>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
Górna Wieś, Polonia, 7 aprile 1916 - Sobotín, Repubblica Ceca, 11 maggio 1945
Maria Magdalena Jahn nacque il 7 aprile 1916 a Górna Wies in Polonia, figlia naturale di Karl Jahn (che la riconobbe legalmente quand’era ormai adulta) e Berta Klein. A causa della povertà della sua famiglia, venne dapprima affidata ad alcuni conoscenti, poi cominciò a cercare lavoro. Conosciute le Suore di Santa Elisabetta nella città di Nysa, sede della loro casa madre e di altre opere, domandò di entrare nella loro congregazione. Iniziò il suo cammino il 3 ottobre 1938, ricevendo il nome di suor Maria Paschalis. Visse con entusiasmo il suo servizio da infermiera, senza però dimenticare i suoi familiari, a cui scriveva lettere e brevi cartoline. Nel corso della seconda guerra mondiale, anche a Nysa arrivarono le notizie relative a quanto accaduto in altri conventi: molte Suore di Santa Elisabetta avevano perso le loro case, erano state violentate, uccise o entrambe le cose. Il 22 marzo 1945, la superiora, suor Maria Arcadia Kroll, aveva chiesto alle giovani suore di andare via. L’Armata Rossa arrivò poco dopo, tra il 23 e il 24 marzo. Suor Maria Paschalis, in compagnia di suor Maria Fides, tornò a Górna Wies, il suo villaggio natale, ma da lì si spostò a Sobotín, oggi in Repubblica Ceca. Con la consorella aiutò nella parrocchia del luogo, ma assistette anche i profughi nel villaggio di Štětínov. L’11 maggio 1945, a guerra ormai conclusa, fu aggredita da un soldato, al quale resistette dichiarandosi sposa di Cristo: venne uccisa con un colpo di pistola dritto al cuore. Per la sua fama di martirio, divenne nota come “la rosa bianca della Boemia”. Insieme ad altre nove Suore di Santa Elisabetta, vittime della violenza e della persecuzione da parte dei soldati, fu beatificata l’11 giugno 2022 nella cattedrale di San Giovanni Battista a Breslavia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica delle dieci suore ricorre l’11 maggio, giorno della nascita al Cielo di suor Maria Paschalis.
|
Maria Magdalena Jahn nacque il 7 aprile 1916, a Górna Wies, villaggio che dal ricadde nei confini amministrativi di Opole. Venne battezzata tre giorni dopo, nella chiesa di San Giovanni Battista a Nysa, col nome di Maria Magdalena.
Era figlia di Karl Jahn e Berta Klein, ma era nata fuori dal matrimonio. A causa del servizio militare, il padre, poté sposare Berta soltanto qualche anno dopo, il 19 maggio 1919. Dopo di lei, nacquero una a femmina e tre maschi; solo a ventuno anni, il 20 novembre 1937, fu riconosciuta legalmente dal padre, ricevendo quindi il suo cognome.
I genitori, molto poveri, si trasferirono in Westfalia, in cerca di lavoro. Maria Magdalena fu affidata ad alcuni conoscenti a Nysa, dove studiò tra il 1930 e il 1933; intanto lavorava in una manifattura di trasformazione della frutta.
Nel 1934 partì anche lei per la Westfalia: si stabilì a Wuppertal-Barmen, guadagnandosi da vivere come domestica presso la Casa cattolica degli apprendisti, gestita dalle Borromee. L’anno successivo tornò a Nysa, per assistere due donne: Anna Langfeld, malata, e la sorella Agnes, non vedente. Anna divenne per lei quasi una madre adottiva, mentre Agnes era considerata come una zia.
Il 30 marzo 1938, chiese di poter entrare nella congregazione delle Suore di Santa Elisabetta, che aveva la casa madre e altre opere proprio a Nysa. Insieme ad altre sette ragazze, iniziò il percorso di formazione religiosa alla vigilia della festa di san Francesco d’Assisi, il 3 ottobre 1938, ricevendo il nome di suor Maria Paschalis.
Con grande gioia accettò di essere inviata alla scuola per infermiere. In una lettera ai genitori, del gennaio 1939, dichiarò di essere disposta a tutto per «diventare una suora buonissima e coscienziosa»: «ora non apparteniamo più a questo mondo, ma solo, e completamente, al nostro Sposo celeste». Emise la professione temporanea il 19 ottobre 1939.
Kluczbork fu la sua prima destinazione, dalla quale dovette andarsene quando le autorità tedesche requisirono la casa delle suore, trasformandola in un lazzaretto. Suor Maria Paschalis si spostò allora a Głubczyce, servendo all’ospedale e all’ospizio.
Il 4 agosto 1944 scrisse la lettera con cui chiedeva di essere ammessa ai voti perpetui, impegnandosi ad adempiere coscienziosamente ai propri doveri e promettendo: «Resterò nell’amore del Sacro Cuore di Gesù». Era raggiante ed entusiasta, ma non dimenticava la sua “zia” acquisita Agnes.
Appena aveva un attimo libero, scriveva ai suoi familiari brevi lettere e cartoline, dalle quali traspariva tutto il suo affetto per loro. Era anche molto in pensiero per due dei suoi fratelli, soldati al fronte: li raccomandava spesso alla Divina Misericordia. Pregava quindi Dio perché la guerra finisse e per la pace e la concordia tra i popoli.
All’inizio del novembre 1944 ebbe una riflessione, che condivise con la madre: «Magari l’anno prossimo la gente pregherà anche per le nostre povere anime. Innumerevoli persone tra quelle giovani e sane che ancora non pensano di morire giaceranno nella terra».
Anche lei era preoccupata, ma sapeva dove trovare conslazione: «Ora andrò innanzi al Santissimo Sacramento, perché ho tanto, tanto [ultime due parole sottolineate nel testo originario] bisogno di pregare», scrisse ai suoi in una missiva non datata, ma precedente al 24 maggio 1942.
Nel corso della seconda guerra mondiale, anche a Nysa arrivarono le notizie relative a quanto accaduto in altri conventi: molte Suore di Santa Elisabetta avevano perso le loro case, erano state violentate, uccise o entrambe le cose. Il 22 marzo 1945, la superiora, suor Maria Arcadia Kroll, aveva chiesto alle giovani suore di andare via. L’Armata Rossa arrivò poco dopo, tra il 23 e il 24 marzo.
Suor Maria Paschalis, in compagnia di suor Maria Fides, tornò a Górna Wies, il suo villaggio natale, ma “zia” Agnes non c’era più. Dunque decise di proseguire per altri sessantacinque chilometri, fino a Sobotín, attualmente in Repubblica Ceca.
Insieme a suor Maria Fides, fu ospitata dalla sarta Thiel, vicino alla chiesa. Aiutavano nella canonica, prendendosi cura del parroco e della sua madre molto malata, ma assistevano anche gli anziani, i malati e i profughi nel villaggio di Štětínov, nella cui scuola si erano rifugiate altre Suore di Santa Elisabetta, provenienti da Moszczanka.
Le truppe russe entrarono a Sobotín il 7 maggio 1945, l’ultimo giorno di guerra. L’11 maggio, un soldato entrò a Sobotín in bicicletta. Suor Maria Paschalis non sentì l’avvertimento che le lanciò l’insegnante Elisabeth Ecke: scese le scale e se lo trovò di fronte. Cercò di nascondersi, come altre ragazze, nei letti degli anziani, ma il soldato, avendola sorpresa, e l’obbligò a venire con lui.
La suora cominciò a correre, anche se non sapeva dove, perché non conosceva bene la casa. Quando il soldato tentò di prenderla, afferrò la croce del suo Rosario e gridò: «Appartengo a Cristo! Non toccarmi!». Mentre l’aggressore continuava a infierire, lei esclamava ancora: «Porto un abito sacro! Non verrò mai con te!».
Il soldato sparò un colpo come avvertimento. A quel punto, suor Maria Paschalis cadde in ginocchio, strinse ancora più forte il Crocifisso ed esclamò: «Chiedo a tutte voi, sorelle, di perdonarmi!», quindi, a voce più alta: «Gesù mio! Dammi forza!». Il soldato sparò di nuovo, stavolta colpendola al cuore. Suor Maria Paschalis morì immediatamente; erano le 16.30.
Il 14 maggio 1945, il suo corpo venne sepolto nel cimitero di Sobotín, all’entrata della sagrestia della chiesa parrocchiale. Nel suo funerale, celebrato in segreto ma in forma solenne, alla presenza delle Suore di Santa Elisabetta e di molti abitanti, venne paragonata a san Luigi Gonzaga e proposta come modello per i giovani. Nel corso del tempo, il suo ricordo e la sua fama di martirio non vennero meno; gli abitanti di Sobotín la chiamavano “la rosa bianca della Boemia”.
Suor Maria Paschalis fu scelta come capo del gruppo composto in tutto da dieci Suore di Santa Elisabetta, vittime della violenza e della persecuzione da parte dei soldati, le uniche, delle quarantanove suore uccise nello stesso periodo storico, delle quali si era conservata sufficiente documentazione; la più ricca era proprio quella relativa a lei, che inoltre, al momento della morte, era la più giovane, coi suoi ventinove anni.
Le dieci Suore di Santa Elisabetta furono beatificate nella cattedrale di San Giovanni Battista a Breslavia l’11 giugno 2022, nella Messa presieduta dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come inviato di papa Francesco. La loro memoria liturgica ricorre l’11 maggio, giorno della nascita al Cielo di suor Maria Paschalis.
Autore: Emilia Flocchini
|