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Servo di Dio Francisco Rodriguez da Cruz Sacerdote gesuita

Festa: .

Alcochete, Portogallo, 29 luglio 1859 - Lisbona, Portogallo, 1° ottobre 1948


Nella festa del Sacro Cuore, il 3 giugno 2016, giornata dedicata in modo speciale ai sacerdoti durante il Giubileo straordinario della Misericordia, papa Francesco sottolineava : « I tesori insostituibili del Cuore di Gesù sono due : il Padre e noi. Le sue giornate trascorrevano tra la preghiera al Padre e l’incontro con la gente… Anche il cuore del pastore di Cristo (il prete) conosce solo due direzioni : il Signore e la gente. Il cuore del sacerdote è un cuore trafitto dall’amore del Signore ; per questo egli non guarda più a se stesso – non dovrebbe guardare a se stesso – ma è rivolto a Dio e ai fratelli. Non è più “un cuore ballerino”, che si lascia attrarre dalla suggestione del momento o che va di qua e di là in cerca di consensi e piccole soddisfazioni. È invece un cuore saldo nel Signore, avvinto dallo Spirito Santo, aperto e disponibile ai fratelli. » La storia della Chiesa ci mostra innumerevoli sacerdoti dalla vita esemplare. Il Servo di Dio Francisco da Cruz ha edificato il Portogallo con la sua vita tutta donata a Dio e alle anime.
Francesco da Cruz è nato il 29 luglio 1859 ad Alcochete, vicino a Lisbona (Portogallo). Suo padre gestisce una fiorente attività commerciale nel settore del legname e possiede terreni coltivati da mezzadri. La madre si dedica alla sua famiglia, che comprende già Maria da Piedade, Manuel e José quando nasce Francisco ; quest’ultimo sarà seguito da António e da Isabel. In casa da Cruz, si pratica la religione con fervore e, all’età di nove anni, Francesco confida molto naturalmente ai suoi genitori il suo desiderio di diventare sacerdote. Tuttavia, in Portogallo a quel tempo soffia un vento di anticlericalismo trionfante. Le sirene della scienza che portano prosperità e felicità al mondo senza preoccuparsi di Dio, incantano a quell’epoca l’umanità. Nell’ottobre 1875, Francesco entra nella facoltà di teologia dell’Università di Coimbra. Se è vero che studia seriamente, la sua devozione non va oltre quanto strettamente richiesto dalla Chiesa : Messa domenicale, Confessione e Comunione una volta all’anno. Il suo desiderio di essere prete non gli impedisce di indulgere nei piaceri della vita : gli piacciono la caccia, i giochi, la buona tavola e i buoni sigari e non se ne priva. Canta a meraviglia le romanze e attira l’attenzione delle ragazze. Evita, tuttavia, le occasioni prossime che possono indurlo a offendere gravemente Dio, senza per questo resistere a tutti i cattivi pensieri, come confesserà in seguito. Preoccupata per lui, sua madre rafforza la rete di rosari in cui lo tiene avvinto.
Durante le vacanze in famiglia, Francesco, per esercitarsi, spara con la sua carabina ai passeri del cortile. Ma non ha visto il suo giovane cugino sdraiato nell’erba all’ombra di un cespuglio. Un pallino colpisce il bambino in un occhio e lo lascerà guercio. Tormentato dal dolore, Francesco decide di farsi carico delle spese di istruzione del bambino per cercare di riparare il danno. Nel frattempo, incontra padre José Pires Antunes, un sacerdote che ha undici anni più di lui. Il giovane ammira la pietà sacerdotale del prete più vecchio di lui, ma per arrivare al punto di seguire il suo esempio gli è necessaria la prova di una grave malattia. Comprendendo meglio allora la precarietà della vita e delle gioie sensibili, Francesco si riavvicina a Cristo che solo non delude. Padre José parla spesso con lui delle anime da salvare e gli confida un giorno la sua risoluzione di diventare gesuita e di camminare sulle orme di san Giovanni de Britto, missionario gesuita portoghese, martirizzato in India nel XVII secolo. Nell’attesa, grazie a un ritiro, prepara Francesco a fare la sua confessione generale e lo decide a impegnarsi in una congregazione mariana. Da allora Francesco appartiene chiaramente a Gesù attraverso Maria e abbandona la sua vita mondana.
 
Attirare le simpatie
Don José viene ben presto nominato professore al seminario di Santarém. Dopo aver conseguito la sua laurea in teologia, Francesco riceve anch’egli la nomina in quello stesso seminario per insegnarvi la filosofia. Nonostante i mal di testa che lo tormentano a partire dai suoi ultimi esami, accetta l’incarico come arrivato dalla Provvidenza. Il 19 dicembre 1880, il giovane professore riceve gli Ordini minori. Il 15 agosto 1881, sua madre muore di un antrace alla fronte. Con un fervore rinnovato e maturato dalla prova, Francesco riceve l’ordinazione sacerdotale il 3 giugno 1882. Vivace e loquace, ha il dono di attirare le simpatie. È amato per la sua pazienza, la sua dolcezza e la sua bontà. Ma le lotte che deve sostenere contro il suo temperamento rigoroso, che non ammette le mezze misure, esauriscono le sue forze e aggravano i suoi mal di testa. Nel 1886, all’inizio dell’anno scolastico, il giovane professore deve riconoscersi incapace di insegnare. È il crollo di tutte le sue aspettative, nonostante tanti sforzi. Viene allora nominato direttore di un collegio di orfani indigenti che si indirizzano verso il seminario, nella città di Braga. Lì, tutti lo rispettano e lo ammirano per la sua umile e calma autorità. Non percuote mai i bambini a lui affidati ; in caso di colpa grave, fa inginocchiare il colpevole mentre egli stesso sgrana il suo rosario. È raro che il bambino tardi a rispondere alle Ave Maria. La gioia dei migliori è di servire la sua Messa e molti aspirano ad accompagnarlo nel parco quando dice il suo rosario. Il “buono e santo” padre Cruz, come viene chiamato, dà lezioni gratuite di francese e di latino e spende una parte notevole del suo stipendio per ricompensare gli sforzi degli allievi. Ben presto, però, incontra delle difficoltà nel celebrare la Messa : il suo organismo di nuovo esaurito lo costringe, nel 1894, a rassegnare le dimissioni.
 
Un compito enorme
Dopo dieci mesi di riposo ad Alcochete, il suo paese natale, padre Cruz torna in azione. Nell’ottobre del 1895 viene nominato direttore spirituale degli allievi di un seminario minore vicino a Lisbona, presto trasferito in città. Dedica il suo tempo libero a soccorrere i poveri e gli ammalati : dal seminario, che domina il fiume Tago, scende nella colorata città dai ripidi vicoli e visita i tuguri. Non potendo alleviare da solo la miseria che scopre, suscita la generosità del vicinato. Il Padre porta la speranza del Vangelo anche ai prigionieri : se tutti li respingono, Gesù, quanto a Lui, li ama come ha amato il Buon Ladrone. La sua reputazione si diffonde ben presto nella città e il suo confessionale è assediato dai fedeli. Il compito, inizialmente minimo, di cappellano del seminario, diventa immenso e il Padre s’impegna senza risparmiarsi, al punto che nel 1899 contrae una pleurite ; deve tornare ad Alcochete per farvisi curare. La tenerezza di sua sorella Isabel e le cure di Manuel, il suo fratello medico, lo rimettono lentamente in piedi. Durante il suo lungo periodo di riposo, impara ad accettare la propria fragilità e si prepara a seguire il suo Buon Maestro senza rimpianto né riserva.
« L’unirsi a Cristo, affermava papa Benedetto XVI, suppone la rinuncia. Comporta che non vogliamo imporre la nostra strada e la nostra volontà ; che non desideriamo diventare questo o quest’altro, ma ci abbandoniamo a Lui, ovunque e in qualunque modo Egli voglia servirsi di noi. Vivo, tuttavia non vivo più io, ma Cristo vive in me, ha detto san Paolo a questo proposito (cfr. Gal 2,20). Nel “sì” dell’Ordinazione sacerdotale abbiamo fatto questa rinuncia fondamentale al voler essere autonomi, alla “autorealizzazione”. Ma bisogna giorno per giorno adempiere questo grande “sì” nei molti piccoli “sì” e nelle piccole rinunce. Questo “sì” dei piccoli passi, che insieme costituiscono il grande “sì”, potrà realizzarsi senza amarezza e senza autocommiserazione soltanto se Cristo è veramente il centro della nostra vita » (Giovedì Santo, 9 aprile 2009).
 
Passioni anticlericali
Durante l’anno 1900, padre Cruz riprende il suo incarico di cappellano, ma, non riuscendo più a conciliare tutti i suoi impegni, vi rinuncia nel 1902. Il 2 febbraio 1908, il re Carlo 1° e il principe ereditario vengono assassinati a Lisbona. Il principe Manuel diventa re, ma due anni dopo deve fuggire in Inghilterra in seguito a un colpo di stato militare. Viene proclamata la repubblica e immediatamente si scatenano le passioni anticlericali. I gesuiti vengono designati come la causa ultima di tutti i mali del popolo. A partire dall’ottobre 1910, vengono soppressi i conventi e confiscati i loro beni. Viene instaurata la separazione tra Chiesa e Stato. Molti gesuiti sono imprigionati, gli altri esiliati. La persecuzione si manifesta in particolare con il divieto agli ecclesiastici di indossare la tonaca in pubblico. Padre Cruz si stabilisce a Lisbona in abiti civili e qui visita i gesuiti imprigionati. Una notte, in un presbiterio dove si è rifugiato con dei confratelli, si trova accerchiato da un distaccamento armato. Alcuni rivoltosi si assembrano e gridano : « A morte ! » I sacerdoti, che non hanno nulla da rimproverarsi, rimangono sordi alle ingiunzioni ; la porta di quercia tiene duro. Gli uomini di Dio si confessano l’un l’altro. Padre Cruz non ha paura, prega e conforta gli assediati. All’alba, i soldati si sono ritirati, ma i rivoltosi son ancora lì. Padre Cruz esce sulla soglia, guarda gli uomini con bontà e si reca alla chiesa salutandoli mentre passa. Gli viene risposto a mezza voce e tutti si disperdono mentre il prete suona la prima Messa.
Don Francisco da Cruz visita i prigionieri di Limœiro. È autorizzato a fornire loro sussidi, ma non ha il diritto di rivolgere loro la parola. Per aver infranto questo regolamento, viene egli stesso internato per otto giorni. Si reca in seguito dal ministro della Giustizia, Afonso Costa e ottiene da lui un salvacondotto per visitare i prigionieri. Tuttavia, rimane difficile avvicinare questi ultimi, perché molti non sono cattolici e lo insultano. Ma la sua bontà, la sua perseveranza e le sue sagge iniziative finiscono con aprirgli i cuori. Il Padre dona tutto quello che ha. Non rifiuta di prestare alcun servizio, soccorre famiglie in difficoltà, intraprende procedure amministrative e domande di grazia, trova avvocati. Spesso assedia il ministero della Giustizia. Un giorno, qualcuno gli rivolge questa frase : « Intervenendo per persone simili, Reverendo, Lei rischia di perdere la sua reputazione. – La mia reputazione, risponde, è l’unico bene personale di cui dispongo : se può servire a salvare uno sventurato, la dono molto di cuore. » Prende un giorno le difese di un prigioniero che doveva essere severamente punito per aver tentato di aggredirlo : commosso fino alle lacrime da tanta bontà, il prigioniero chiede di confessarsi. In quattro anni, il Padre è diventato l’amico indefettibile dei prigionieri ; è atteso, accolto. Un giorno, in una sala comune, si accorge che il suo portafoglio è scomparso. Dice, rivolgendosi a nessuno in particolare : « Ci metteremo con le facce contro il muro, voi da un lato, io dall’altro, metto una panca tra di noi e chiunque abbia trovato il mio portafoglio è pregato di posarlo sulla panca. » Il Padre se ne va con il suo portafoglio e tutto il suo contenuto. Spesso, ex detenuti si presentano a lui per la strada ; viene scortato nei quartieri poco sicuri, “per ogni evenienza…” Al suo funerale saranno presenti trecento ex prigionieri.
 
« Ecco un gesuita ! »
Padre Cruz esercita la sua misericordia anche verso i poveri bambini di strada. Non preoccupandosi più di nascondere la sua tonaca, un giorno viene preso di mira da un gruppo di bambini eccitati che lo circondano gridando il peggior insulto che conoscono : « Ecco un gesuita, ecco un gesuita ! » prima di disperdersi. Egli li richiama proponendo loro di comprare del pane. « Mi piace essere chiamato gesuita », dichiara a quei piccoli la cui fame supera il terrore… Nel 1915, il Patriarca di Lisbona fonda un’associazione per rafforzare lo spirito sacerdotale e ne nomina direttore padre Francisco. Questi anima incontri mensili in cui esorta i suoi confratelli : « Lavoriamo, lavoriamo senza tregua ! Vedete satana, non riposa né di giorno né di notte ! Ecco la nostra missione : confessare e predicare fintanto che ci siano ascoltatori fedeli in chiesa e pregare fino da non poterne più ! » Egli stesso predica con l’esempio.
Il ministero del sacerdote è essenziale per la Chiesa, ricordava papa Benedetto XVI : « Come Chiesa e come sacerdoti annunciamo Gesù di Nazaret Signore e Cristo, crocifisso e risorto, sovrano del tempo e della storia, nella lieta certezza che tale verità coincide con le attese più profonde del cuore umano… La centralità di Cristo porta con sé la giusta valorizzazione del sacerdozio ministeriale, senza il quale non ci sarebbe né l’Eucaristia, né, tanto meno, la stessa Chiesa. In tal senso è necessario vigilare affinché le “nuove strutture” o organizzazioni pastorali non siano pensate per un tempo nel quale si dovrebbe “fare a meno” del ministero ordinato (ministero dei diaconi, dei sacerdoti e dei vescovi), partendo da un’erronea interpretazione della giusta promozione dei laici » (Discorso all’Assemblea Plenaria della Sacra Congregazione per il Clero, 16 marzo 2009).
Nel 1917, sale al potere Sidónio Pais. Massone, lavora però per riconciliare il popolo e la Chiesa, pone fine agli arresti arbitrari e rimette ordine nel paese. In quello stesso anno, alla Cova da Iria di Fatima, tre bambini, che sostengono di aver visto la Santa Vergine, aspettano vicino a un pozzo. Hanno appuntamento con un prete che, è stato detto loro, sa leggere nei cuori : sarebbe vano cercare di mentirgli e il loro interesse è quello di dirgli subito la verità. « Tanto meglio se sa indovinare, sussurra la piccola Giacinta a sua cugina Lucia, vedrà bene allora che diciamo la verità. » Due ecclesiastici avanzano lentamente : un vecchio prete appollaiato su un asino scende dalla sua cavalcatura, il viso illuminato da un buon sorriso : « Bambini, volete accompagnarmi al luogo delle apparizioni ? », chiede padre Cruz. La speranza sembra rinascere nei piccoli veggenti. Arrivato ai piedi della quercia verde, il sacerdote prega lentamente il suo rosario, poi rassicura i bambini : « Non abbiate paura ; non è il demonio che vi appare, come vi è stato detto, ma la Santa Vergine ! » Lucia e Francesco si tranquillizzano e Giacinta esclama, entusiasta : « Lei è proprio un simpatico vecchietto ! » Il Padre, che ha solo cinquantotto anni, ride di gusto. Sarà da allora in poi per Giacinta : « il Padre che sa indovinare ». Da quel giorno, il Padre si mescola spesso ai pellegrini di Fatima. Quando gli si chiede se ha visto danzare il sole, risponde : « No, non ho visto il sole danzare. Non ero lì il giorno del miracolo, ma ho visto tante lacrime danzare negli occhi di tanti peccatori pentiti grazie al miracolo di Fatima, che questo mi importa poco ! »
 
Sbalzi d’umore
Pieno di una gioia raggiante, il Padre moltiplica le attenzioni verso gli altri. Ha tuttavia ancora degli sbalzi d’umore e il suo temperamento impetuoso lo porta a volte a pronunciare parole offensive. Non appena se ne rende conto, chiede perdono. Nonostante una salute precaria (si manifestano delle polmoniti nel 1927, nel 1945 e nel 1947) e un persistente stato di affaticamento cerebrale, padre Cruz mantiene un’attività frenetica. Attinge la sua energia da una preghiera continua e percorre il paese per il servizio alle religiose e ai prigionieri, come anche alla ricerca dei peccatori, specialmente dei più incalliti. Un giorno, anima una vera e propria via crucis di missione in un vagone ferroviario. Alcuni viaggiatori rispondono alle preghiere. Durante un altro viaggio, recita il suo rosario : due donne gli chiedono se non è stanco di pregare tutto il tempo. « E voi, signore, non siete stanche di chiacchierare tutto il tempo ? » Durante una malattia, il Padre fa venire il medico. Dopo un’ora, quest’ultimo esce dalla stanza tutto commosso : « Sono venuto per un’iniezione e ho fatto la mia prima confessione ! » Padre Mateo Crowley Boevey, l’apostolo instancabile del Sacro Cuore, scriverà : « Dopo aver percorso il mondo, posso affermare senza esitazione che, tra tanti preti eccellenti, non ne ho mai incontrato uno così conforme all’adorabile Modello, un altro Cristo perfetto come il caro padre Cruz. »
« Domandiamoci che cosa significa misericordia per un prete, diceva papa Francesco, permettetemi di dire per “noi” preti. Per noi, per tutti noi ! I preti si commuovono davanti alle pecore, come Gesù, quando vedeva la gente stanca e sfinita come pecore senza pastore. Gesù ha le “viscere” di Dio, Isaia ne parla tanto : è pieno di tenerezza verso la gente, specialmente verso le persone escluse, cioè verso i peccatori, verso i malati di cui nessuno si prende cura… Così a immagine del Buon Pastore, il prete è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti. Questo è un criterio pastorale che vorrei sottolineare tanto : la vicinanza. La prossimità e il servizio, ma la prossimità, la vicinanza ! » (Discorso ai Parroci di Roma, 6 marzo 2014).
 
« Ho già dato tutto ! »
Padre Cruz dà a piene mani senza conservare nulla per sé. Al termine di un triduo, ci si accorge che il suo onorario è stato scambiato con quello, dieci volte più elevato, dei musicisti. Lo si viene a cercare per rettificare la situazione. « Ahimè, l’errore è irreparabile, ho già dato tutto ai poveri ! » Un parrucchiere, che lo ha appena servito, lo vede cercare sotto il mantello, nella sua borsa nera dove trovano posto alla rinfusa stola, cotta, acqua benedetta, aghi, filo, carta, matita, provviste e denaro. « Fratello mio, temo proprio di aver già dato tutto oggi, non mi resta nulla per pagarti. Il Buon Dio te lo restituirà. » Il parrucchiere rimane dubbioso ma non protesta. Il giorno dopo, si reca in parrocchia e riferisce l’incidente al parroco. « Ti pagherò io, gli dice quest’ultimo, conosco padre Cruz. – No, no, gli dica di tornare sempre da me ! Era appena uscito, quando sono affluiti i clienti. Non ho mai guadagnato tanto denaro ! » Dovendo predicare a Braganza, il Padre sale sul treno senza biglietto. Durante il viaggio, spiega al controllore che non ha soldi, ma deve andare alla stazione di capolinea. L’agente rimane irremovibile e lo costringe a scendere alla fermata successiva. Lì, il Padre rimane sulla banchina, ma anche il treno : si è verificato un guasto inspiegabile. Nessuno riesce a capire dove sia il problema, allora il controllore si avvicina al macchinista : « Ho fatto scendere padre Cruz che non aveva il biglietto, forse ho avuto torto ? » Si fa risalire il Padre e, subito, il treno riparte !
Nel 1925, durante un pellegrinaggio a Roma, don Francesco aveva chiesto a padre Ledóchowski, generale dei Gesuiti, di accoglierlo nella Compagnia di Gesù, ma quest’ultimo aveva rifiutato di ricevere un novizio di sessantasei anni dalla salute fragile. Quattro anni dopo, tuttavia, il padre generale aveva ottenuto da Pio XI un permesso raramente concesso : padre Cruz potrà pronunciare i suoi voti in punto di morte. Nel 1940, giunto all’età di ottantun anni, egli chiede e ottiene da papa Pio XII la grazia di emettere i suoi voti senza ulteriori indugi, perché non sa se morirà improvvisamente senza poterli pronunciare : è la sua ultima grande consolazione. A poco a poco le sue forze declinano ; la sua infermiera testimonierà : « Tutti erano convinti che fosse un santo. Sentivo in me un qualche cosa di indefinibile che non provavo accanto agli altri malati ; cercavo sempre di vedere Cristo in loro, ma vicino a lui, così umile e così semplice, e che si consumava in Dio, anch’io provavo nel più profondo di me stessa un gran desiderio di amare il Signore. » Padre Cruz si spegne il 1° ottobre 1948, primo venerdì del mese del Rosario. Viene seppellito il giorno della festa (allora il 3 ottobre) di Santa Teresa di Gesù Bambino, che egli amava molto. Il cardinale Cerejeira ha scritto : « Il santo padre Cruz rimarrà una delle glorie più pure del nostro patriarcato. Il clero di Lisbona lo venererà sempre come un perfetto esempio del ministero apostolico, del sacerdote interamente consacrato alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Avrà e cercherà in lui un modello e un patrono. » Il processo di beatificazione di padre Francesco da Cruz è stato aperto il 10 marzo 1951.
« Il sacerdote è un dono del Cuore di Cristo : un dono per la Chiesa e per il mondo, diceva papa Benedetto XVI. Dal Cuore del Figlio di Dio, traboccante di carità, scaturiscono tutti i beni della Chiesa, e in modo particolare trae origine la vocazione di quegli uomini che, conquistati dal Signore Gesù, lasciano tutto per dedicarsi interamente al servizio del popolo cristiano, sull’esempio del Buon Pastore. Il sacerdote è plasmato dalla stessa carità di Cristo, quell’amore che spinse Lui a dare la vita per i suoi amici e anche a perdonare i suoi nemici. Per questo i sacerdoti sono i primi operai della civiltà dell’amore. »


Autore:
Dom Antoine Marie osb


Fonte:
Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia - www.clairval.com

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Aggiunto/modificato il 2021-08-30

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