A farci conoscere la morte santa di Ajna George, avvenuta il 22 gennaio nello stato meridionale indiano del Kerala, è padre Jeen Felix dell’arcidiocesi di Verapoly con un post su Facebook, «ha vissuto quello che ha detto», commentando così un video di testimonianza della giovane donna.
Padre Jeen incontra per la prima volta Ajna quando aveva solo 10 anni. La sua devozione per l’Eucaristia nasce proprio dall’infanzia, nella partecipazione giornaliera alla Messa. Crescendo, si inserisce nel contesto di “Jesus Youth”, un movimento globale per giovani cattolici, che ha rafforzato e nutrito la sua vita spirituale. Nel suo zelo di condividere l’amore di Cristo con altri giovani, Ajna ha dedicato un anno intero della sua vita alla missione. Dopo aver completato il suo diploma post-laurea a pieni voti, è entrata a far parte del Sacred Heart College nella sua città natale Ernakulam come assistente di un professore nel dipartimento di Commercio.
Il 2017 è stato l’anno in cui Ajna conosce la malattia. Le viene diagnosticato un cancro alla mascella, e, nonostante le cure sembrassero efficaci, presto si diffonde anche agli occhi, alle orecchie, alle labbra e al fegato. Questo non intacca il suo spirito gioioso e la sua fede salda, perfino quando si ritrova ceca da un occhio e sorda da un orecchio. Il dolore fisico non le impedisce di recarsi alla messa tutti i giorni con l’aiuto della madre e di padre Jeen che durante la pandemia si preoccupa di portarle l’Eucaristia per non farle mancare quel prezioso appuntamento.
Entro la fine del 2021, Ajna non poteva parlare e si nutriva attraverso un tubo gastrostomico inserito nello stomaco. L’ultima settimana della sua vita, trascorsa in ospedale, l’unica sua attesa era la Santa Comunione. «Quelli furono i giorni in cui capii quanto fosse profonda la sua devozione alla Santa Eucaristia» racconta padre Jeen, Ajna infatti adorava il Signore nell’Eucaristia per un’ora prima di riceverlo. In un modo del tutto eccezionale e unico, poiché non riusciva ad aprire la bocca, l’ostia consacrata veniva sciolta nell’acqua e fatta passare attraverso il tubo gastrostomico.
Lo spirito missionario si fece spazio anche attraverso la malattia, gli ultimi giorni della sua vita terrena la stanza di ospedale che la ospitava divenne una cappella di adorazione per lei e per chiunque volesse avvicinarsi a quell’Amore così profondo.
Padre Jeen racconta di non poter dimenticare il momento della sua santa e pacifica morte. «Come persona che conosce Ajna da circa 17 anni, posso testimoniare che ha vissuto una vita santa», queste le sue parole. Nel giorno della sua morte padre Jeen le aveva dato la Santa Comunione e poi l’unzione degli infermi nel pomeriggio. Tenendogli la mano, Ajna continuava a ripetere «Gesù, Maria, Giuseppe», finché la sua voce divenne sempre più debole. Mezz’ora dopo, alle 3 in punto, ora della morte di Gesù, l’anima di Ajna finalmente trova l’unica sazietà possibile e piena, quella che aveva cercato per tutta la vita.
«“Ecco, vengono i giorni”, dice il Signore Dio,
“in cui io manderò la fame nel paese,
non fame di pane o sete d’acqua,
ma la fame e la sete di ascoltare la parola del Signore”». Amos 8,11
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