di lotta contro la lebbra in Ghana, nei Paesi limitrofi e anche in Vietnam, dove il medico e religioso trentino è stato richiesto dal governo per la propria competenza.
Durante l'intervento al convegno dei missionari trentini in Africa «Sulle rotte del mondo», tenutosi nella città del Concilio nel settembre 2011, padre Giorgio aveva spiegato come «il grande passo in avanti effettuato in Ghana è stata la scoperta di farmaci che curano la lebbra e uccidono il batterio che la provoca. Prima si faceva ricorso a batteri statici e quindi si doveva continuare a tenere i batteri fermi, ma non sconfitti. Invece con la rifampicina, un antibiotico che va direttamente al microbatterio della lebbra, sappiamo che si può guarire. I pazienti possono essere anche curati in casa».
Padre Abram definiva la sua attività «una scelta vocazionale per arrivare a coloro che hanno più bisogno, agli «scarti» nelle «periferie del mondo». Nel 2015 aveva dato alle stampe il libro «Quattro gatti senza storia» con sottotitolo «Riflessioni semiserie di un missionario» (Edizioni Messaggero Padova): 54 racconti brevi dai quali emergeva tutta la sua carica di umanità, con tratti di acuta ironia, e la profonda fede che hanno contraddistinto una vita donata senza mezze misure ai più poveri.
Autore: Diego Andreatta
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