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Irañeta, Spagna, 17 aprile 1877 – Madrid, Spagna, 18 agosto 1936
Aniceto Lizasoain Lizaso nacque a Irañeta, villaggio in Navarra, il 17 aprile 1877. Quando ebbe dodici anni, nel febbraio 1889, entrò tra i Redentoristi a El Espino presso Burgos. Ebbe molti problemi nella formazione perché parlava solo in basco, la sua lingua madre, e perché non era affatto portato per la speculazione filosofica. Per questa ragione, i superiori lo posero di fronte a un’alternativa: o lasciare la vita religiosa, o continuare come fratello coadiutore. Decise di restare, prestandosi a tutti i servizi possibili, ma portando in cuore il rimpianto di non essere diventato sacerdote. Il 19 luglio 1936, il giorno dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, lasciò la comunità del Perpetuo Soccorso a Madrid, dove risiedeva. Per circa un mese si rifugiò nell’abitazione della signora Emilia Alcázar, vicino al santuario del Perpetuo Soccorso, disponendosi a offrire la vita per Cristo. Dal 14 agosto fu ospite di una signora russa di nome Lydia, la quale, due giorni dopo, denunciò la sua presenza a un gruppo di miliziani. Fratel Aniceto prese tempo cercando di distruggere il suo diario, ma i miliziani lo colsero mentre gettava i suoi appunti nel bagno. La data probabile della sua uccisione è il 18 agosto. Durante quella persecuzione, morirono in tutto dodici Redentoristi delle case di Madrid: oltre a fratel Aniceto, quattro provenienti dalla comunità di San Michele, più altri sette da quella del Perpetuo Soccorso. Tutti e dodici furono beatificati il 22 ottobre nella cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena a Madrid, sotto il pontificato di papa Francesco. La loro memoria liturgica ricorre il 6 novembre, giorno nel quale le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del XX secolo.
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Primi anni di vita e di formazione
Aniceto Lizasoain Lizaso nacque a Irañeta, villaggio in Navarra, il 17 aprile 1877. Trascorse l’infanzia nella sua città natale, dove si trova il famoso santuario navarrese di San Michele. Aveva un fratello sacerdote della diocesi di Pamplona e un altro fratello, Lorenzo Lizasoaín, religioso marista.
Quando ebbe dodici anni, nel febbraio 1889, entrò tra i Redentoristi a El Espino presso Burgos. A causa dei suoi problemi con la lingua spagnola, visto che sapeva parlare solo in basco, la sua lingua madre, non fece molti progressi negli studi. Gli fu però concesso di continuare la formazione grazie alla sua bontà e alla sua religiosità: partì quindi per Nava del Rey presso Valladolid nel 1895 e professò i voti l’anno seguente.
Era molto innocente, molto caritatevole, devoto, zelante; tuttavia, era più portato per le questioni materiali. Per questa ragione, dopo che, in seguito alla professione, era stato destinato allo Studentato di Astorga presso León, dovette seguire due anni propedeutici agli studi di Filosofia; iniziò questi ultimi nell’ottobre 1898 iniziò la filosofia. Nel 1899 ricevette la Tonsura e gli Ordini Minori dal Vescovo di Astorga, mentre tra il 1900 e il 1902 studiò Teologia Dogmatica.
Impedito nel diventare sacerdote
All’inizio del 1903, mentre studiava Teologia Morale ed era ormai vicino all’ordinazione, gli fu riferito dai superiori che non poteva continuare gli studi per il sacerdozio, a causa della sua carenza di talento teorico.
Gli furono offerte due possibilità: o lasciare la vita religiosa o continuare in essa come fratello coadiutore. Il dilemma gli procurò un esaurimento nervoso, a causa del quale tornò a casa per riposare. Rientrò intenzionato a diventare sacerdote quando sarebbe giunto il momento giusto.
Trent’anni di dispiacere e di servizio
Assegnato come sacrestano alla comunità del Perpetuo Soccorso di Madrid, poi nel 1904 a Granada, attese invano il momento in cui avrebbe potuto riprendere gli studi. Per i trent’anni successivi soffrì molto, considerandosi un sacerdote mancato.
Fu a Granada dal 1904 al 1918, con i compiti di sacrestano, facchino ed economo. Nel 1918 si recò a Valencia, quindi, due anni dopo, a Madrid. Visse nell’altra comunità redentorista, quella di San Michele, dal 1920 al 1922, prendendosi cura dell’anziano e cieco padre Azevedo. Nel maggio 1922 fu assegnato al santuario del Perpetuo Soccorso di Madrid.
Durante la guerra civile spagnola
Il 19 luglio, il giorno seguente lo scoppio della guerra civile spagnola, la comunità del Perpetuo Soccorso a Madrid, della quale faceva parte fratel Gregorio, poté celebrare le Messe sia della solennità del Redentore, sia del giorno seguente; alcuni religiosi di quella comunità pernottarono fuori.
Il 21 furono celebrate solo le prime Messe del mattino. Subito dopo, fu consumato il Santissimo Sacramento: le porte del santuario furono chiuse e lo rimasero fino alla fine della guerra. La comunità si riunì per mangiare prima dell’orario abituale. Poco dopo, tutti i religiosi, già vestiti in abiti civili, si dispersero.
Di rifugio in rifugio
Fratel Aniceto lasciò la sua residenza il 19 luglio 1936. Durante le prime settimane della persecuzione si rifugiò nella casa della signora Emilia Alcázar, vicino al santuario del Perpetuo Soccorso. Vi rimase per quasi un mese, prima con fratel Pasquale Erviti Insausti, poi con fratel Massimo Perea Pinedo.
A coloro che lo visitavano diceva: «Mi sento bene e ho già offerto la mia vita per Gesù Cristo». Prima di abbandonare la casa della signora Emilia, bruciò tutti gli scritti che potevano comprometterlo e vi lasciò i libri religiosi.
Il martirio
Il 14 agosto 1936 si trasferì in Calle Larra, nell’appartamento di una donna russa di nome Lydia. Il 16 agosto, i miliziani si presentarono per una perquisizione, ma, quando la padrona di casa, presentandosi, dichiarò di essere russa, desistettero.
Stavano ormai andando via, quando la signora li fermò: «Ho un ospite qui che deve essere un frate». I miliziani catturarono immediatamente fratel Aniceto, il quale, però, chiese loro di lasciarlo andare in bagno; lì cominciò a strappare gli appunti che potevano comprometterlo, come il diario che stava scrivendo.
Poiché era trascorso parecchio tempo e si sentiva un rumore di carta strappata, i miliziani irruppero nella stanza bagno: riuscirono comunque a prendere testi sufficienti per identificare il loro autore come religioso.
Pare che fosse stato poi condotto alla checa (prigione improvvisata) di Bellas Artes. La probabile data della sua morte è il 18 agosto. Anche suo fratello Lorenzo, religioso marista, morì durante la persecuzione religiosa del 1936, a Toledo.
In tutto, durante quella persecuzione, morirono dodici Redentoristi delle case di Madrid: quattro dalla comunità di San Michele, altri sette (compresi fratel Pasquale e fratel Massimo) da quella del Perpetuo Soccorso. Tutti godettero immediatamente di fama di martiri all’interno e all’esterno della Congregazione dei Redentoristi.
La causa di beatificazione in fase diocesana
L’inchiesta diocesana della causa di beatificazione, intitolata a Vicente Nicasio Renuncio Toribio e undici compagni, si svolse a Madrid dal 19 settembre 2006 al 27 novembre 2007. Gli atti dell’inchiesta furono convalidati dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 24 marzo 2010.
La “Positio super martyrio”, presentata nel 2019, fu sottoposta ai Consultori Storici il 29 gennaio dello stesso anno, essendo appunto la causa di natura antica o storica, perché dai fatti erano trascorsi più di cinquant’anni.
Il decreto sul martirio
Il 24 settembre 2020 i Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi emisero il proprio voto favorevole. I Cardinali e i Vescovi membri della stessa Congregazione, nella loro Sessione Ordinaria del 20 aprile 2021, riconobbero che l’odio contro la fede era l’unica ragione dell’accanimento contro i dodici Redentoristi e delle loro uccisioni.
Il 24 aprile 2021, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò infine il decreto sul martirio.
La beatificazione
Fratel Aniceto e gli altri undici furono quindi beatificati a Madrid, nella cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena, il 22 ottobre 2022. La Messa con il Rito della Beatificazione fu presieduta dal cardinal Semeraro come inviato del Santo Padre. La loro memoria liturgica venne fissata al 6 novembre, giorno nel quale le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del XX secolo.
La Congregazione del Santissimo Redentore aveva già visto, il 13 ottobre 2013, la beatificazione di sei suoi membri, martiri durante la stessa persecuzione, appartenuti alla comunità di Cuenca.
Autore: Emilia Flocchini
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