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Cantón La Montaña, Guatemala, 5 settembre 1941 – Parraxtut, Guatemala, 31 ottobre 1991
Miguel Tiu Imul nacque il 5 settembre 1941 a Cantón La Montaña, villaggio del dipartimento di El Quiché, in Guatemala. In due occasioni fu eletto nel direttivo dell’Azione Cattolica Rurale del suo villaggio. Prestò servizio come catechista, cercando di far conoscere e amare la Parola di Dio. Quando la Chiesa della diocesi di Quiché cominciò a essere duramente perseguitata, anche lui fu oggetto di minacce. Il 31 ottobre 1991 fu assassinato mentre si avviava a lavorare nel campo vicino a casa sua; spirò sotto gli occhi della figlia maggiore, a cinquant’anni. Incluso nella causa di beatificazione che comprendeva tre Missionari del Sacro Cuore e altri sei laici della diocesi di Quiché, è stato con loro beatificato il 23 aprile 2021, sotto il pontificato di papa Francesco.
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Miguel Tiu Imul nacque il 5 settembre 1941 a Cantón La Montaña, villaggio presso Parraxtut, nel comune di Sacapulas, nel dipartimento di El Quiché del Guatemala.
Visse e lavorò nel suo villaggio natale, dove in due occasioni fu eletto nel direttivo dell’Azione Cattolica Rurale; per molti anni prestò servizio pastorale come catechista. Uomo umile, rispettoso, affettuoso verso i familiari, di profonda preghiera, amava la Parola di Dio: voleva che tutti la conoscessero e, sulle sue labbra, spesso affiorava qualche espressione tratta dalla Scrittura.
Quando in Guatemala, specie a El Quiché, la Chiesa cominciò a essere perseguitata perché difendeva i diritti fondamentali della popolazione, fu udito commentare che non si poteva andare con la Bibbia in una mano (letteralmente, in un braccio) e il fucile in un’altra.
Lui stesso iniziò a essere minacciato, ma dichiarò: «Se io muoio pensate che voi dovete seguire la religione… Non abbiate paura della morte, perché quando uno dice la verità, la gente dice che è cattivo… Se muoio, muoio come morì Gesù. Lui non fu peccatore e la gente diceva che era un uomo cattivo… Io sì che sono peccatore».
Mercoledì 31 ottobre 1991, Miguel tornò verso le 17 dalla piazza di Perraxtut, come faceva di solito; quella volta, però, era molto preoccupato e triste. Alle 18.30 lasciò di nuovo casa sua per andare a lavorare nel campo vicino, ma dopo qualche istante si sentì uno sparo.
Josefa, sua figlia maggiore, mossa da un cattivo presentimento, uscì fuori di corsa: se lo trovò davanti, già agonizzante. S’inginocchiò di fronte al suo corpo e, stringendogli la mano, gridò in lacrime: «Che succede, papà?». L’uomo la guardò un’ultima volta sorridendo e spirò.
La fama di martirio e di santità di Miguel portò a includerlo nella causa di beatificazione e canonizzazione che comprendeva tre sacerdoti Missionari del Sacro Cuore (e altri sei laici della diocesi di Quiché, molti dei quali erano membri dell’Azione Cattolica Rurale.
Il processo diocesano si svolse dal 21 luglio 2007 al 22 marzo 2013; il nulla osta fu rilasciato dalla Santa Sede il 4 settembre 2007. La convalida giuridica degli atti del processo arrivò il 17 ottobre 2014, mentre la “Positio super martyrio” fu consegnata nel 2018.
Il 23 gennaio 2020, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto con cui veniva riconosciuto il martirio di Miguel Tiu Imul e compagni, aprendo la via alla loro beatificazione.
La celebrazione si è svolta nella cattedrale della Santa Croce a Santa Cruz del Quiché, il 23 aprile 2021, presieduta dal cardinal Álvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo della diocesi di Huehuetenango, come delegato del Santo Padre.
Autore: Emilia Flocchini
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