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Servo di Dio Carlos Rodolfo Yaryez Giovane laico

Festa: .

Paraná, Argentina, 29 marzo 1966 - 30 ottobre 1990

Carlos “Rofy” Yaryez era un giovane innamorato di Gesù che, mano nella mano con Maria, voleva essere coerente con il messaggio del Signore. Iniziò a camminare nella fede con gruppi di giovani che approfondivano lo studio della Dottrina Sociale della Chiesa e partecipavano a ritiri spirituali ignaziani. Poi cementò la sua appartenenza ecclesiastica all'Azione Cattolica, che lo formò dottrinalmente e spiritualmente. Ha fatto quello che farebbe ogni giovane normale: ha avuto una ragazza, ha studiato (Ingegneria Elettromeccanica) e ha vissuto intensamente l'amicizia. Ma, secondo la sua fidanzata Sandra, “ha vissuto la quotidianità in modo straordinario perché l'ha vissuta mano nella mano con Dio". Un suo amico, Juan Pablo, ricorda che “era sempre attento a chi aveva bisogno di una parola o di condividere una preghiera in quel momento. Faceva così il suo apostolato". In piena giovinezza, piena di progetti e di speranze per la sua vita che cominciava, gli viene diagnosticata la leucemia. "Carlos ha vissuto la sua malattia in un modo di totale dedizione alla volontà di Dio" ci racconta la sua ragazza, Sandra. Quando il tempo passava e Sandra si interrogava sulla volontà di Dio nella sofferenza del suo ragazzo... sofferenza che era "inspiegabile" perché vivevano intensamente la loro fede, compreso un santo corteggiamento. Poi le dice: "Non chiedere a Dio perché. Chiedigli perché e poi lo scoprirai. Dio vuole redimerci e dipende da come viviamo questo, sarà il numero di anime che si salveranno. Forse io e te no t. Vedremo, ma tutto dipende da come lo viviamo”. La Santa Sede ha concesso il nulla osta pr l'avvio della causa di beatificazione in data 28 marzo 2023.



Carlos nacque a Paranà (Argentina) il 29 marzo 1966 e fu battezzato il 22 maggio successivo nella parrocchia di Santa Teresita.
Sin da bambino si dimostrò essere molto attento e intelligente e svolse gli studi con buon profitto nelle scuole primarie. Nel frattempo, partecipando attivamente alla vita della parrocchia Don Bosco, si preparò a ricevere la Prima Comunione, nel 1975, e la Cresima, nel 1977.
Frequentò la scuola secondaria presso l’ENET n.3, dove si distinse per la sua attiva partecipazione alla vita scolastica e sportiva, fu accompagnatore e portabandiera, e giocava nelle squadre di basket e pallavolo. Qui iniziò anche a studiare la Dottrina Sociale della Chiesa con un gruppo di giovani, per cercare di comprendere come, nell’esperienza cristiana, si possa incarnare anche l’impegno nella società.
Nella Cattedrale di Paranà entrò a far parte dell’Azione Cattolica, dove si distinse per dedizione, devozione e vita apostolica, divenne presidente del Centro Giovanile parrocchiale e vicepresidente del Consiglio diocesano dei giovani dell’Azione Cattolica.
Terminati gli studi superiori entrò nell’Università Tecnologica Nazionale, che frequentò sino al quarto anno. Egli si dedicava con grande amore agli studi, come anche allo sport, ma non tralasciava di creare anche una fitta rete di amicizie sincere, alimentate dalla intensa e viva amicizia con Gesù.
Crescendo in età, Carlos cresceva anche in sapienza, dedicandosi allo studio con l’intento di poter essere d’aiuto agli altri, al suo popolo, e cresceva in grazia, con un’intensa vita di preghiera, con la recita quotidiana del Santo Rosario e frequenti visite al Santissimo Sacramento, a cui affidava la sua vita e le sue preghiere. Era un ragazzo allegro, festoso, ma sapeva anche essere serio quando necessario. Gli amici lo descrivono con un un semplice aggettivo: “era buono” con tutti, e aveva sempre un sorriso per chi si avvicinava a lui. L’amore per Gesù non poteva che trasformarsi in amore per il prossimo e così nel cuore di Carlos ardeva una profonda carità, la sua mano era sempre protesa verso chi aveva bisogno e sapeva dare a ciascuno quello che gli serviva: un aiuto a scuola, un’elemosina, una carezza.
Nell’Azione Cattolica conobbe una ragazza, Sandra, con cui si fidanzò. Fu un’esperienza di crescita nella fede per entrambi, Carlos divenne per la ragazza un esempio di santità, egli, infatti, cercava ardentemente di farsi santo, accogliendo la volontà del Signore nella sua vita, e si preoccupava anche che gli altri lo diventassero. Alla sua fidanzata scriveva spesso nelle lettere: “come va il tuo cammino di santità?” e la incoraggiava a perseverare nella fede, cercando la via del Signore nella propria vita. Svolgeva un intenso apostolato missionario presso i suoi coetanei, pregava per loro e, spesso, li invitava a pregare insieme per ottenere dal Signore la grazia della santità.
All’età di 22 anni si ammalò, gli esami diagnostici non furono positivi, un linforma altamente maligno, la cui unica possibilità di uscita era un’intensa sessione di chemioterapia. Carlos apprese la notizia mentre stava pregando e accettò la volontà del Signore non pensando a se stesso ma a chi amava. Chiamò la fidanzata e le spiegò che, a causa della chemio, molto probabilmente non avrebbe potuto avere figli e, quindi, capiva se lei, che invece sognava di diventare madre, avrebbe deciso di lasciarlo, ma lei non lo lasciò e, insieme, iniziarono a sognare una vita da genitori, se non biologici, adottivi, perché avevano tanto amore da donare.
Carlos accettò la sua malattia offrendola al Signore e a chi gli chiedeva perché Dio permetteva una simile cose a un ragazzo così buono e devoto, lui rispondeva che quella che sembrava una punizione poteva diventare, se offerta al Signore, una grande opera di carità in favore di tanti che, grazie a quel sacrificio, si sarebbero salvati.
Anche durante i suoi lunghi ricoveri in ospedale non pensava mai a se stesso e alla sue sofferenze, non voleva trattamenti privilegiati e, anzi, si occupava con amore di quegli ammalati che erano soli e abbandonati, aiutandoli nelle necessità quotidiane e trascorrendo del tempo con loro.
Dopo due anni di cure e sofferenze, le sue condizioni peggiorarono nell’ottobre del 1990, forti febbri lo assalivano e i genitori con fatica riuscivano a farle abbassare. Fu costretto infine a letto con l’ossigeno, a fatica respirava, ma ogni giorno pregava e consolava tutti.
Il 30 ottobre chiese di rimanere solo con Sandra, iniziarono a pregare, dopo il Segno di Croce, Carlos si tolse la maschera dell’ossigeno, e con voce affaticata disse: “Signore, perdonaci, vogliamo dirti che abbracciamo con fede la Croce sino alla fine”.
Terminata la preghiera si benedissero a vicenda. Carlos morì quello giorno.
Il suo esempio rimase profondamente impresso nel cuore di tutti coloro che lo conobbero e la sua fama di santità si diffuse rapidamente in tutta la città e oltre, perdurando sino ad oggi, tanto che la Diocesi di Paranà ha chiesto il Nihil Obstat per l’apertura della causa di canonizzazione, che è stato concesso il 28 marzo 2023.
La vita di Carlos è una viva testimonianza di come si può rendere straordinaria un’esperienza ordinaria e di come una grande sofferenza diviene sorgente di immensa grazia se ci affidiamo totalmente al Signore. Perché il Signore non è causa della sofferenza e del male che ci accadono, ma, nella sua infinita Misericordia, può trasformare quella sofferenza in uno strumento di grazia per noi stessi e per gli altri.


Fonte:
www.giovanisanti.wordpress.com

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Aggiunto/modificato il 2024-11-02

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